venerdì 26 agosto 2016

Istruzioni in caso di terremoto.


Nel caso -si dice piuttosto improbabile, ma non si sa mai- che la città di Firenze dovesse essere colpita da un rovinoso terremoto, e che mezza via dell'Argingrosso (Isolotto) mi crollasse sul groppone (mentre dormo, mentre sto al cesso, mentre mangio, mentre scrivo boiate su un blog...), vorrei lasciare alcune semplici e chiare istruzioni, che pregherei fossero seguite alla lettera.

  1. Vieto espressamente ad ogni tipo di televisione, nazionale ed estera, di riprendermi mentre mi tirano fuori dalle macerie, sia vivo che in forma di cadavere. Nel primo caso, sono vietati gli applausi e i gridolini di giubilo: e che siamo, allo stadio? Nel secondo caso sono rigorosamente proibite le finte lacrime degli inviati speciali, le voci falsamente rotte dall'emozione e quant'altro: sotto le macerie ci sono rimasto io, mica voialtri.

  1. Qualora mi si tiri fuori, sempre sia morto che vivo, in condizioni particolari (tipo: tirandomi per i piedi mentre stringo in mano il mestolo della zuppa, o appiccicato alla tastiera, o mentre stappo una bottiglia di vino del Penny Market da euro 1,79, o roba del genere), è espressamente vietato che tutto ciò rappresenti una “foto-simbolo”. Mi si scusi, ma non mi riuscirebbe immaginarmi come simbolico neppure da morto spiaccicato.

  1. In casa mia non si trovano crocifissi, madonnine od altri oggetti di carattere sacro che, sicuramente, risulterebbero miracolosamente intatti in mezzo allo sbriciolamento generale. Quindi, è inutile anche che ci proviate per le vostre gallerie fotografiche. Al massimo trovereste , che so io, un piccolo poster con Iris Versari impiccata, o l' “Anarcowynx” disegnatami dalla figlia tredicenne della parrucchiera di sopra. Trovereste Sole e Baleno, la grande immagine “Vivere a Milano” scattata in via Mancini il 17 aprile 1975, o le mattonelle con le foto di Galenzana. Ma, del resto, oggetti del genere non sono soggetti a salvataggi miracolosi e, quindi, farebbero la fine di tutto il resto.

  1. Sul mio letto, sul quale non potrei essere rinvenuto che stiacciàto senza pietà in quanto sotto non ci entrerei nemmeno se mi ci pigiasse il terremoto, si trovano, ebbene sì due marmotte di pelouche. Sono legate a due momenti particolari della mia vita; una di esse, ad esempio, detta “Maddalena”, mi è stata regalata durante una marcia in Val Susa e poiché qualche tempo fa avevo l'abitudine di portarla sempre legata allo zaino durante le maniffe, è senz'altro la marmotta di pelouche più fotografata da questurini, Digos, e altre forze dell'ordine in questi ultimi anni. Come dire: ha una carriera tutta sua, la Maddalena, e non ambirebbe certamente a finire tra le famose “foto dei pupazzi tra le macerie” che sono una delle specialità più strappalacrime e cava-emozioni che siano state escogitate dai mìdia. Non può esistere catastrofe, naturale o provocata, senza la sua collezione di pupazzetti. Non avrete le mie marmotte. Sappiatelo. Non azzardatevi neppure a fotografarle tra le macerie, o la Grande Marmotta delle Vette vi perseguiterà fino alla fine dei vostri giorni.

  1. Per i soccorritori: fate attenzione alle macerie del mio frigorifero, perché usualmente esso contiene quantità variabili di peperoncini freschi assolutamente micidiali. Vale a dire: se li toccaste, smettereste immediatamente di soccorrere. Mi dispiace solo che non verrebbe più a raccattarmi Bertolaso; vederlo in preda a un Trinidad Scorpion non avrebbe prezzo, per tutto il resto c'è Mastecard.

  1. Nel mio cortile girano alcuni gatti che entrano ed escono liberamente in casa mia e nelle altre. Per l'eventuale salvataggio, i gatti hanno la precedenza assoluta, anche sul sottoscritto. Lo stesso vale per i gechi, per Matilde la lucertola collettiva (tutte le lucertole del mio cortile si chiamano Matilde), per il cane che ha in realtà un altro nome ma che io chiamo “Salsiccia” perché gli tiravo le salsicce sul terrazzo ed anche per i piccioni, che oramai sembrano polli e non volano più. Poi, eventualmente, tirate fuori pure me, sia vivo che incadaverito, rispettando scrupolosamente quanto espresso ai punti precedenti.

  1. Qualora mi tiriate fuori vivo, attenzione all'audio perché potreste sentire una salva di moccoli discretamente variopinti. Specialmente se il mio salvataggio fosse preceduto dall'immancabile preghiera di Papa Francesco, potrebbe rappresentare un problema (per voi).

  1. Prego le forze dell'ordine e la magistratura di autorizzare ogni forma di sciacallaggio in casa mia, qualora si salvasse qualcosa. Questo sarebbe la prova tangibile dell'esistenza di sciacalli particolarmente interessati a: linguistica, storia, politica ecc.; ma c'è anche una buona dose di letteratura varia, i primi 28 numeri di “PK New Adventures” (compreso il mitico “Numero Zero”), il n° 26 originale di Alan Ford (Superciuk), dei Topolini del 1957 e paccate intere di Settimane Enigmistiche (le più vecchie sono del 1949). Gli sciacalli sono i benvenuti tra le mie macerie, la perpetuazione delle grammatiche estoni e di Superciuk sarebbe a me particolarmente gradita. Appuntato, non arresti lo sciacallo con in mano il librone dell'Internazionale Situazionista e di Potlatch. Lasci andare lo sciacallo che si porta via la grammatica islandese di Bruno Kress. E, soprattutto, anche lei stia attento ai peperoncini.

  1. Proibisco che, in nome anche mio, si raccolgano copertacce bisunte, pasta scaduta da due anni e scatolette di merda. In nome anche mio, si raccolgano invece indumenti di Christian Dior in quantità sufficiente, casse di Dom Perignon e di Châteauneuf-du-Pape del '52, e soprattutto alimenti di gran classe che potranno sicuramente essere rinvenuti in abbondanza tra le macerie di Eataly in via Martelli, laddove sorse un tempo la Libreria Marzocco. Proibisco in modo particolare che, in nome anche mio, si manifesti la tangibile solidarietà di pallonari, società calcistiche, doni di metà degli incassi di Chievo-Sanbenedettese eccetera; teneteveli pure, i soldi, per acquistare Paulo Roberto Cotequinho, ché questo veramente interessa ar pòpolo.

  1. Prego di non associarmi ad eventuali “funerali di stato”, perché con lo stato non desidero avere niente a che fare neppure da morto spiaccicato. E' espressamente vietata, per il sottoscritto, anche ogni forma di funerale religioso, e di qualsiasi religione che non sia quella Pastafariana. Un funerale pastafariano potrei anche accettarlo, ed in tal caso lo scolapasta si trova tra le macerie dell'armadietto inferiore accanto all'acquaio. Ritengo però che la cosa che mi sarebbe più gradita, sarebbe che mi lasciaste tranquillamente tra le macerie di casa mia, e che mi rimuoveste poi con la ruspa a tempo debito. Non sarebbe, a pensarci bene, un grande cambiamento: tra le macerie ci fate vivere tutti i giorni, e quindi ci potreste pure lasciare lì risparmiandoci solidarietà, cordogli e gran cuori italiani. Ci sarebbe da chiedersi di quale grado della scala Richter siano stati, che so io, la Legge Fornero o il Jobs Act, e ci sarebbe pure da aggiornare il computo delle vittime. Magari, chissà, ci si renderebbe finalmente conto che il terremoto, quello vero, quello quotidiano, non proviene affatto dalle viscere della terra.