martedì 14 luglio 2009

L'Anarchico sul tetto che scotta



Ieri sembrava che tutto fosse andato al Panico e alla Riottosa. Invece sembra che sei ragazzi saliti sul tetto, dico sei, abbiano "convinto" i solerti tutori del disordine a ripiegare. Leggere a tale proposito il comunicato di Anarchici Pistoiesi.

Un comunicato che getta, se possibile, una luce ancora più ridicola dell' "operazione" voluta dal quellore, pardon, il questore, che risponde al nome di "Tagliente". Ma icché vorrà tagliare, lo sa soltanto lui. Taglia di più un coltello da cucina dell'Ikea.

La lettura del comunicato degli Anarchici Pistoiesi dà la misura esatta di tutta la faccenda. Sembra infatti che, in base al 270bis ("associazione sovversiva"), le fozzedellòddine cercassero nientepopodimeno che un pericolosissimo striscione.

Ma, del resto, si sa bene che, attualmente, uno striscione, un volantino o una scritta sul muro sono già sinonimi di "terrorismo" e che, quindi, possono essere perseguiti.

E così, l'Anarchico è montato sul tetto. In una giornata torrida di luglio, senza che la sbirraglia permettesse che si portasse loro da bere. Ma, evidentemente, l'Anarchico e chiunque crede a quel che fa riesce a sopportare anche questo. I questurini, invece, nonostante avessero probabilmente tutta l'acqua del mondo, ad un certo punto hanno deciso di levare le tende e di ritornare dal qualcunore, pardon, dal questore.

E i ragazzi sono scesi. E Villa Panico e la Riottosa sono sempre lì. Senza cantare nessuna vittoria, certo, perché ci riproveranno. Ci riproveranno con loro, ci proveranno prima o poi anche col CPA, ci proveranno sempre.

Ma c'è l'Anarchico sul tetto che scotta. Accidenti se scotta! Scotta soprattutto quando ci sono delle persone che, senza niente, sanno che cosa fare. La sotto, invece, ci sono dei tizi che "obbediscono agli ordini" e che, in realtà, non sanno mai che cosa fare. Non hanno nessuna convinzione, se non quella di servire; e forse non hanno poi poi nemmeno quella.

A meno di non prendere la mira a due mani e sparare a un ragazzo che sta dentro una macchina. La convinzione di essere impuniti, quella sì, ce l'hanno. Corroborata dai fatti.

Ma, intanto, quanto è scottato quel tetto a San Salvi, quanto è scottato quel tetto al Galluzzo. Ma ho come l'idea che sia scottato molto meno per chi ci era sopra, tenuto senz'acqua un tredici di luglio, che per chi era là sotto con la sua bella uniforme a compiere una buffonata comandata.

Per raccontarla un po', contravvengo volentieri alla "giornata di sciopero del blogger", iniziativa che comunque condivido. Ma un tetto e degli sbirri che ripiegano, un-due un-due, valgono bene una deroga.

Ci saranno altri tetti, e magari in giornate molto meno calde. L'acqua potrebbe anche cadere a catinelle dal cielo. Ci saranno altri sbirri che impediranno di portare ombrelli e coperte. E ci sarà sempre la resistenza.

Nel frattempo, al nessunore (pardon, questore) Tagliente e ai suoi pargoli consigliamo, invece del 270bis, di prendere il 36bus e di farsi un viaggetto a Tavarnuzze, ché tanto non pagano nemmeno il biglietto. Se proprio vogliono andare al Galluzzo, in piazza c'è un chiosco dove fanno un lampredotto che è una delizia; magari, così, impareranno il ben più nobile e socialmente utile mestiere del trippaio.