Partiamo da un dato di
fatto.
La maggior parte di
coloro che, da ieri, stanno animatamente discutendo su
“Charlie Hebdo”, perché è oltremodo facile discutere da vivi
-da morti, perlopiù ammazzati, lo è un po' meno-, dell'hebdo
in questione non ne hanno mai
visto neppure una copia spiegazzata e usata per incartare gli
artichauts. Mai letto
un articolo che vi si pubblicava, condivisibile o meno che fosse. Le
vignette? A sentire quel che si dice in giro oggi, giorno 19 del mese
di Nevoso dell'anno 223, parrebbe che Charlie Hebdo altro
non fosse che un ricettacolo di vignette “islamofobe”, un manuale
di insulti al “Profeta”, un baedeker del razzismo “laico” e
quant'altro.
Ora,
vorrei essere chiaro per l'ennesima volta. Poiché il “Charlie
Hebdo” mi è entrato in casa per anni, e quasi tutte le settimane,
me lo leggevo da cima a fondo e, cosa mai troppo da sottovalutare,
capivo quel che c'era scritto. Oggi, perlomeno da queste parti,
sembra che tutti quanti, sia per “solidarizzare” sia per dirne
peste e corna, siano dei meravigliosi esperti del francese per nulla
semplice in cui è scritto. Sembra che capiscano le sfumature, i
doppi sensi, i riferimenti e quant'altro; come sempre succede in
questo paese, invece, non
ci capiscono una sega sbocconcellata.
Anzi, non ci capirebbero,
in base alle premesse testè fatte. Tutto per sentito dire, as
usual. O per preconcetti; e sul
sentito dire e sui preconcetti nidifica amorevolmente l'ignoranza. E
ancor di più l'ignoranza ammantata di “analisi”, condita di
parole difficili, di equazioni di facile presa e senza la benché
minima traccia di critica diretta.
Così,
da un lato, ci sono le “masse” col cartello “Je suis Charlie”
e, dall'altro, quelli che sputano addosso a Charlie. Quelli che
cianciano di “libertà di espressione” senza sapere che cosa
esprimesse quella pubblicazione, e quelli che le vomitano addosso di
tutto. Bene, per tutti potrà magari essere un'ottima occasione per
leggerne finalmente un numero, e pure per cercare di imparare il
francese un po' oltre il j'ai perdu ma plume dans le jardin
de ma tante.
Mi
sarà quindi perdonato (e se non me lo viene, pazienza) se, per un
po', parlo di Charlie Hebdo lasciando da parte “islam”, “stati
islamici” e quant'altro. Charlie Hebdo, com'era purtroppo lecito
attendersi, è stato liquidato in 24 ore. Eroi e campioni della
libertà da una parte, merde secche (e che se la sono, in fondo,
meritata) dall'altra. Er dibbàttito
si è rapidamente spostato su cose più “serie” di un giornaletto
satirico massacrato.
Charlie
Hebdo è una cosa troppo tipicamente francese per assurgere a
“universalità” che non ha e che non può avere. In queste ore è
stato, ad esempio, accostato spesso al “Vernacoliere” con tanto
di intervista a Mario Cardinali; ma le due riviste c'entrano l'una
con l'altra come il culo con le quarant'ore. Il
Charlie è un'espressione di qualcosa che, altrove, esiste poco o non
esiste punto: la borghesia non tanto “illuminata” (che ha il suo
tempio, casomai, nel Canard
Enchaîné),
quanto radicale o radicalizzata, ferocemente e assolutamente
contraria alla sfera religiosa di qualunque genere, critica a 360
gradi, libertaria sì ma in un modo che ci è generalmente ignoto:
quello di non schierarsi da qualche parte. Quel che da noi può
sembrare una delle tante declinazioni del qualunquismo, in Francia (e
nella sua rivoluzione borghese) affonda le sue radici nella Storia.
Da qui anche i tanti sconcerti che prendono chi legge il Charlie
desiderando e sforzandosi di capirci realmente
qualcosa
mentre sta seduto sul water o sull'autobus (non scordiamoci che
stiamo parlando di una rivista, non di Shakespeare).
Anche
il concetto di satira
che
vi si esprime è assolutamente legato alla realtà e alla
specificità francese, unico paese al mondo ad avere una borghesia
laica assolutamente non legata alle ideologie e agli “schieramenti
politici”: è il vero significato dell'intraducibile termine
républicain.
Qui da noi, ad esempio, “laico” (ateo, agnostico,
antireligioso...) significa quasi a priori “di sinistra”, ma non
in Francia. Il Charlie sta nelle mani del borghese républicain
di
sinistra come in quelle del borghese républicain
di
destra. I quali, su certe cose (come il rifiuto totale di ogni
ingerenza della sfera religiosa organizzata nella vita civile) sono
perfettamente
d'accordo.
Il Charlie Hebdo non è mai stato e non sarà mai una rivista
“popolare” (lo si vede, ad esempio, dalla sua tiratura
settimanale usuale di sole 60.000 copie). Si rivolge chiaramente ad
un'élite capace di pensare e di elaborare; e questo è, al
tempo stesso, la sua forza e il suo grande limite. Prova ne sia che
è stato colpito a morte principalmente a causa dei suoi attacchi
a qualcosa di autenticamente popolare come una religione e i suoi
simboli più “sacri”.
Detto
questo, e a prescindere dalle idee che si è via via andato formando
chi, effettivamente, ha letto
con
maggiore o minore assiduità il Charlie (non molti al di fuori della
Francia, sospetto), si spiega come mai, in questi frangenti, la
Francia sia pervasa da un dolore che è autentico, come autentica e
indiscutibile è l'indignazione. Ma non sono cose esportabili con
tanta leggerezza. Si può anche capire la campagna internazionale “Je
suis Charlie”, ma per “être Charlie” sul serio, se lo si vuol
fare realmente (cosa di cui dubito assai), occorre essere in possesso
di troppe cose (a parte la padronanza dei vari registri della lingua
francese) per un europeo medio, e massimamente per un italiano.
In
Italia,
a parte qualche lodevole eccezione, è passato immediatamente
all'azione il cosiddetto “Club Trasversale degli Astratti”,
che d'ora in poi nominerò con l'abbreviazione “CTA”.
Un club trasversale perché c'è veramente di tutto: “destre” e
“sinistre”, amici e nemici, generalmente stimati e generalmente
disprezzati
(o generalmente indifferenti), intelligenti e imbecilli. Tutti
insieme appassionatamente nel nome di s.M. l'Astrazione.
Ne farò qualche esempio, avvertendo che le considerazioni che
seguono non mi fanno cambiare parere su chi le ha espresse.
Traduzione:
chi ritengo intelligente e stimabile, lo rimane, e così pure chi
ritengo un idiota.
C'è solo da tenere presente che, di fronte all'Astrazione,
anche gli dèi s'inchinano.
Ci
sono, ad esempio, coloro che per vari motivi (viaggi e viaggetti,
soggiorni più o meno lunghi, idealità “filosofiche”, persone
conosciute, studio della lingua e della cultura ecc.) si sentono
“vicine al mondo islamico”. Per carità, cosa lodevolissima e
interessante; e così, oggi, la loro preoccupazione principale è
quella di “contrapporre” di tutto. Vignettisti morti e giovanotti
messicani ammazzati dai narcotrafficanti, Sciarlì Eddò e immigrati
sui barconi, Cabu e le vittime dell'Ebola, Wolinski e
l'imperialismo occidentale. Può essere anche comprensibile, ma forse
si perde un pochino il filo. Ad esempio, il fatto che la redazione di
Charlie Hebdo è stata sterminata da due
o tre deficienti invasati
per nulla dissimili dal sedicenne USA
che massacra il liceo. Le motivazioni sono perfettamente
interscambiabili: tu offendi qualcosa in cui “credo ciecamente”
e io ti faccio fuori, blasfemo.
Allah o la mia personalità disturbata, il Profeta o il mio supereroe
che hai sbeffeggiato. Occorrerebbe, casomai, guardare serenamente
(non è semplice, ma con un piccolo sforzo ci si può riuscire...) le
possibili specificità, senza timore. Ad
esempio, quella afferente alla
“religione”. Cercare di capire che cosa ci sia, in quella data
congerie di miti, favole, morali e leggi (esiste una religione senza
leggi?), che può spingere a dare la morte all' “infedele”, al
“blasfemo”, all' “eretico”. Poiché si tratta di una cosa
che tocca tutte le religioni, e massimamente quelle monoteistiche, e
le loro “sacre scritture” sono stracolme di stragi, massacri e
quant'altro, bisognerebbe una buona volta parlarne invece di
cianciare sempre di “amore” e “pace”. Del resto, anche il
sedicenne USA,
prima di sterminare la scuolina, di solito lascia la propria
“sacra scrittura” personale su Facebook o su YouTube.
Contrapporre
è una delle principali manifestazioni dell'Astrazione.
Càpita sempre quando accade qualcosa “di cui tutti parlano”.
Bisogna allora andare a scovare immediatamente “qualcosa”
ignorata da tutti: i messicani, il villaggio in Sierra Leone (vuoi
che ieri qualcuno non sia stato ammazzato in Sierra Leone?...),
qualsiasi cosa per la quale basti smanettare su Google. Chiaramente,
dei messicani e della Sierra Leone non gliene frega un cazzo a
nessuno. Ohimé, sarà anche duro ammetterlo, ma vale sempre il sommo
criterio della vicinanza.
Geografica e ideale. Charlie Hebdo è immensamente più vicino. Gli
assassini vengono percepiti “alla porta accanto” perché, eh,
lo
sono.
E, in parecchi casi, non soltanto sono qui accanto: vengono pure
coccolati dai nostri “sensi di colpa occidentali”, e capiti se
non proprio giustificati. E' andata così che questo senso di
espiazione che ci pervade ha confuso le acque, e parecchi di noialtri
ci sono cascati come pere mature. Attribuire all'Islam valori
“rivoluzionari”, di “riscatto delle masse diseredate” e di
“uguaglianza”; e ora ci affoghiamo, in queste stronzate. Fare i
“laici” e gli “atei libertari” con Cristo, con la Madonna,
con Buddha e con Zoroastro, ma guai a farlo con Allah
e con il suo Profeta, perché quei due guidano le masse diseredate
alla riscossa nonostante i loro caporioni terreni sguazzino nel
petrolio, nell'oro, nei commerci di droga e di armi, nelle
transazioni finanziarie, nel carnaio dei profughi.
Il
problema è che, a dir di queste cose, ora come ora si rischia di
essere bollati come “islamofobi”. Anche
uno come me, che continua ad aborrire ogni forma di razzismo, di
xenofobia, di esclusione. Certo che, se per combattere queste cose si
è andati a rifinire in belle teocrazie fasciste (e pure
razziste), bel cammino abbiamo fatto. Il
trionfo dell'Astrazione,
appunto. E di vecchia data, come quando, verso il 1979, tanti
“compagni” esultavano per la “rivoluzione” di Qomeyni. Già,
perché c'erano dentro anche i “Mujahedin del Popolo”
(belle
fave lesse!) che poi sono stati tutti appesi per il collino con una
bella stiracchiata.
L'accusa
di “islamofobia”, ora come ora, somiglia parecchio a quella di
“antisemitismo” rivolta a chiunque osi criticare lo stato
d'Israele.
È diventata l'Antonomasia dell'Astrazione.
Il
CTA
se ne serve a rondemà. Inutile
anche provarsi a dire che non si tratta affatto di “fobia” verso
l'Islam e le popolazioni di fede islamica, ma, casomai, di fobia
verso il fascismo, verso il fanatismo, verso le “sante guerre”,
verso il denaro-denaro-denaro. Si dice, e spesso, che “a quella
gente non è rimasto altro”; beh, si vede che non gli è rimasto
altro che far fuori dei disegnatori, invece di assaltare la sede del
Front National che promette di rinchiuderli in dei bei ghetti ancor
più belli di quelli in cui stanno adesso. Ed io, porca puttana,
rivendico il diritto
e il dovere
di farmi
sentire più vicino un atto di questo genere,
al di là di quel che dice e fa una rivistina satirica, dei
messicani o dei marziani. Certo, non mi fa piacere quel che accade
giornalmente in Messico come in tante altre parti del mondo. Senza
andare in Messico, quante persone saranno morte ieri in Siria o in
Iraq?
Ma mi sento più vicino quel che è accaduto ieri a Parigi perché
sono: un antifascista, un antifanatico, un antirazzista. Non me
ne importa nulla dei “valori occidentali” e della “libertà”
che esce dalle bocche di personaggi improponibili. Mi sento vicino a
Charlie Hebdo proprio perché non
sono
“islamofobo”, come non lo erano quei disgraziati della
rivista (dove, vorrei farlo notare, fra i morti c'è un collaboratore
dal nome di Moustapha
Ourrad,
nonché un poliziotto chiamato Ahmed
Merabet).
Sono quei tre stronzi assassini che hanno reso un servigio
impareggiabile all'islamofobia, non Charlie Hebdo.
Cosa
che, evidentemente, non hanno capito quegli altri Astratti di Infoaut,
basta la parola come il Confetto Falqui (e con lo stesso effetto).
Bisognerebbe però ringraziarli per avere scritto un perfetto
campionario dell'Astrazione
nella variante “de sinistra 'ntagonista”. Si può così
riassumere l'Astrazione
infoàuttica: sono stati ammazzati tutti, ahò quanto ce dispiace, ma
era colpa loro. Ahò,
so' 'slàmofobi,
nun fanno rìde, noantri je damo la merda e loro cia'a réndeno.
Ora
sarò esagerato; però bisognerebbe un po' che questi signorini si
beccassero pure loro un bel commando che gli entra dentro berciando
“Allah snack bar”. Forse diventerebbero meno astratti, chissà;
naturalmente, Allah
non voglia che ciò mai accada. Più probabile
(MANOSUICOglioniiii...!!)
al sottoscritto, poi mi spedirete le vignette non appena mi sentirò
chiamare “martire”. Màrtiri sarete voi, martiresse le vostre
mamme e martirini i vostri bambini. Per quanto mi riguarda: Né
dio, né padroni e né croccantini (ni
dieu, ni maître,
ni croquettes)
!
...mmmumble....su,
vi mancheranno redattori ora, no?
Mi assumete al Charlie Hebdo?.... sì, ok, lo so, so disegnare da fa
caà ir majale ma mi contento di ...facciamo....5000 al mese...?
Se po' fa...