mercoledì 28 novembre 2007

Birra Panil!


Mettiamola così.

Ieri è stato comunicato che l'ufficio dove vado a lavorare, a fare le mie traduzioni tecniche del cazzo, chiude. O meglio: chiude quello di Firenze. Dall'8 giugno 2008. Si tratta di un ufficio distaccato di un'impresa (oh che ardita impresa!) che ha la sua sede in un'altra città. E dietro ci sono tutte parole in voga; outsourcing, flessibilità, ottimizzazione, contratti "atipici" eccetera. Il motivo è un altro. La sede centrale nell'altra città si è rifatta il maquillage, trasferendosi in una sede inutilmente faraonica e puppandosi un bel po' di quattrini. Chi ne fa le spese è l'ufficetto di Firenze, cassato tranquillamente. Comunicazione interna: "Si comunica che a partire dal giorno 8 giugno 2008, per sopravvenute e inderogabili esigenze della sede centrale…"; e già si sono visti dei tizi a portare via roba. Tutto per tempo. Compreso il mio computer, sostituito fino all'8 giugno 2008 da una carretta.

Dall'8 giugno 2008 sarà mia scelta o continuare a lavorare da casa (cosa che, peraltro, faccio comunque più che spesso), o fare il pendolare con quell'altra città (due ore di treno), o trovarmi un altro lavoro. In questi casi interviene il mio carattere del cazzo, che chiamo così per pura comodità non trovando altra definizione più adatta: è un carattere che si esprime con la parola "vaffanculo". Vaffanculo a loro, vaffanculo al lavoro, vaffanculo alle maiale delle loro mamme, vaffanculo a tutto quello che c'è da mandare affanculo –e non è poco. Dovrei, a questo punto, partire con considerazioni varie, sul "mondo del lavoro", su tutto questo puttanaio in nome del farsi sfruttare come macchinette, su tutto il resto che ben si sa. Il problema è che non ce ne ho voglia. Il problema è che mi rifiuto di farmi schiacciare la vita da queste cose; mi rifiuto e non so fare altro che rifiutarmi. L'8 giugno 2008? Spero sia una bella giornata d'inizio estate! Perché il qui presente, Venturi Riccardo, vi piscia in capo a tutti voi, alle vostre sedi centrali, alle vostre comunicazioni interne e alle vostre cravattine regimental. Se la caverà sempre; voi no, coglioni.

Venturi Riccardo, oggi che dovrebbe preoccuparsi, pensa invece ad altre cose. Alla birra Panil, ad esempio. Chiacchierando con un'amica su una chat, gli è venuta a mente la birra Panil, e all'amica in questione ha cercato su internet le foto del castello di Torrechiara, e il sito del birrificio, e nel fare tutto questo gli sono tornati in bocca sapori e, più che altro, gli sono rimasti negli occhi (non "tornati", perché non vanno mai via) coloro con cui la birra Panil la beve. Solo con loro. La birra Panil non si beve col primo che capita. Non la si beve nemmeno da soli, non sa più di niente. La si beve quando la stappi e, versandola, ci vedi gli occhi e senti le voci di chi sta con te; e chi sta con te non te lo leva nessuno. Nessuna comunicazione interna. Nessun 8 giugno.

E ci vedi ricordi, un portico dopo esserti fatto una salita massacrante con le ali ai piedi, gli scogli di Chiessi quando ancora ci avevi un amore, le canzoni, le ubriachezze, i discorsi leggeri, la testa sulle ginocchia di qualcuno. Ci vedi la tua storia, porco dio. La tua storia non è in quel sistema con cui ti guadagni…stavo per dire "da vivere". Non ci si guadagna "da vivere" col lavoro, vivere lo si guadagna con altre cose! E ve lo dico in allegria. Mai stato allegro come ora. E a quel che fate, non dedico neppure un titolo; lo dedico alla birra Panil.


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