domenica 6 dicembre 2009

Di mostresse e altre cose


Io sono un ragazzo molto lento. Si addice alla mia costituzione da mezzo pachiderma. Così, di fronte al fatto di cronaca che sta sconvolgendo la pubblica opinione per i consueti tre giorni e dodici minuti, ho una reazione a scoppio ritardato. Non finirò mai di ringraziare questa mia caratteristica; mi preserva dalle cosiddette “reazioni a caldo”, ed anche -a modo suo- dalla "cronaca" di per se stessa.

Il fatto è naturalmente quello delle due maestre d'asilo pistoiesi arrestate per i maltrattamenti su bambine e bambini piccolissimi all'asilo privato Cip e Ciop (ne approfitto per esprimere tutta la mia solidarietà ai pestiferi e innocenti scoiattoli disneyani). Le mostresse, insomma; anzi, qualche cosa di più. E sia. Cosa volete che si dica; hanno alzato le mani su dei bambini piccolissimi. I bambini non si toccano. Sono sacri. A parte quando sono bambini zingari: in quel caso, come mi è capitato di sentire di persona, si possono toccare eccome. Passa la mamma zingara con il neonato in braccio, sul marciapiede, e la signora che inorridisce per il Cip e Ciop non si perita ad invitare, sull'autobus, l'autista a spiaccicare mamma e figlio, con la generale approvazione degli altri passeggeri ed anche dei begli scoppi di risate. Agosto 2007, bus navetta fra la Coop di via Salvi Cristiani (allora chiusa per ristrutturazione) e quella di via Cimabue. Sono un ragazzo lento, ma preciso e dotato di un'ottima memoria.

Sembra che le mostresse, per tentare di giustificare il loro gesto, abbiano invocato lo stress. Logico. Lo stress è la prima cosa che viene in mente, ma nessuno sembra disposto a dare il benché minimo credito a quelle due maledette streghe disgraziate. Il credito per lo stress lo si dà solamente all'agente Spaccarotella che, stressatissimo, piglia la mira a due mani e fa secco l'ultras della Lazio che se ne sta a dormire in macchina. Il credito per lo stress lo si dà all'agente Korkoneas che fa a pezzetti il quindicenne in mezzo di strada. Basta che si sia armati fino ai denti e muniti di una divisa, e lo stress va bene sempre. Per le due maestre d'asilo sbatacchiainfanti non si può. Non hanno divisa e non sono armate.

Poi c'è la legalità. Parolina magica. Tutto nel suo nome. Se si facesse una graduatoria delle parole più gettonate sui giornali di qualsiasi tendenza e orientamento, assieme a sicurezza e degrado non avrebbe rivali. Tutto dev'essere legalità. Il rispetto della legalità. L'educazione alla legalità. Il dovere della legalità. Legalità o te ne vai. Però succede il fatto delle mostresse di Pistoia, e la parola viene data ai genitori dei bambini, i quali parlano di giustizia sommaria; e viene dato, con morbosità mista a certi malcelati intenti forcaioli, risalto a dichiarazioni agghiaccianti. Qui la legalità si ferma. Qui non vale più. Qui si propaga, a mo' di grancassa, l'invito a farsi giustizia da soli; cosa che accade regolarmente in casi del genere.

Ci sono di mezzo bambini. Anzi, bambini piccolissimi. Brutalizzati, traumatizzati, presi a schiaffi e addirittura a colpi di camioncino-giocattolo. Poi, praticamente ogni giorno, bambini di uguale età, assieme alle mamme, vengono accoltellati, sparati, bruciati, tritati, affogati dal paparino che ci ha i problemi, economici o di altra natura. Vorrei fare il conto dei bambini e delle bambine che ogni anno vanno fra gli angioletti per questi motivi, assieme alle mamme che fra gli angioletti non ci vanno perché son soltanto donne. In questi casi si fa a gara di pietà. Pietà su pietà, e non solo: se il babbino sterminatore ha la ventura di sopravvivere (di solito s'ammazza pure lui, ma non è sempre detto), si può star certi che la giustizia avrà un occhio di riguardo. Anche lui, naturalmente, stressato. Non è un mostro, ma un pover'uomo stritolato dagli eventi; e intanto, quotidianamente, famiglie intere vanno al tritacarne nei modi più atroci. Femminicidi, infanticidi, nel nome di un egoismo totale che non contempla più l'alzare le mani su se stessi, ma su tutti coloro che stanno intorno. Pezzi di merda che, però, sanno di poter godere di giustificazione.

Sarò sicuramente fatto male. Può darsi che alcuni, leggendo queste righe, pensino che il sottoscritto voglia prendere le parti delle due maestre-mostresse. Accetto il rischio. Ma il mostro in prima pagina non solo mi fa vomitare, ma mi fa ribellare. Il mostro in prima pagina va sempre bene (e fa vendere) quando sono due maestre (e quando si tratta di donne, poi, l'indignazione è ancor più forte in questo paese di indignazioni selettive, predeterminate, indirizzate).

Si mostra a mezzo mondo, facendolo finire pure su YouTube, il video della maestre che picchiano i bambini dell'asilo nido Cip e Ciop, ma il video degli agenti di polizia che ammazzano (realmente) Federico Aldrovandi non lo vedrà mai nessuno. Nessuno vedrà mai il video del Cucchi massacrato in galera. Ci sono dei posti dove i carabinieri accorrono a installare telecamere nascoste, e altri posti dove invece non accorrono per niente. Anzi. Ai genitori dei bamberuccoli brutalizzati (ma nessuno di loro risulta essere stato trasportato ad un pronto soccorso per dei danni fisici) viene permesso, anzi sollecitato, di invocare ergastoli, pene di morte e di fare i giustizieri; provate un po' a vedere cosa sarebbe successo se simili cose le avessero invocate i genitori di Gabriele Sandri nei confronti dello Spaccarotella stressato (ma munito di arma da guerra, e non di camioncino di plastica). Immaginate la madre di Marcello Lonzi dichiarare alla stampa che avrebbe aspettato i secondini delle Sughere fuori dal portone, con una mannaia in mano. Minimo minimo sarebbe finita alle Sughere pure lei. Basta che non ci siano di mezzo polizie ed altre categorie protette. Le maestre d'asilo non sono tali. Le maestre d'asilo possono tranquillamente accomodarsi tra i mostri, mentre gli assassini in divisa o con la patria potestà si accomodano fra i perdonati, i giustificati e, a volte, persino fra gli eroi.

Tutto questo mentre il lavoratore senegalese viene fatto fuori, con relativo occultamento di cadavere, dal datore di lavoro italiano che non gli pagava lo stipendio da tre mesi. Che saranno mai, tre mesi di stipendio. Dei bambini negri che non mangiano, ma quelli non sono brutalizzati e sicuramente non vanno al Cip e Ciop. Quelli non fanno notizia. Come nel caso di Ion Cazacu, magari la Lega Nord pagherà le spese legali per la difesa del signor D'Onofrio, come le pagò per il signor Iannece: trent'anni in primo grado ridotti a sedici in secondo. E di quella coppietta veronese che attirò il dipendente rumeno in una trappola, bruciandolo vivo per intascare l'assicurazione, si ricorda qualcuno? E se le mogli di Ion Cazacu e di Ibrahim M'Bodi volessero farsi giustizia da sole?

Nel frattempo, i veri brutalizzatori dei poppanti pistoiesi continueranno a agire indisturbati. Chi siano, lo ha messo perfettamente in luce il Sassicaia Molotov sul suo Tafferuglio Interiore; un articolo da leggere ammodino. Pare addirittura che l'asilo degli orrori fosse stato “sponsorizzato” in consiglio comunale dal capogruppo di Forza Itaglia, o come cazzo si chiama ora. Sì sì, privato è bello. Bellissimo. Talmente bello che potete farvi pure prendere a pattonate i pargoli pagando duecentocinquanta euro al mese; e se non vi ribellate sono cazzi vostri. Altro che giustizie sommarie. Penso, stavolta con un filo di orrore autentico, che negli asili nido dell'ONMI del regime fascista, con il ritratto del Dvce e di Guittorio Emanuele III per grazia d'iddio Re d'Italia e Imperatore d'Etiopia e d'Albania, certe cose non succedevano. Perché erano pubblici. Perché erano gratuiti. Se mai ci fosse alcun dubbio che quel che stiamo vivendo è assai peggiore del fascismo.