Ho una modesta proposta: farla finita, e definitivamente, con l'economia.
Economia reale, economia alternativa, economia politica, economia domestica, macroeconomia, microeconomia, economia globale, economia economica: raus.
Chiudere sine die le facoltà, la Bocconi, gli istituti previa loro trasformazione in sale da ballo, in spacci alimentari, in bocciofile, in quello che si vuole. Multe salatissime per chi anche nomina Keynes. Più il capitalismo agonizza senza speranza, più ciancia di economia. Accendi la televisione, e ti becchi l'economista del cazzo che "spiega". Non si scampa più.
E il futuro, e il senzafuturo, e i rimedi praticabili, e il lavoro, e la disoccupazione, e il precariato, e le banche, e l'im-pren-di-to-ria-li-tà, e i ggggiòvani, e le nuove idee, e i flussi, le agenzie, il rating, lo spread, la borsa, il MIBTEL, il Nikkei, e l'euro, e i parametri, e il rigore, il default, il Grexit e le maiale delle loro mamme.
Ci stanno ammazzando. Certo. Ma anche noialtri quasi ci godiamo, ad essere ammazzati. Ci piace fare i disperati, specialmente quando c'è di mezzo la famiglia-feticcio, quella del "tenore di vita". Non c'è il tenore? E si farà col baritono. Ci piace immensamente suicidarci. C'è gente che si suicida per i debiti, ma dico io; sai cosa si fa? I debiti non si pagano. Sarebbe bene farla finita con questo mito del "pagare i debiti", anche moralmente. A volte non bisogna proprio pagare un cazzo. Non puoi vivere perché sei giovane. Non puoi vivere perché sei vecchio. Non puoi vivere perché sei troppo giovane per, non puoi vivere perché sei troppo vecchio per. Proibire i curriculum sotto pena di frusta. Frustare a sangue chi ti chiede il curriculum anche per pulire le scale o impastare una pizza di merda.
Smettere di lavorare. Ecco. Smettere di essere schiavi. Così, pàff, da un giorno all'altro,
Altro che referendum. La Grecia, ma dico la Grecia solo per fare un esempio a caso, domani smette di lavorare in blocco. Smette di suicidarsi: δε θέλουμε να δουλεύουμε. Altro che troika, Merkel e Schäuble: si fottano. E si fottano anche Varoufakis e Tsipras. Non si lavora più, si mangia prendendoci il da mangiare, si dorme prendendoci il da dormire, si beve prendendoci il da bere. SI fa l'amore facendo figli se ci va. Si fallisce, diranno. E noialtri, in greco e in tutte le altre lingue, si risponde: no, i falliti siete voi.
Poveracci falliti, voi che passate la vita a disquisire di un nulla che avete chiamato "economia", così come la passate a scannarvi su un nulla che avete chiamato "dio" in tutte le sue declinazioni possibili. Poveracci falliti, voi che vi compiacete di affamare popoli interi grazie a "profonde analisi". Poveracci falliti voi, con le vostre industrie, le vostre agricolture, i vostri profitti. Poveracci falliti voi con le vostre frontiere, i vostri trattati, le vostre Schengen, le vostre finte "unioni", le vostre monete, le vostre xenofobie, i vostri investimenti. Non ve ne accorgete, ma siete voi in "default", con la vostra vita misera.
Poveracci anche i "critici radicali", che altro non sono che il rovescio della medaglia. Per un certo periodo mi hanno quasi intrigato; poi mi sono accorto del giochino. Si fa una "critica radicale" sparando bordate e producendo manifesti e biblioteche intere "contro il lavoro", ma lavorando. A una qualche università, alle poste, in una pizzicheria o, non di rado, per quello stesso Stato che si vorrebbe tanto abbattere, ma che regolarmente fornisce il Santo Reddito. Ecco: invece di cianciare tanto, smettetela col vostro reddito. Cominciate col dare il buon esempio, invece di scrivere tonnellate di stronzate. Dimettetevi, applicando "contro il lavoro" l'unica cosa possibile ed efficace: smetterla di lavorare. Farla finita col lavoro e col reddito. Madonna, ma quanto lavoreranno 'sti "critici radicali"; per lottare contro il lavoro, lavorano sedici ore al giorno!
Chiudere "uffici di collocamento", "agenzie interinali" e tutte queste autentiche perversioni. L'altro giorno, sull'autobus, ho incontrato per caso un ragazzo che conosco. Frequentatore di un "centro sociale", persino. Voleva andare a fare l'infermiere in Australia, perché in Australia -diceva- un infermiere guadagna 148.000 dollari all'anno. Lavora, lavora, guadagna, guadagna: e poi, tanto, domani muori.
Fatti la tua bella famigliuola fabbricando altri schiavetti. Emigra, su un aeroplano per l'Australia o su un barcone per la Sicilia. Accanto a te ci sono distese di terre incolte e mandate alla malora, che basterebbe tu ti pigliassi per coltivare ciò di cui hai bisogno; invece vai a comprare al centro commerciale le "primizie" fuori stagioni che vengono, appunto, dall'Australia. Eccotela qui, la tua "economia" di merda.
Fotti il "progresso", caro mio, con la sua eterna puttana chiamata "tecnologia". Eh, lo so, non potrai più fulminarti il cervello chino sullo smartphone. Non potrai più scrivere il tuo blogghino di merda. Viaggiare, magari, ridiventerebbe questione di avventure mirabolanti per le quali, terminato ogni angolo della Terra, si è dovuti ricorrere a immaginari mondi lontanissimi (beh, potremmo anche essere soli nell'universo e, forse, la vera fantascienza è proprio questa!). Viaggiare potrebbe tornare ad essere sia un viaggio dentro se stessi, cosa di cui si è persa l'abitudine soprattutto per la mancanza di tempo dovuta alla schiavitù del lavoro.
Pura utopia, naturalmente. State tranquilli: potrete continuare senza nessun problema a sorbirvi i vostri economisti quotidiani e tutte i vostri spread e default. Sarebbe assai auspicabile anche l'eliminazione totale della lingua inglese, lasciandola tutt'al più al suo stadio più antico: Hwæt! We Gardena in geardagum þeoðcyninga þrim gefrunon... Carta e penna, signori e signore. Quando le idee circolavano per davvero. Ora non circola niente. Circola soltanto il vuoto.
Ma state tranquilli, appunto; anzi, state sereni. Domattina tutti quanti, io compreso, vi sveglierete. Assonnati, andrete a fare la doccia accendendo la radio in bagno per le "ultime notizie": vi parlerà un economista mattiniero della situazione greca o della borsa di Sganghai che in mezza giornata perde l'equivalente del bilancio annuale dello Stato del Burkina Faso. Prenderete la macchina, l'autobus, la bicicletta o i piedi per andare a lavorare; sull'autobus, magari, sentirete il solito comizio improvvisato a base di colpe. E' colpa dei negri, è colpa degli zingari, è colpa dei briachi, è colpa dei greci, è colpa dei tedeschi, è colpa di Renzi, è colpa di Berlusconi, è colpa di Montella, è colpa di Gigi D'Alessio. Mai una volta che sia colpa nostra; eppure, quella colpa nostra la stiamo vivendo ed esercitando proprio in quel preciso momento. La colpa di essere su quell'autobus, o incolonnati in un ingorgo terrorizzati di arrivare tardi al lavoro. Terrorizzati di non avere quel Reddito senza il quale ti sei convinto di non poter vivere. Senza il quale ti hanno convinto che morirai di fame. Senza il quale ti hanno inculcato che la tua vita non è possibile. Senza il quale ti hanno obbligato a prendere in seria considerazione l'idea di toglierti di mezzo, escogitando così una forma suprema di sterminio che, per altro, ti trova perfettamente d'accordo.
Questa è l'epoca in cui, sempre di più, si sente dire che morire sarebbe l'unica forma per riposarsi finalmente un poco. Col cazzo! Cominciare a riposarsi ammodino in vita. Rimandare. Essere del tutto inaffidabili. Se penso di aver dato mezza vita non dormendo la notte per consegnare imprescindibili traduzioni di manualetti inutili "entro le 9 la mattina", oppure di essermi guadagnato un infarto per andare a soccorrere vecchiacci "che non respiravano" perché tenevano le finestre sprangate ermeticamente in pieno agosto, non mi do di imbecille: mi do di padre di tutti gli imbecilli. Non farsi trovare. Non rispondere alle mail. Spegnere i telefonini oppure lasciando suonare a vuoto una qualche stupidissima soneria. Non farti rintracciare. Salti fuori quando ti va, e se putacaso "ci perdi il lavoro", fagli una risata sul muso.
Ce l'hanno tanto col comandante Schettino: dovrebbero fargli un monumento, invece. Con il suo "inchino" davanti all'isola del Giglio ha creato centinaia, migliaia di "posti di lavoro". Visto che il "posto di lavoro" è l'aspirazione massima dell'essere umano, bisognerebbe essere grati a quell'uomo che, provocando il naufragio della nave più grande della Storia, ha permesso a chissà quante famiglie di vivere dignitosamente, smontando pezzo dopo pezzo la Costa Concordia. C'è stata pure la guerra tra i porti: Piombino, Genova, Napoli, la Turchia...tutti a scannarsi per avere il relitto. E i guadagni ottenuti vendendo le migliaia di tonnellate del relitto? Ma vuoi mettere? Ci vorrebbe una Costa Concordia al mese, e che saranno mai una trentina di morti in crociera. Il lavoro, di morti, ne fa a milioni e nessuno protesta. E l'operaio della Thyssen Krupp o dell'ILVA di Taranto non si possono nemmeno rottamare, al massimo seppellire. Che lo si voglia o meno, il comandante Schettino ha creato un'economia, un indotto, un movimento di capitali, un affarone.
E tutto questo, poi, lo hanno persino trasformato in materia di studio teorico, con tutte le sue perniciose applicazioni pratiche. E' quella che si chiama, appunto, economia. Il rifiuto dell'economia e dell'economismo, della sua dittatura oramai senza più nessun limite, sarebbe il primo passo. Anche con semplicissimi gesti: quando in televisione ti compare l'economista coi suoi sproloqui, cambia canale. Guardati i cartoni animati o il giallo. Meglio anche la trasmissione con i cuochi. Meglio il Tour de France. Non dargliela vinta. Poi, magari, un bel giorno ti prenderà pure la voglia insopprimibile di non svegliarti la mattina, di non farti la doccia ascoltando l'andamento della Borsa di Timbuctù, di non montare in macchina, di non salire sull'autobus.
Così ammazzi il "mercato" e le sue leggi. E ammazzi anche gli "antimercato" che, senza il mercato, non potrebbero vivere. Dicono che la verità sia rivoluzionaria; cosa del tutto falsa, poiché le rivoluzioni si basano esclusivamente su meravigliose e articolate menzogne (senza le quali non si potrebbe mai "superare l'esistente"). Autenticamente rivoluzionaria è, invece, la semplicità. La realtà si basa su poche e semplici cose.
E uno, e due, e tre, e quattro....
Τί θα κάνουμε χωρίς δουλειά;
Θα ζούμε, φίλε, θα ζούμε!
Και πως να ζούμε χωρίς λεφτά;
Θα ζούμε απ' τη ζωή μας!