giovedì 12 maggio 2011

Incarnacchiate


Mi sono a volte chiesto che cosa faccia, e abbia fatto, nella sua vita, un signore come quello ritratto qua sopra (presumibilmente parecchi anni fa). Preso per assunto che non abbia mai fatto il muratore (nonostante la "classica" bustina fatta coi giornali vecchi), darmi una risposta è sempre stato discretamente arduo. Specialmente adesso. Oggi, però, ho avuto come un'illuminazione. Stavo passando per il centro di Firenze alla guida dell' "ambulanza di Topolino" (ebbene sí, è sempre in servizio!), quando mi sono accorto del bailamme di vigili, polizia, carabinieri e folla che stavano attendendo giustappunto quel signore là con la bustina da muratore, ora notevolmente invecchiato e divenuto "presidente della repubblica"; e mi sono messo a ragionare fra me e me per due minuti. Questo qui, di mestiere, incarna. Born to incarnate. Quando è nato, la mamma gli deve aver detto: "Figlio mio, tu incarnerai"; e lo ha fatto, debbo dire, in modo più che ottimo; un incarnatore coi fiocchi. Ha incarnato davvero di tutto: il critico teatrale (con tessera del GUF), l'attore, il "resistente" campano, il giurisprudente, il deputato, il "migliorista", l'ala destra, il condannatore di rivolte popolari, il responsabile della sezione "Lavoro di massa" (ah ah ah) e poi della "politica culturale", e via discorrendo. Alla fine è arrivato al "top" degli incarnatori: da qualche anno incarna nientepopodimeno che la nazione intera; fa appelli all'unità (stavolta del paese, non del giornale fondato da Antonio Gramsci nel 1924), invita a "abbassare i toni" (come dice sempre in casa sua quando il volume della TV è troppo alto: "Per cortesia, vi inviterei ad abbassare i toni ché mi state fracassando i timpani"), orgoglia l'orgoglio di essere orgogliosamente italiani, presenzia ai funerali degli eroici missionari di pace abbracciando mamme e vedove (che sono sempre giovani e incinte, ma il suo sogno nascosto sarebbe forse quello di abbracciare una vedova vecchia e una mamma incinta), avalla tranquillissimo una guerra dicendo però che non è una guerra, e va in visita nelle città che debbono tributargli de' bagni di folla. Nelle città, poi, risponde sempre alle domande degli studenti; l'unica volta che è andato un po' in crisi è stato quando uno studente gli ha domandato la soluzione di un difficile problema di algebra. Insomma, si può dire che Egli incarna egregiamente l'Italia di oggi. Però c'è un problema, e stavolta non di algebra: oramai è talmente grave d'anni e d'esperïenza, che una Sua dipartita improvvisa da questa valle di làgrime non sarebbe sorprendente (date poi le immense fatiche che ha dovuto sopportare nella vita); questa lunga introduzione intende infatti formulare delle fattive proposte per il suo eventuale successore, in modo che la nazione italiana non si trovi scoperta in tale circostanza. Sono certo che l'Italia, pur riconoscendo le doti innate di incarnatore dell'attuale presidente, possa fare ancor di meglio. In questo paese, come si sa, non c'è limite al meglio.


1. Josef Ratzinger, in arte "Benedetto XVI". Essendo già di fatto il vero capo dello stato italiano, non si tratterebbe che di una comodissima ratifica ufficiale. Nessuna legge vaticana o italiana proibisce del resto il cumulo delle cariche di papa e di presidente della repubblica. Se a Cipro un semplice arcivescovo, Makarios, poté essere a lungo capo dello stato, non si vede perché un papa non possa esserlo. Oh, qui siamo poi di fronte ad uno che incarna già Dio in terra; mica barzellette.


2. Giuseppe Vittorio Raimondo Baudo, in arte "Pippo Baudo". Fin dalla sua prima comparsa in televisione, Pippo Baudo incarna la nazione in tutto il suo essere; non a caso, a causa sua è stata creata l'espressione nazional-popolare. Nazione e popolo, i cardini dell'incarnazione a tutto tondo; anche se mi dicono che ci aveva già provato, con qualche successo, un tizio di Braunau-am-Inn (eine Nation, ein Volk, o roba del genere). Confesso di "fare il tifo" apertamente per Pippo Baudo presidente della repubblica (nella foto sopra, infatti, lo si vede mentre fa le prove per futuri discorsi a reti unificate il 31 dicembre); la sua nomina rappresenterebbe poi un perfetto continuum storico, dalla casa Sabauda a quella Bauda. Basterebbe togliere la sillaba iniziale. Unica controindicazione potrebbe essere la sua malcelata intenzione, giustappunto, di proclamarsi Re; ma esiste il precedente del cittadino Luigi Napoleone Bonaparte, président de la République che ne approfittò per diventare Imperatore (il 2 dicembre 1851, per la cronaca).


3. Giuliano Ferrara, in arte "Giuliano Ferrara". E se non incarna lui, ditemi chi dovrebbe incarnare. Nella foto lo si vede mentre fugge a nuoto da Auschwitz.


4. Aldo Biscardi, in arte "Aldo Biscardi".
Scusate, ma se è stato presidente della repubblica Giovanni Leone, non può esserlo lui? Articolo 1 della Costituzione (quella vera, non quella del ripudio della guerra, della promozione delle scienze e delle arti ecc.): L'Italia è una repubblica fondata sul pallone. Come tale, e nella sua più profonda essenza (dicono persino che sia primo ministro il padrone del Milan, pensate un po'!), Aldo Biscardi incarnerebbe il principio fondamentale. Non ci sarebbero più nemmeno tante diatribe sui processi: ogni lunedì alle 20.45 ce ne sarebbe uno. Biscardi for president!


5. Lorenza Luciana Lorella Cuccarini, in arte "Lorella Cuccarini". Se c'è qualcosa di cui mi stupisco, è che non sia stata eletta ancora presidentessa della repubblica. Per anni sono andati avanti a menarcela che era la più amata degli italiani, e tutto quel che ne ha avuto è stata la pubblicità di una marca di cucine componibili. Il solito maschilismo italico, va da sé. Fra un po', persino Pippa Middleton sarà eletta presidentessa della Repubblica Britannica, e noi -come sempre- restiamo indietro. In Spagna o in qualche paese latinoamericano, Raffaella Carrà sarebbe nominata a furor di popolo, e noi lasciamo marcire la nostra più amata. A me, personalmente, piacerebbe essere incarnato dalla Cuccarini; e sono anche ragionevolmente certo che piacerebbe anche ai famosi studenti, quando fanno le altrettanto famose domande.


6. Pietro Taricone, in arte "Pietro Taricone". Una premessa necessaria: per essere presidente della repubblica italiana non è assolutamente necessario essere vivo. Direi anzi che, in generale e con un'unica parziale eccezione, lo status di cadavere aiuta moltissimo nell'ascesa al "Colle", e ne fanno fede una sequela di salme che vanno da Gronchi a Saragat, da Leone a Scalfaro, da Cossiga a Carlo Azeglio "the Pisan" Ciampi. Pietro Taricone, peraltro, non è affatto morto: è vivo e lotta insieme a noi. Qui non è neppure questione di incarnare per sette miseri anni: lui incarnerà per sempre l'ITALIA. Vir est vir, fœmina est fœmina: motto che è garanzia di eternità. Pietro Taricone è il nostro Kim-il Sung: presidente eterno. Lo si imbalsami a dovere e lo si trasporti al Quirinale: tanto nomini nullum par elogium. Perdio, dopo essere stati costantemente incarnati da scheletri finti, alfin lo siamo da uno scheletro vero!