venerdì 30 gennaio 2015

Torbido, terra e fumo



Non si riuscirà mai a sapere se sia stata più bella Caterina Bueno o la sua voce; ma, in un certo senso, sia la sua bellezza che la sua voce sapevano di torbido, di terra, di fumo. C'era poi quel cervellaccio possente, quel suo saper cavare canzoni e musica da passati remoti e renderle al presente facendole sapere di quel che dovevano, ovvero di torbido, di terra e di fumo. Ché di questo è fatta la terra toscana, di cupezza, di strafottenza, di terribili beffe alla morte (tanto più terribili quanto più grande e antica è la consuetudine che il toscano ha con essa), di cattiveria e dolore, di rarissima ma autentica e sentita dolcezza, di silenzio e d'amore profondo ma mai plateale. Tutto questo seppe mettere in luce Caterina Bueno; lei, figlia di due artisti stranieri (un famoso pittore spagnolo e una pittrice svizzera), rimasta cittadina spagnola fino all'età di ventuno anni pur essendo nata in via delle Fontanelle, a San Domenico di Fiesole, nel tremendo 1943, atea e anticlericale, bandita dalla televisione per aver annunciato pubblicamente un'iniziativa contro la costruzione di una centrale nucleare, anarchica e scovatrice dei più dimenticati canti anarchici rimasti magari nella memoria di un unico contadino decrepito, e tutte queste, e tant'altre ancora di quelle cose che ci sarebbe vorsùta lei a dirle, ma che per disgrazia più non pòle perché a metà luglio di ott'anni fa alla terra è tornata. Non è questa una data speciale, un anniversario per ricordarla; è una notte buia, fredda e ventosa, una nottataccia d'inverno proprio come quella in cui il burattino Pinocchio andava a bussare alle porte per raccattare qualcosa da mangiare, ricevendone cappellate d'acqua ghiaccia sul capo. E' solo un ricordo venuto d'improvviso, così come d'altronde solgono i ricordi venire. Affidato a una buia e dolente canzone d'amore e morte, quale con probabilità tutte le tradizioni popolari d'ogni latitudine e tempo hanno offerto; storie di questo genere saranno state cantate in russo come in iscozzese, in francese come in qualche lingua de' monti Carpazi. Che cosa vi sia di specificamente toscano, è nella voce terrigna e avernale, eppure d'antica armoniosità, di Caterina Bueno; unica in grado di scovare e cantare canzoni in modo lidio e terrificanti maledizioni in funzion d'efficace arma. Eran tre falciatori, forse per nulla a caso, fa parte d'un disco di più di quarant'anni fa dove c'era d'ogni cosa; il Caserio, il contrasto sulla guerra di Libia, il cantar maggio, il Logiardo, il grillo e la formica (larinciùnferarillallera, larinciùnferalillallà), il carbonaro e la Befana giù in cantina. Ciao Caterina, che ho fatto in tempo a conoscerti anche se solo du' anni prima che tu morissi, tutte e due lontani dalla Toscana, io in Svizzera e tu vicino a Bergamo. Stavi cercando, allora, le canzoni dei minatori elbani; ti ricordo coi tuoi falciatori e con quei du' amatori che, malidettatté, hai fatto rinascere dalla loro tomba e splendere in quei tuoi occhi grandissimi e neri come i pozzi degl'inferi. 





Eran tre falciatori
eran tre falciatori
in un prato a falciar
in un prato a falciar

Col rastrellin dell'oro
col rastrellin dell'oro
la bella a rastrellar
la bella a rastrellar

Mentre la rastrellava
suo amor morto trovò
e a piangere si mise
e pianse più d'un po'
e pianse più d'un po'

Colle sue amare lacrime
la bella lo lavò
coi suoi lunghi capelli
la bella l'asciugò
la bella l'asciugò

Da capo fino in fondo
la bella lo guardò
e trentadue ferite
la bella gli contò
la bella gli contò

Colle sue bianche braccia
a casa lo portò
e sul suo bianco letto
la bella lo posò
la bella lo posò

Trentadue coppie di preti
la bella fe' invitar
ed altrettante moniche
la bella fe' pregar
la bella fe' pregar

Tre doppi di campane
la bella gli sonò
fino alla sepoltura
la bella l'accompagnò
la bella l'accompagnò

Sopra vi fece scrivere
Qui giacque du' amator
l'un morto di coltello
e l'altro per amor
e l'altro per amor.

Mattarella



In attesa di essere opportunamente inviato alla Cajenna per avere attentato all'onore e al prestigio dell'oramai ex re della repubblica italiana, presento in anteprima ciò che mi aspetterà se oserò fare lo stesso con il prossimo. Nella foto, la di quest'ultimo consorte con il søbryo abbygliamento che è lecito attendersi da una ferst ledi, mentre attende il Venturi di fronte al naturale approdo della sua malvissuta esistenza: il tribunale.

lunedì 26 gennaio 2015

Troppa grazia, sant'Alexis...!



Oh, ma allora questo qui fa sul serio!

Boia dé, altro che troika. Bazzecole! Sant'Alexis è primo ministro da tre ore, e altro che chiacchiere: prima dà la gute Nacht a zia Angela, e poi manda direttamente i suoi rioplani a bombardare una base Nato! Mica seghe, e altro che Alba Dorata; lui si occupa direttamente di Alba Cete! Γαμωτό σύντροφε!

Io sono Shaiamaa.



domenica 11 gennaio 2015

sabato 10 gennaio 2015

venerdì 9 gennaio 2015

Libera nos Domine / Délivre-nous, Seigneur


A morte nigra et sicca
A morte innaturali
A morte praematura
A morte biomechanica
Astynomica manu
Insani vel praetoriani
A dioxina, a pigmentis
A viario accidente
A pyrobolis omnigenis
Errantibus in aëra
A totis his rebus
Et ab omni alio malo
Libera, libera, libera,
Libera nos, Domine.

A stultis ex omnibus
Gentium varie pictis
A sanctae fidei adeptis
Ab eorum odore
Ab insanis Iacobinis
Ab eorum ardore
Ab idolatris et martyribus
Odii et terroris
A paradisi fautoribus
Dicentibus "est pro amore",
A manichaeis ululantibus
"Nisi nobiscum prodes"
Libera, libera, libera,
Libera nos Domine.

A spiritus pauperibus
Et ab intolerantibus
A falsis sapientibus,
Ab hebdomadiariis incultis
Ab herois, navigatoribus,
Prophetis, vatibus, sanctis
A firmis in se
Vanis et adrogantibus
A multorum cynismo,
A plurium desideriis
A recondito egoismo
Quem omnes habemus
Libera, libera, libera,
Libera nos Domine.

A te, a tuis imaginibus
Et a tui timore
Ab omnium deum sacerdotibus
Et ab eorum mendaciis
Ab inferis et caelis,
A vita ultra mortem,
Ab utopiis quae solentur
Nos a morte certa
A cruciatis bellatoribus,
Ab omni sacra scriptura
A fidelibus bacchantibus
Omnis generis et naturae
Libera, libera, libera,
Libera nos Domine.
Libera, libera, libera,
Libera nos Domine
libera, libera, libera,
libera nos Domine.




D'une mort sèche et noire, 
d'une mort pas naturelle
d'une mort prématurée, 
d'une mort industrielle
par les mains de la police, 
d'un fou ou d'un général
dioxine ou colorant, 
d'un accident de la route
des balles perdues 
 de tous types et idéals
de tout cela ensemble 
et de tout autre infortune
délivre, délivre, délivre
délivre-nous, Seigneur

De tous les imbéciles 
de toute race, de toute couleur
de ces foutus calotins 
et de leur odeur
Des jacobins fous 
et de leur ardeur
des visionnaires et des martyrs 
 de la haine et de la terreur.
De celui qui t'envoie au paradis 
en disant “C'est par amour”
Des manichéens qui te hurlent 
“ou avec nous ou traître”
délivre, délivre, délivre
délivre-nous, Seigneur

Des pauvres d'esprit 
 et des intolérants
des faux intellectuels, 
des journalistes ignorants
Des héros, des navigateurs, 
des prophètes, des devins, des saints
Des sûrs d'eux, 
des présomptueux et des arrogants
du cynisme de plusieurs,
des envies de nombreux,
de notre égoïsme
ordinaire et malsain
délivre, délivre, délivre
délivre-nous, Seigneur

De toi, de tes images 
et de ta peur
des prêtres de tout credo, 
de toutes leurs impostures
Des enfers et des paradis, 
d'une vie future
des utopies pour endormir 
cette mort certaine
Des croisés et des croisades, 
 de toute écriture sainte
des fidèles envahissants 
de tous types et de toutes natures
délivre, délivre, délivre
délivre-nous, Seigneur
délivre, délivre, délivre
délivre-nous, Seigneur

Francesco Guccini, 1978.
Latine: Richardus Venturi, 2002.
Français: Marco Valdo M.I., 2008, rév. 2015

giovedì 8 gennaio 2015

Charlie e il Club Trasversale degli Astratti



Partiamo da un dato di fatto.

La maggior parte di coloro che, da ieri, stanno animatamente discutendo su “Charlie Hebdo”, perché è oltremodo facile discutere da vivi -da morti, perlopiù ammazzati, lo è un po' meno-, dell'hebdo in questione non ne hanno mai visto neppure una copia spiegazzata e usata per incartare gli artichauts. Mai letto un articolo che vi si pubblicava, condivisibile o meno che fosse. Le vignette? A sentire quel che si dice in giro oggi, giorno 19 del mese di Nevoso dell'anno 223, parrebbe che Charlie Hebdo altro non fosse che un ricettacolo di vignette “islamofobe”, un manuale di insulti al “Profeta”, un baedeker del razzismo “laico” e quant'altro.

Ora, vorrei essere chiaro per l'ennesima volta. Poiché il “Charlie Hebdo” mi è entrato in casa per anni, e quasi tutte le settimane, me lo leggevo da cima a fondo e, cosa mai troppo da sottovalutare, capivo quel che c'era scritto. Oggi, perlomeno da queste parti, sembra che tutti quanti, sia per “solidarizzare” sia per dirne peste e corna, siano dei meravigliosi esperti del francese per nulla semplice in cui è scritto. Sembra che capiscano le sfumature, i doppi sensi, i riferimenti e quant'altro; come sempre succede in questo paese, invece, non ci capiscono una sega sbocconcellata. Anzi, non ci capirebbero, in base alle premesse testè fatte. Tutto per sentito dire, as usual. O per preconcetti; e sul sentito dire e sui preconcetti nidifica amorevolmente l'ignoranza. E ancor di più l'ignoranza ammantata di “analisi”, condita di parole difficili, di equazioni di facile presa e senza la benché minima traccia di critica diretta.

Così, da un lato, ci sono le “masse” col cartello “Je suis Charlie” e, dall'altro, quelli che sputano addosso a Charlie. Quelli che cianciano di “libertà di espressione” senza sapere che cosa esprimesse quella pubblicazione, e quelli che le vomitano addosso di tutto. Bene, per tutti potrà magari essere un'ottima occasione per leggerne finalmente un numero, e pure per cercare di imparare il francese un po' oltre il j'ai perdu ma plume dans le jardin de ma tante.

Mi sarà quindi perdonato (e se non me lo viene, pazienza) se, per un po', parlo di Charlie Hebdo lasciando da parte “islam”, “stati islamici” e quant'altro. Charlie Hebdo, com'era purtroppo lecito attendersi, è stato liquidato in 24 ore. Eroi e campioni della libertà da una parte, merde secche (e che se la sono, in fondo, meritata) dall'altra. Er dibbàttito si è rapidamente spostato su cose più “serie” di un giornaletto satirico massacrato.

Charlie Hebdo è una cosa troppo tipicamente francese per assurgere a “universalità” che non ha e che non può avere. In queste ore è stato, ad esempio, accostato spesso al “Vernacoliere” con tanto di intervista a Mario Cardinali; ma le due riviste c'entrano l'una con l'altra come il culo con le quarant'ore. Il Charlie è un'espressione di qualcosa che, altrove, esiste poco o non esiste punto: la borghesia non tanto “illuminata” (che ha il suo tempio, casomai, nel Canard Enchaîné), quanto radicale o radicalizzata, ferocemente e assolutamente contraria alla sfera religiosa di qualunque genere, critica a 360 gradi, libertaria sì ma in un modo che ci è generalmente ignoto: quello di non schierarsi da qualche parte. Quel che da noi può sembrare una delle tante declinazioni del qualunquismo, in Francia (e nella sua rivoluzione borghese) affonda le sue radici nella Storia. Da qui anche i tanti sconcerti che prendono chi legge il Charlie desiderando e sforzandosi di capirci realmente qualcosa mentre sta seduto sul water o sull'autobus (non scordiamoci che stiamo parlando di una rivista, non di Shakespeare).

Anche il concetto di satira che vi si esprime è assolutamente legato alla realtà e alla specificità francese, unico paese al mondo ad avere una borghesia laica assolutamente non legata alle ideologie e agli “schieramenti politici”: è il vero significato dell'intraducibile termine républicain. Qui da noi, ad esempio, “laico” (ateo, agnostico, antireligioso...) significa quasi a priori “di sinistra”, ma non in Francia. Il Charlie sta nelle mani del borghese républicain di sinistra come in quelle del borghese républicain di destra. I quali, su certe cose (come il rifiuto totale di ogni ingerenza della sfera religiosa organizzata nella vita civile) sono perfettamente d'accordo. Il Charlie Hebdo non è mai stato e non sarà mai una rivista “popolare” (lo si vede, ad esempio, dalla sua tiratura settimanale usuale di sole 60.000 copie). Si rivolge chiaramente ad un'élite capace di pensare e di elaborare; e questo è, al tempo stesso, la sua forza e il suo grande limite. Prova ne sia che è stato colpito a morte principalmente a causa dei suoi attacchi a qualcosa di autenticamente popolare come una religione e i suoi simboli più “sacri”.

Detto questo, e a prescindere dalle idee che si è via via andato formando chi, effettivamente, ha letto con maggiore o minore assiduità il Charlie (non molti al di fuori della Francia, sospetto), si spiega come mai, in questi frangenti, la Francia sia pervasa da un dolore che è autentico, come autentica e indiscutibile è l'indignazione. Ma non sono cose esportabili con tanta leggerezza. Si può anche capire la campagna internazionale “Je suis Charlie”, ma per “être Charlie” sul serio, se lo si vuol fare realmente (cosa di cui dubito assai), occorre essere in possesso di troppe cose (a parte la padronanza dei vari registri della lingua francese) per un europeo medio, e massimamente per un italiano.

In Italia, a parte qualche lodevole eccezione, è passato immediatamente all'azione il cosiddetto “Club Trasversale degli Astratti”, che d'ora in poi nominerò con l'abbreviazione “CTA”. Un club trasversale perché c'è veramente di tutto: “destre” e “sinistre”, amici e nemici, generalmente stimati e generalmente disprezzati (o generalmente indifferenti), intelligenti e imbecilli. Tutti insieme appassionatamente nel nome di s.M. l'Astrazione. Ne farò qualche esempio, avvertendo che le considerazioni che seguono non mi fanno cambiare parere su chi le ha espresse. Traduzione: chi ritengo intelligente e stimabile, lo rimane, e così pure chi ritengo un idiota. C'è solo da tenere presente che, di fronte all'Astrazione, anche gli dèi s'inchinano.

Ci sono, ad esempio, coloro che per vari motivi (viaggi e viaggetti, soggiorni più o meno lunghi, idealità “filosofiche”, persone conosciute, studio della lingua e della cultura ecc.) si sentono “vicine al mondo islamico”. Per carità, cosa lodevolissima e interessante; e così, oggi, la loro preoccupazione principale è quella di “contrapporre” di tutto. Vignettisti morti e giovanotti messicani ammazzati dai narcotrafficanti, Sciarlì Eddò e immigrati sui barconi, Cabu e le vittime dell'Ebola, Wolinski e l'imperialismo occidentale. Può essere anche comprensibile, ma forse si perde un pochino il filo. Ad esempio, il fatto che la redazione di Charlie Hebdo è stata sterminata da due o tre deficienti invasati per nulla dissimili dal sedicenne USA che massacra il liceo. Le motivazioni sono perfettamente interscambiabili: tu offendi qualcosa in cui “credo ciecamente” e io ti faccio fuori, blasfemo. Allah o la mia personalità disturbata, il Profeta o il mio supereroe che hai sbeffeggiato. Occorrerebbe, casomai, guardare serenamente (non è semplice, ma con un piccolo sforzo ci si può riuscire...) le possibili specificità, senza timore. Ad esempio, quella afferente alla “religione”. Cercare di capire che cosa ci sia, in quella data congerie di miti, favole, morali e leggi (esiste una religione senza leggi?), che può spingere a dare la morte all' “infedele”, al “blasfemo”, all' “eretico”. Poiché si tratta di una cosa che tocca tutte le religioni, e massimamente quelle monoteistiche, e le loro “sacre scritture” sono stracolme di stragi, massacri e quant'altro, bisognerebbe una buona volta parlarne invece di cianciare sempre di “amore” e “pace”. Del resto, anche il sedicenne USA, prima di sterminare la scuolina, di solito lascia la propria “sacra scrittura” personale su Facebook o su YouTube.

Contrapporre è una delle principali manifestazioni dell'Astrazione. Càpita sempre quando accade qualcosa “di cui tutti parlano”. Bisogna allora andare a scovare immediatamente “qualcosa” ignorata da tutti: i messicani, il villaggio in Sierra Leone (vuoi che ieri qualcuno non sia stato ammazzato in Sierra Leone?...), qualsiasi cosa per la quale basti smanettare su Google. Chiaramente, dei messicani e della Sierra Leone non gliene frega un cazzo a nessuno. Ohimé, sarà anche duro ammetterlo, ma vale sempre il sommo criterio della vicinanza. Geografica e ideale. Charlie Hebdo è immensamente più vicino. Gli assassini vengono percepiti “alla porta accanto” perché, eh, lo sono. E, in parecchi casi, non soltanto sono qui accanto: vengono pure coccolati dai nostri “sensi di colpa occidentali”, e capiti se non proprio giustificati. E' andata così che questo senso di espiazione che ci pervade ha confuso le acque, e parecchi di noialtri ci sono cascati come pere mature. Attribuire all'Islam valori “rivoluzionari”, di “riscatto delle masse diseredate” e di “uguaglianza”; e ora ci affoghiamo, in queste stronzate. Fare i “laici” e gli “atei libertari” con Cristo, con la Madonna, con Buddha e con Zoroastro, ma guai a farlo con Allah e con il suo Profeta, perché quei due guidano le masse diseredate alla riscossa nonostante i loro caporioni terreni sguazzino nel petrolio, nell'oro, nei commerci di droga e di armi, nelle transazioni finanziarie, nel carnaio dei profughi.

Il problema è che, a dir di queste cose, ora come ora si rischia di essere bollati come “islamofobi”. Anche uno come me, che continua ad aborrire ogni forma di razzismo, di xenofobia, di esclusione. Certo che, se per combattere queste cose si è andati a rifinire in belle teocrazie fasciste (e pure razziste), bel cammino abbiamo fatto. Il trionfo dell'Astrazione, appunto. E di vecchia data, come quando, verso il 1979, tanti “compagni” esultavano per la “rivoluzione” di Qomeyni. Già, perché c'erano dentro anche i “Mujahedin del Popolo” (belle fave lesse!) che poi sono stati tutti appesi per il collino con una bella stiracchiata.

L'accusa di “islamofobia”, ora come ora, somiglia parecchio a quella di “antisemitismo” rivolta a chiunque osi criticare lo stato d'Israele. È diventata l'Antonomasia dell'Astrazione. Il CTA se ne serve a rondemà. Inutile anche provarsi a dire che non si tratta affatto di “fobia” verso l'Islam e le popolazioni di fede islamica, ma, casomai, di fobia verso il fascismo, verso il fanatismo, verso le “sante guerre”, verso il denaro-denaro-denaro. Si dice, e spesso, che “a quella gente non è rimasto altro”; beh, si vede che non gli è rimasto altro che far fuori dei disegnatori, invece di assaltare la sede del Front National che promette di rinchiuderli in dei bei ghetti ancor più belli di quelli in cui stanno adesso. Ed io, porca puttana, rivendico il diritto e il dovere di farmi sentire più vicino un atto di questo genere, al di là di quel che dice e fa una rivistina satirica, dei messicani o dei marziani. Certo, non mi fa piacere quel che accade giornalmente in Messico come in tante altre parti del mondo. Senza andare in Messico, quante persone saranno morte ieri in Siria o in Iraq? Ma mi sento più vicino quel che è accaduto ieri a Parigi perché sono: un antifascista, un antifanatico, un antirazzista. Non me ne importa nulla dei “valori occidentali” e della “libertà” che esce dalle bocche di personaggi improponibili. Mi sento vicino a Charlie Hebdo proprio perché non sono “islamofobo”, come non lo erano quei disgraziati della rivista (dove, vorrei farlo notare, fra i morti c'è un collaboratore dal nome di Moustapha Ourrad, nonché un poliziotto chiamato Ahmed Merabet). Sono quei tre stronzi assassini che hanno reso un servigio impareggiabile all'islamofobia, non Charlie Hebdo.

Cosa che, evidentemente, non hanno capito quegli altri Astratti di Infoaut, basta la parola come il Confetto Falqui (e con lo stesso effetto). Bisognerebbe però ringraziarli per avere scritto un perfetto campionario dell'Astrazione nella variante “de sinistra 'ntagonista”. Si può così riassumere l'Astrazione infoàuttica: sono stati ammazzati tutti, ahò quanto ce dispiace, ma era colpa loro. Ahò, so' 'slàmofobi, nun fanno rìde, noantri je damo la merda e loro cia'a réndeno. Ora sarò esagerato; però bisognerebbe un po' che questi signorini si beccassero pure loro un bel commando che gli entra dentro berciando “Allah snack bar”. Forse diventerebbero meno astratti, chissà; naturalmente, Allah non voglia che ciò mai accada. Più probabile (MANOSUICOglioniiii...!!) al sottoscritto, poi mi spedirete le vignette non appena mi sentirò chiamare “martire”. Màrtiri sarete voi, martiresse le vostre mamme e martirini i vostri bambini. Per quanto mi riguarda: Né dio, né padroni e né croccantini (ni dieu, ni maître, ni croquettes) !

...mmmumble....su, vi mancheranno redattori ora, no? Mi assumete al Charlie Hebdo?.... sì, ok, lo so, so disegnare da fa caà ir majale ma mi contento di ...facciamo....5000 al mese...? Se po' fa...

C'est triste.


Di cose tristi, oggi ce ne sarebbero parecchie. Talmente tante, da poter andare in ordine sparso.

È triste dover ascoltare i più merdosi razzisti d'Europa, dalla Le Pen a Salvini, prendere la palla al balzo e passare all'incasso. In modo talmente perfetto, da far quasi dire che siano tra i mandanti del massacro di Charlie Hebdo. Un assist straordinario. Sentire la Le Pen, una nazista, fare l'apostolessa della “libertà di espressione” e stracciarsi le vesti per Charlie Hebdo quando è possibile che, oggi, un bel bicchierino alla salute dei camerati “jihadisti” se lo sia fatto volentieri. Uno spot elettorale al peggio vomito d'Europa preparato con cura dal peggio vomito in salsa maomettana. Un'allegra congrega di massacratori e di assassini.

È triste dover ascoltare i “cordogli” del Vaticano, che ci viene pure a fare la morale sulla “libertà di stampa”. Chi, loro? Quelli che hanno esultato in prima pagina, sull' “Ottenebratore Romano”, quando è morto José Saramago che, per tutta la vita, non aveva fatto che mettere alla berlina chiese, religioni, “sacre scritture” e favolette mediorientali? Quelli che ci hanno avuto l'Index Librorum Prohibitorum fino al 4 febbraio 1966?

È triste vedere le riunioni dei “Comitati di Emergenza” di governi e governicchi, anche loro ben serviti dai tagliagole maomettani. Giri di vite, sorveglianze, tolleranze zero...come se non bastasse già il lager in cui tutti quanti viviamo senza nemmeno più accorgercene. Questo il risultato. Creare la paura e la conseguente repressione ancor più estesa, ancor più capillare. Creare ancora più securitarismo. Creare ancora più razzismo. A tutti fa un gran comodo. Credete che gliene importi qualcosa, in realtà, di Charlie Hebdo e di quattro vignettisti satirici? Gliene importa ancor meno dei bambini ammazzati come cani nella scuola pakistana. Gliene importa ancor meno dei milioni di profughi siriani e iracheni.

È triste vedere un vicepresidente USA che “esprime solidarietà” in francese, persino. Gli USA che, con la loro mirabile “esportazione della democrazia” a mano armata sono stati il principale destabilizzatore di tutta un'area, ben supportati dai loro compari “europei”. Quella che hanno chiamato “guerra al terrorismo” è stata la maggiore e più efficace miccia di tutto il terrorismo attuale, tra affaroni della famiglia Bush, sostegni all'Arabia Saudita “filo-occidentale” e finanziatrice della peggiore feccia “islamica”.

È triste dover contare morti su morti nella redazione di un giornale satirico che, per parecchi versi, era espressione di quella borghesia francese “illuminata” e “progressista” che se lo può permettere, di satirizzare su dio, patria e famiglia. Mica ci vivono loro, nelle banlieues o nei campi profughi. Mica sono mai dovuti scappare da un paese in guerra. E, nonostante tutto, oltre alle tante minacce che ieri si sono concretizzate nel massacro, hanno dovuto subire censure, attacchi e sequestri proprio da parte di coloro che, in questo momento, esprimono “solidarietà” pelosa, cianciano di libertà e inalberano il cartello “Je suis Charlie”. Fin dai tempi del predecessore di Charlie Hebdo, Hara Kiri e di François Cavanna, che si è visto sequestrare la rivista non so quante volte proprio dalle autorità della République che oggi si straccia le vesti. Charlie Hebdo e i suoi morti, oggi, servono per farsi belli e “civili”; ieri servivano per le accuse di vilipendio.

Sarà triste non poterli più vedere, quei borghesi anarcoidi e scriteriati, i Cabu, i Wolinski, i Charb, i Tignous. Ci mancheranno maledettamente, e ci mancheranno ancor di più proprio perché non ci era affatto ignota la loro borghesissima ambiguità. Poi, magari, sarà triste anche dover constatare che una strage con dodici morti sembra averne fatti solo quattro. I famosi vignettisti. E gli altri otto? Di un paio se ne sa solo il nome, un economista che era lì per caso e un altro giornalista. Si sa che sono stati ammazzati due poliziotti, che sicuramente non disegnavano vignette. E gli altri?

È triste dover assistere a veglie di preghiera organizzate un po' ovunque. Preghiera? Per chi, per Charlie Hebdo? Ma vogliamo scherzare o che è, l'ultima, esilarante vignetta di Cabu? Sarebbe come organizzare una novena per Don Zauker o una messa da requiem per la famiglia Quagliotti. Ma lo volete capire che, comunque la si voglia mettere, c'è di mezzo una stramaledetta religione? Sì, d'accordo, le banlieues, i profughi, lo sfruttamento, l'imperialismo, la guerra, tutto quanto; ma com'è che la reazione si è manifestata per tramite di mistiche barbe, “scritture”, teocrazie, guerre sante e quant'altro? Non sarà che le “religioni” ce la hanno dentro per definizione, la violenza più stupida e cieca? Non sarà che, grattata la “spiritualità”, viene fuori la loro vera essenza di annullamento della volontà, di obbedienza cieca perché “lo vuole dio” e di sterminio?

È triste, infine, sapere fin dall'inizio che, di tutto questo, non verrà tenuto il minimo conto. Sapere che il massacro di Charlie Hebdo è utilissimo, e per più di un motivo (e senza invocare ridicoli “complotti”). Toglie di mezzo una voce che, pur con tutti i suoi limiti, provava ad essere libera e non nel coretto belante delle pecore di regime. Dà un impulso decisivo alle richieste di bloccare l'immigrazione e di respingere le masse di disperati, e sappiamo bene da chi generalmente provengano (solo che la “jihad”, chissà perché, non li colpisce mai, questi finti “nemici” dei quali, in realtà, è la principale alleata al pari dei nazisti dell'ISIS e della merda del genere). Crea fascismo e guerra, e fascismo e guerra significano quello che hanno sempre significato: soldi. Controllo. Repressione. Altro che “libertà”. Quella va lasciata a servi come Michele Serra, quello che oggi dice che “il mondo islamico deve rispondere ai compagni che sbagliano come un tempo la sinistra fece con le Brigate Rosse”. Gli “intellettuali” piddini sono delle vignette viventi, li deve aver disegnati un genio superiore a Wolinski.

Oppure va lasciata pure a tanti vignettisti tanto "satirici" e "liberi" che non si sono peritati mai a vendersi al migliore offerente, mettendosi bovinamente al servizio di liberissimi potentati editoriali. Qui da noi siamo degli specialisti: basterebbe fare il nome di Giorgio Forattini. Ma mi sa che nessuna "jihad" colpirà mai un personaggino come quello. 

Se si vuole “essere Charlie”, sarebbe bene tenerne conto e non cadere nell'odio, nel fanatismo, nelle “fobie” incrociate e negli “scontri di civiltà”. Tutte cose che accomunano perfettamente la finta “religione” dei tagliagole maomettani (e dei tagliagole in nome di qualsiasi altro “dio” schifoso) e la finta “democrazia”, e la finta “civiltà”, che ancor più fintamente fanno finta di contrapporglisi.

mercoledì 7 gennaio 2015

Ni dieu, ni maître!


Vorrei dire "senza parole" perché, forse, ne avrei fin troppe.

Fascisti assassini in nome di "allah", in nome di qualsiasi "dio", di qualsiasi cosa, il cui intento preciso è quello di scatenare ancor più odio, razzismo, intolleranza. Acqua, e tanta, al mulino dei fronti nazionali, delle leghe, di tutti quei merdosi pari a loro.

Per quel che può valere, e ricordando quante volte l'ho comprato e letto pur non essendo sempre d'accordo con le loro impostazioni, a Charlie Hebdo, a Cabu, a Wolinski, a Tignous e a tutti gli altri va il pensiero mio e di tutti.

Non solo abbasso i fondamentalismi, gli integralismi e quant'altro. Abbasso tutte le "religioni" di merda e le loro guerre, le loro putride "verità", le loro "spiritualità" e tutto il resto.

Né dio, né padroni.

E ora, ammazzateci tutti.