giovedì 30 dicembre 2021

Trenta dicembre

 

Me ne ero uscito nel cortile a fumare una sigaretta, di quelle fatte con le cartine. Un drummino, come si dice a Florencia. Con le cartine Bravo, il tabacco Pueblo giallo, i filtri OCB slimme.

Il cortile è, attualmente, una specie di cantiere perché, oramai dal maggio scorso, stanno rifacendo le facciate di tutto l'isolato. L'Ecobonus, o Superbonus. "Superbonus" mi ricorda Superbone, che non vuol dire "Superosso" in questo mondo oramai contaminato dal virus pernicioso della lingua inglese. E' solo l'accrescitivo di "superbo", era un personaggio di fumetti per ragazzini di tanti, tanti anni fa.

Dagli stabili attorno continuano peraltro a lampeggiare le lucine natalizie, e per un attimo mi fanno persino piacere. Il che è la più insolita delle rarità nella mia mitologia personale; ognuno ne ha una, sebbene in parecchi casi la si rifiuti o la si confini nel più profondo delle cose da far finta di rifiutare per poi rivelarla nel mediamente profondo delle cose da fingere di rivelare.

Il trenta dicembre, da ventinove anni a questa parte, appartiene alla mia mitologia personale. Non importa che cosa sia successo il trenta dicembre di ventinove anni fa. Forse non è successo proprio un bel niente, come un bel niente sono gli attori di questa mitologia.

Dimenticavo di dire che, fumando la sigaretta nel cortile trasformato in cantiere -una situazione che vivo con fastidio assieme a una sorella che sorella non è, e a un paio di gatti erranti-  mi stavo bevendo anche il rimasuglio di una bottiglia di vino ordinario, e che cercavo inutilmente di penetrare una inconsueta nebbia che grava sull'Isolotto, e presumo anche sulle planizie dintorno, diciamo da Ugnano alle patrie galere dove il tempo annebbia lo statico.

E mentre sono lì, con indosso una felpa era e un paio di pantaloni da fisioterapia da cattiva circolazione, si accavallano i rumori del trenta dicembre. Precisi come le passeggiate di Immanuel Kant a Koenigsberg. Una, due, tre ambulanze che passano a sirene spietate; e i botti dei petardi del nuovo anno. Insieme. Mi chiedo dove sia la festa, Se sia nei petardi di ragazzini solitari, due birre e il botto, o nelle sirene delle ambulanze. Ne ho ben donde, ma non vado avanti perché, tanto, non ha importanza. Borgo degli Albizi contromano. Lamberto S., la bottiglia, le coincidenze e il marasma di una notte parte di un passato che potrei non avere avuto.

E' il momento, ora, di ricomporsi. In realtà, la sigaretta e il rimasuglio di vino sono finiti da un pezzo. Si vorrebbe protrarli; la sigaretta si può, basta rifarsela. Il vino no.

Me la rifaccio e torno fuori, in mezzo al cantiere. Per un momento magico, contrario a ogni volgarissima logica, ogni rancore crolla, si polverizza. Crolla a colpi d'amore, anche se l'amore non ha nulla a che fare, nulla, con quel che è stato. Nella nebbia, nel fumo, nei botti, c'è qualcosa che non si sa dire mai, ma che vola basso  e passa, en forme de triangle.