domenica 19 settembre 2010

La piccola vedetta Padana


Nel dvmila e ventisei, durante la guerra per accaparrarsi anche le ultime filiali del banco di San Gaspero e Sant'Ambrogio la liberazione della terra lombarda dal giogo e dall'oppressione di Roma ladrona, in un pessimo e tardo pomeriggio del mese di novembre un drappello di giovani nazistelli in camicia verde, alcuni dei quali decisamente obesi baldanzosi eroi della 59a Legione Padana Roberto Calderoli (così chiamata dal fvlgido eroe popolare che si era immolato agli inizi della guerra, sorpreso dal nemico mentre stava strafogandosi di cassœula virilmente combattendo) stava percorrendo un sentiero solitario nei pressi dell'Aeroporto della Malpensa, chiedendosi che mai fossero quegli strani apparecchi alati che solcavano il cielo della Patria. Guidavano il drappello un Ufficiale e un sergente, e tutti guardavano lontano, davanti a sé, con occhio fisso, biancheggiare fra le villette bifamiliari ed il frastuono di quegli enormi uccelli che non avevano mai visto prima, le divise degli avamposti nemici.

Arrivarono così a un anonimo condominio, circondato da un parcheggio pieno di SUV acquistati generalmente indebitandosi fino all'osso del collo, davanti al quale se ne stava tutto solo un ragazzo di una dozzina d'anni, che giocava con un decrepito Gheimbòi inveendo fra sé e sé contro quei pirla dei suoi genitori (i quali, per essersi voluti comprare un televisore al plasma da 1980 pollici al Mediauòrd, non avevano più i quattrini necessari per acquistargli una Pleistèscion). Da una finestra del condominio spenzolava una larga bandiera col Sole Patano; dentro non c'era nessuno: i condòmini, messa fuori la bandiera, se l'erano accuratamente telata con tutte le masserizie, erano andati tutti a combattere per l'indipendenza della Padania.

Appena visti i soldati della Calderoli, il ragazzo buttò da una parte il Gheimbòi e li salutò cordialmente con un: Vacca boja, ma fate davvero caghèr! Sembrate de' bovari appena un po' ritinti! Era un bel ragazzo dalla faccia a metà tra una tinca e un pesce persico, dagli occhi color Majonese Kraft avariata, coi capelli vnti di gel "Pierpaolo Mazzacurati" acquistatogli dalla mamma alla Lidl (prima che costei scappasse nella seconda casa a Varazze assieme al papà si desse alla macchia assieme al consorte); indossava una maglietta sì verde, ma con la scritta Carrozzeria Umberto.

Ma coss'è che ti fàghet?
, gli domandò l'Ufficiale; Perché non sei andato a combattere per la Padania assieme alla tua famiglia? Il ragazzo lo guardò con aria sorniona, e poi gli rispose: "Senti bellino, prima di tutto quei due assassini & merdoni dei miei se ne sono andati al mare, altro che a combattere per la Padania; e m'hanno lasciato qui da solo perché sulla Fiat Stilo hanno preferito caricare la TV al plasma invece che me, e non c'era più una sega di posto. E così ora 'sta cazzo di guerra mi tocca puppàmmela a me, capito?!?"

Preso atto della situazione, il sergente, che finora se n'era stato in disparte, ebbe l'ardire -peraltro immediatamente condiviso da tutto quanto il drappello, di chiedergli che mai fossero quegli arnesi che volavano sulle loro teste, financo scoperchiando i tetti delle villette abbandonate. "E s'ha a andà benino", gli rispose il ragazzo in preda alla più cvpa sconsolazione. "Scusassero, ma non avete mai visto degli areoplàni...?" Sui volti dei soldati si dipinse allora il più vivo stvpore.

"Hai visto passare degli Italiani?", gli domandò allora l'Ufficiale?
"No, in compenso ho visto passare circa una decina di volte il volo AZ 398 Malpensa-Berlino..."
L'Ufficiale stette un poco pensando: poi, lasciati lì i soldati, entrò nel condominio e salì sul tetto. Il condominio aveva quattro piani; dal tetto si dominava una cosa che un tempo doveva essere stata campagna, e che ora pullulava di altri condomini, casette col giardino, bocciodromi, hard-discount, Burger King, sessissiòppi, paninoteche, concessionarie della Ssang-Yong, altre villette e distributori di benzina della compagnia "Patan Fiùel". "Bisogna salir sul tetto", disse l'Ufficiale, e discese in preda a una crisi di vertigini che gli fece vomitare le tre pizze alla bresaola che si era mangiato alla "Pizzeria Bella Vimercate". L'ufficiale rimase un po' sopra pensiero, guardando ora il condominio, ora la massa di dementi che comandava i suoi valorosi soldati; poi tutt'a un tratto domandò al ragazzo:

"Giovane eroe, hai voglia di rendere un servigio importante alla Patria Padana...?"
"Chi, io? Ma veramente, per me, la Patria Padana potrebbe anche andà a fàsselo stioccà ner..."
"Ehm, va bene, va bene...insomma, senti, io di salì su qver tetto di merda non ne ho la benché menoma voglia, questi ignavi pelandroni arditi combattenti che comando non salirebbero nemmeno con l'ascensore, quindi guarda un po' di salirci tu se non vuoi che ti stacchi le palle e le serva alla truppa con le verdurine, stile carne Simmenthal...!"

In preda al più vivo rompimento di coglioni, misto al desiderio di ficcargli un raudo fischione acceso nell'orifizio anale amore per la Patria Padana e per il Comandante Supremo Renzo Bossi, il ragazzo si decise a prendere le scale raggiungendo il tetto non senza aver prima depositato una copiosa pisciata davanti all'uscio della sig.ra Bernasconi del III piano, che gli stava tanto sull'anima perché gli bvcava sempre il pallone minacciandolo talora di prenderlo a fvcilate con il 91 ancora funzionante del suo defunto marito.

"Sapresti dirmi quello che vedi di lassù, se ci sono soldati Italiani da quella parte, nugoli di immigrati clandestini, orde di finocchi atei, scimitarre che baluginano, palermitani con la lupara o maledetti portuali livornesi comvnisti?..."
"Sicuro che saprei!", rispose il ragazzo infiammato adesso dall'amor patrio.
"Che cosa vuoi per rendermi questo servigio?"
"Che cosa voglio?" -disse il ragazzo sorridendo- "Prima di tutto, una Pleistèscion nuova di pacca, con tutti gli accessori possibili e immaginabili; poi se mi procuraste un motorino tutto bello lucido che quei morti di fame dei miei non mi comprerebbero mai, poiché sono rimasto l'unico in tutto il circondario a girare ancora con una bicicletta scassata; in ultimo, anche qualche soldarello cash non mi farebbe mica punto scomodo...su, forza, frvgatevi o prodi!"

Sentendosi animato dalla più vivida ammirazione per il disinteressato eroismo del giovinetto, che metteva così a repentaglio la sua vita per la Padania, l'Ufficiale lo abbracciò promettendogli di rimediargli quel che voleva saccheggiando il minimarket di qualche sozzo extracomunitario. Il ragazzo tornò a salire le scale del condominio, mentre l'Ufficiale sogghignava pensando che tanto lo avrebbero fatto fuori all'istante.

In dve minuti il ragazzo fu in cima al tetto condominiale, avviticchiato a una canna fumaria, mentre cominciava a cadere una fastidiosa pioggerellina acida. L'Ufficiale lo vedeva appena, tant'era piccino lassù, anche se poteva udire chiaramente le scariche di colorite espressioni che il giovinetto lanciava all'indirizzo d'Iddìo, di Gesv', della Madonna e di tutti i santi.

"Guarda dritto e lontano", gridò l'Ufficiale. Il ragazzo, per veder meglio, staccò la mano destra dalla canna fumaria e se la mise alla fronte.
"Che cosa vedi?", domandò l'Ufficiale. Il ragazzo chinò il viso verso di lui, e facendosi portavoce della mano rispose: "Senti, non vorrei deluderti, o mio comandante Padano, ma, come dire, non vedo assolutamente un cazzo a parte il volo Air France delle 19,24 per la Guadalupa..."
"Ma ne sei sicuro...?"
"L'unica cosa di cui sono assolutamente sicuro è che solo un pampalüga come te potrebbe far salire un cristiano a far la vedetta in cima a un tetto ora che è già bujo pesto...o che Bossi non ve l'ha data una fotocellula...?"

Interrogandosi sul significato di quella misteriosa parola, fotocellula, l'Ufficiale padano rinnovò al ragazzo la sua più amorevole ammirazione, dicendogli: "O inclito combattente, guarda d'arrangiarti a vedere qualcosa sennò ti si lascia lì in cima a quel tetto per tutta la notte, così domattina ti ritrovano come Gec Nìcolson nella scena finale di Sciàiningh..."

Convinto immantinente dalla prospettiva di dover rimanere lassù per quella manica di mentecatti dall'ardore Patrio, il ragazzo cominciò a sparare a casaccio una quantità di cazzate superiori persino a quelle a suo tempo pronunziate dall'onorevole Vittorio Borghezio:
"Vicino all'Ingresso 12 dell'Aeroporto c'è qualcosa che luccica...paiono fucili mitragliatori AK 47 di fabbricazione sovietica, segno che ci sono i comvnisti..."
"E vedi gente...?"
"No, si saran nascosti in un carro armato cubano..."
Proprio in quel momento, una gragnuola di sassate, secchi di piscio misti a segatura, avanzi del Ciappi dato a' cani e tondini di ferro piombò sul capo dei combattenti Padani, provenendo dai condomini circostanti:
"Ma la fate finita di fare casino? Non ci fate sentire alla TV il sentityssimo derby Varese-Albinoleffe, e poi domattina s'ha da andare a laürààààà....!!!"

"Scendi, eroico ragazzo", urlò l'Ufficiale. "T'han visto."
"Sèèèè bellino, lo conosco il giochino! Mi vuoi fare scendere così niente Pleistèscion! Io rimango qui, anzi, guarda, proprio ora sto vedendo una colonna di òmini sessuali marocchini in divisa italiana che sta avanzando verso di voi con fare assai minaccioso..."
"Sì, sì, ok!", disse l'Ufficiale ordinando nel contempo a un suo fante di puntare il fvcile per abbattere quel maledetto moccioso. "Ora t'ho detto di scendere, eroico figlio della Padania immortale...però per favore, prima di scendere spostati un attimino a destra...ecco...bravo, così...."
"Guarda, coglione, che dietro di voi ci avete davvero una masnada di negri armati fino ai denti, e anche piuttosto incazzucch..."

Il giovinetto non fece in tempo a finire la frase, che l'eroico drappello di combattenti Padani si ritrovò circondato da un distaccamento della 41a legione "Erich Honecker" della Repubblica Socialista Italiana, interamente formato da sceltissime truppe di origine senegalese.
"Oh, io ve l'avevo detto...", urlò dal tetto il ragazzo, lievemente sogghignando. "Ah, dimenticavo però: questi qui son quelli espulsi negli ultimi anni grazie alla Bossi-Fini, ce ne sono diversi che hanno passato un po' di tempo nei CIE e di solito non fanno prigionieri..."

Due ore dopo, pasteggiando con le generose razioni dei combattenti Padani eliminati, il comandante del distaccamento, tenente colonnello Mamadou N'Dioussa, si rivolse amichevolmente al ragazzo:

"Compagno Mehmet, vedo che anche questa volta hai fatto un buon lavoro..."
"Compagno tenente colonnello, a scuola sono il migliore in lingua italiana e ho anche imparato alla perfezione il dialetto di queste parti...basta che mi metta una maglietta verde e mi scambiano tutti per padano...certo che anche quei venduti dei miei potevano darmi una mano invece di scapparsene al mare, ma mio padre s'è fatto un culo così in fabbrica per comprarsi quel maledetto televisore..."
"Cerca di capirlo se puoi..."
"E mica se lo immaginano che sono nato a Valona..."
"E tu continua a non farlo immaginare..."
"Ma figurati, è già il sesto drappello di leghisti a cui combino lo scherzetto del condominio vuoto e del tetto...però la prossima volta, vacca troia, arrivate un po' prima sennò va a finire che qualcuno di quelli mi spara sul serio...! "


Per il raccontino qui sopra sono debitore non soltanto a De Amicis e al "Cuore", ma anche e soprattutto a Federico Maria Sardelli e al suo "Il libro Cuore (forse)".