sabato 4 agosto 2012

Medicine



Lo conoscete questo medicinale? Sinceramente, mi auguro di no; se lo conoscete, vuol dire che voi (o, comunque, qualcuno che vi è vicino) avete avuto un infarto del miocardio, un ictus o altre belle cosette del genere. Il clopidogrel (questo il nome del principio attivo) è un antiaggregante piastrinico, o antiplacca cardiaca; viene prescritto, ad esempio, ad uno come me cui hanno impiantato nelle coronarie intasate delle reti metalliche a maglie chiamate stent, mediante un intervento detto angioplastica.

Il compito del clopidogrel è, quindi, quello di impedire che le piastrine non intasino di nuovo i vasi sanguigni, provocando quindi un nuovo infarto. Robetta così, insomma. Fin dal primo giorno che me lo hanno dato e prescritto mi hanno avvertito ufficialmente, in modo scritto, firmato e timbrato, che la sua interruzione comporta rischi elevatissimi; in pratica dovrò prenderlo per sempre. Mi direte tutti: oh, mica sarai così scemo da smettere di prenderlo! Come si fa, poi, senza l'Asocial Network? Rispondo: fossi matto, nonostante il farmaco abbia comunque i suoi bravi effetti collaterali che, a lungo andare, comportano a sua volta problemi abbastanza grossi. Oh, prima o poi si dovrà pur morire, c'è poco da fare. Il problema è un altro, e non dipende da me; vi racconto una storia.

Qualche tempo fa, il clopidogrel veniva prescritto soltanto dal medico di famiglia sulla "ricetta bianca"; vale a dire, uno se lo doveva pagare. In caso di infarto o altra malattia che ne giustificava l'assunzione, il clopidogrel veniva passato su ricetta rossa (a carico del SSN) soltanto per sei mesi dopo l'intervento e la terapia intensiva; dopodiché, passava a carico del paziente. Una confezione di Plavix contiene 28 pastiglie e costa 31 euro

Va da sé che la maggior parte dei pazienti, passati i sei mesi, lo interrompevano perché non potevano permetterselo (e io sarei stato uno di questi); e dopo un po', parecchi di loro si ribeccavano un bell'infarto perché le piastrine tornavano ad aggregarsi sugli stent, eccetera, eccetera. Oppure, tout court, morivano. Ad un certo punto, le autorità sanitarie si sono accorti che un ricovero in terapia intensiva costa circa 1000 euro al giorno, e che quindi conveniva loro assai di più rimettere il clopidogrel interamente a gratis (in quanto previene nuovi ricoveri); e così il Plavix è tornato sulla ricetta rossa, e ad esempio il Venturi può continuare a prenderlo semplicemente facendone richiesta al medico curante e andando in farmacia.

Da quando ho avuto l'infarto sono passati quasi 11 mesi, e di Plavix, prendendone una pastiglia al giorno, ne ho consumate tredici scatole. Poi ci sono le metformine per il diabete, il metoprololo, la cardioaspirina, il ramipril, la statina (altro bell'elemento...) e i famosi esteri etilici di acidi grassi poliinsaturi, altresì detti "pesce marcio"; si tratta di un anticolesterolico ricavato, appunto, dai cascami della lavorazione del pesce. In tutto, prendo dodici pastiglie al giorno. La sera prima me le preparo e me le metto in una scatolina che mi segue ovunque; quelle della mattina si chiamano "le chicche", quelle del pomeriggio "il digestivo" e quelle della sera "il dessert". Prima o poi, chiaramente, le scorte che mi faccio finiscono; e allora vado all'ambulatorio di Piazza dell'Isolotto, me ne faccio prescrivere un'altra scorta, e quando ci sono le ricette vado alla farmacia accanto e ne esco fuori con una sacchettata di roba.


Questa qui che, invece, avete appena ascoltato, è una famosa canzone antifranchista catalana. Non stupitevi che sia, qui, in italiano; un cantautore anarchico leccese, che si chiama Alessio Lega, l'ha tradotta alcuni anni fa. Nell'originale si chiama Abril '74 ed è stata scritta da uno dei più grandi cantautori in lingua catalana, Lluís Llach. Ve la faccio sentire anche nell'originale:



Ho detto antifranchista; sì, perché nella Spagna del 1974 il caudillo era ancora vivo, reprimeva, garrotava e fucilava; e lo avrebbe fatto fino al 22 novembre 1975, data in cui gli interruppero il clopidogrel, definitivamente. Nel vicino Portogallo, invece, il 25 aprile 1974 successe una cosa parecchio strana: le forças armadas si ribellarono e spazzarono via una dittatura fascista che durava da ancor prima di quella spagnola. Un venticinque aprile, pensate un po'; la chiamarono Rivoluzione dei Garofani perché quella mattina, una signora altra un metro e 45 che vendeva fiori nella Praça do Comércio si mise a infilare garofani nelle canne dei fucili dei militari rivoltosi. E il catalano Llach, l'autore dell'Estaca, dedicò a quei fatti una canzone straordinariamente bella, dove si esprimeva sì felicità per un popolo che si era liberato, ma dove si diceva che che nel suo paese di doveva lottare e, forse, morire ancora.

Talmente bella, che me la canto spesso. A volte ho parlato di questa mia abitudine, che ho fin da piccolo: io canto ovunque. Per strada, in macchina, nei negozi, al supermercato, una volta persino in un tribunale dove andavo a divorziare. Nulla di quel che mi è successo mi ha fatto cessare questa abitudine; e se sentirete, un giorno, cantare da una data tomba non vi stupite, e saprete subito chi c'è dentro senza nemmeno darvi pena di leggere il nome.

Siccome fra un po' devo partire per qualche giorno, ho pensato bene di farmi una scorta supplementare di medicine; non si sa mai. Sono andato a farmi fare le ricette in ambulatorio e, stamani, sono andato in farmacia. Stamani era, per l'appunto, il turno di Abril '74; e quando una canzone è di turno, mi ci faccio la doccia, colazione, ci esco, ci monto in macchina e me la tengo per tutto il giorno. E così ci sono entrato anche in farmacia, in piazza dell'Isolotto, accanto all'ambulatorio.

I casi della vita sono sorprendenti. Ad esempio, mettono in una farmacia dell'Isolotto un farmacista che non conoscevo, il quale, giunto il mio turno, mi serve; e non è una cosa semplice, servire uno come me. Una paccata di ricette, i bollini da staccare, io che chiedo rigorosamente i generici (se ci sono), le firme sulla mia infima "fascia di reddito", la ricerca nei cassetti; in pratica, chi è dopo di me come numero, deve aspettare un bel po' e, magari, mi manda anche parecchi accidenti.

Mentre mi serve continuo a cantare. Il farmacista fa una faccia indefinibile, poi mi punta un dito addosso e mi chiede:

- Lluís Llach...?

E' il mio turno di fare la faccia indefinibile. Gli punto un dito addosso e gli rispondo, con aria compunta:

- Lluís Llach.

Così, nella farmacia dell'Isolotto, stamani hanno sentito per un po' due tizi, il farmacista e un cliente, cantarsi assieme (non dico a squarciagola, ma a voce alta) Abril '74 in catalano. Sì, perché proprio non sapevo che uno dei farmacisti dell'Isolotto è nativo di Barcellona e che, stamani, sentiva riparlare la sua lingua dopo molt temp. E come 'gni se ne dava, lì, io con la mia pronuncia probabilmente atroce e lui col camice bianco, in mezzo a metoprololi, a metformine, a rosuvastatine e a cardioaspirine. Finché il dottore non ce l'ha fatta più, e da dietro al bancone è spuntato un pugnetto chiuso. Bello sodo, non librato al vento, ma comunque pugno e comunque chiuso. E ne ha ricevuto uno in risposta. E ho saputo anche che il farmacista si chiama Raimon, esattamente come un altro famoso cantautore catalano. E sono uscito che stavo bene, parecchio bene, senza aver preso nemmeno il clopidogrel. Ho preso un antifrancol garofanato, con un eccipiente particolare, la llua blanca, che non si trova in altri farmaci.

Questo post ha parlato di medicine. Sto ancora chiedendomi se la seconda sia o meno più efficace delle prime. Però sono uscito dalla farmacia che stavo bene; e questo è un dato di fatto. Ora vi lascio, ché fra poco devo prendere il dessert.