domenica 7 dicembre 2014

Dum Romae consulitur



Questo post parla degli avvenimenti di ieri pomeriggio alle Piagge (Firenze). Riflette esclusivamente il mio pensiero, ma è il pensiero di uno che, ieri pomeriggio, era perfettamente in mezzo  a quegli avvenimenti, del tutto coinvolto in senso collettivo e militante; ma non per questo disposto a rinunciare alla propria autonomia critica.
 
Le ciance meaculpàtiche, in questi ultimi tempi, vanno parecchio di moda; specialmente dopo "Tor Sapienza". All'improvviso ci si è accorti che il fascismo stava prendendosi i quartieri più degradati e difficili delle nostre città, quelli dell'immigrazione e del disagio sempre più duro, quelli del muro contro muro e dello spaccio, quelli del sottoproletariato urbano e della disperazione quotidiana. Si badi bene: dico "fascismo" e non "fascisti". I fascisti, quelli conclamati e coi loro tricolori di merda, da servi obbedienti del capitale, arrivano ben protetti in situazioni dove il fascismo e il razzismo sono già ampiamente operanti anche in chi non solo non si definisce, ma addirittura è arciconvinto di non essere fascista. Ci vuole così tanto a dire che, tra il famoso "popolo", esiste una gran quantità di merda razzista ben sviluppata negli anni e, soprattutto, ben sfruttata, e che nel concime di tale merda i fascisti "doc" crescono sani e robusti?  E, allora, all'improvviso ecco le geremiadi: Ahò, 'a compagni, nun ce semo. Ce semo fatti scappa' li quartieri, nun sapemo ascoltà la gggènte e la gggènte va co' li fasci, bisogna sapeje parlà, bisogna vìve la reartà, bisogna lancià li messaggi chiari e forti. Quando però, in una data occasione, si decide di andare finalmente a sporcarsi le mani per andare a lanciarli, questi messaggi, alla gente di un dato quartiere, quel che si raccoglie non è soltanto la solita tonnellata di repressione, di manganellate e di cariche di polizia e carabinieri. A tutto questo occorre sempre essere preparati, e una volta tanto non vorrei nemmeno parlarne troppo. Si raccoglie anche, e soprattutto, palate di merda addosso sia dalla famosa "gente", sia da chi, in teoria, dovrebbe stare dalla tua stessa parte. Allo stesso tempo, pur in mezzo alla tensione, al bailamme e alle manganellate, i fatidici messaggi partono. Vengono finalmente lanciati in modo inequivocabile alla gente del quartiere tutta affacciata alle finestre delle Piagge. A qualcuno arrivano. In qualcuno fanno breccia. Dum Romae consulitur, vale a dire si fanno tante chiacchiere teoriche, da qualche altra parte si agisce, magari in modo imperfetto, magari ancora con un'organizzazione precaria, magari compiendo anche qualche errore madornale. Con tutte le dovute autocritiche, ritengo che quanto avvenuto oggi alle Piagge sia importante anche al di là delle consistenze numeriche e del fatto che tutto quanto sia avvenuto in una realtà urbana non molto nota al di fuori della cerchia locale o che, comunque, fa molto meno "presa" di quanto avviene, ad esempio, a Roma.


Eccolo, ad esempio, uno di quei famosi messaggi, poco prima dello scoppio del casino di ieri pomeriggio alle Piagge. L'occasione: un presidio organizzato dai servetti nazisti di Forza Nuova. Il primo,  a quanto mi risulta, chiamato facendo esplicito riferimento a Tor Sapienza:


Le Piagge come Tor Sapienza. Solo che, alle Piagge, il "presidio" non lo hanno fatto. Sono stati spostati a quasi un paio di chilometri di distanza, in piazza Garibaldi a Peretola, un quartiere dove fino a non molto tempo fa -fra l'altro- non avrebbero osato non dico mettere il naso, ma nemmeno la punta del dito mignolo. La logica e l'intelligenza imporrebbero di non occuparsi più di tanto della seguente ventina di coglioni che, con due o tre "tricolori", si sono sistemati con uno striscione con su scritto "RIPRENDIAMOCI I QUARTIERI" in un quartiere che non è quello che volevano di pertinenza:


Quartiere, Peretola, dove peraltro -stando alle cronache- sono stati infamati dalla popolazione e dove, ben protetti come sempre dai loro amichetti in casco e divisa, si sono sfogati tentando di sfondare  a calci il portone di una casa da dove si stava gridando loro di tutto. Un meraviglioso modo di riprendersi i quartieri, non c'è che dire. In futuro, considerata la figura di merda che hanno fatto, sarebbe da consigliar loro di stare attenti piuttosto a che i quartieri non riprendano loro, almeno a Firenze. Questa città ci avrà diecimila difetti, sarà in larga parte bottegaia, ipocrita e provinciale e sconta la colpa di aver dato i natali a Babbeo Renzi; ma questi damerini qui, ancora, ne hanno da fare di strada prima di veder trionfare le loro blindatissime provocazioni. Senza sbirri non fanno neanche un passo. Altro che "Tor Sapienza", se dèveno contentà de Tor Peretola in bella posa come Salvini gnudo sulla copertina del rotocalco da parrucchieri. All' "angolo tra via Pistoiese e via dell'Osteria", alle Piagge, c'erano solo le forze antisommossa.


Via Veneto. Non è la famosa via romana, quella della dolce vita e degli scontri del 12 aprile scorso. A Roma è una strada famosa nel mondo, ci andava pure l'erremosciato Eugènio Scàlfavi dialogatore con Sua Santità; a Firenze è una strada di merda di casermoni suburbani, in un quartierino che ve lo raccomando, e al massimo si dialoga con un parroco un po' strano, il cui cognome deriva dall'espressione latina che significa "dei santi" (Sanctorum, genitivo plurale); interessante tipo anche se non privo di contraddizioni, come tutti noi peraltro. Uno che, comunque, in quel quartiere ci vive e ci patisce, ogni tanto ne viene allontanato perchè sposa i transgender e deve far obbediente penitenza di preghiera in un eremo lontano e che ha istituito una Comunità che tenta di far certi discorsi in quel quartierino, cosa che non è per nulla facile e che gli ha fatto guadagnare una discreta dose di diffidenza e pure odio da parte del suo gregge. Qua e là gli danno fuoco a qualche furgone, osa pronunciare -ad esempio- parole come antifascismo e rifiuta di vedere le Piagge come terreno di conquista del razzismo più idiota e desolante, quello sul quale a Roma proliferano le torsapiènze & similia, e dello spaccio d'ognicòsa di spacciabile.

Sorpresi i non fiorentini che a Firenze esista un posto del genere? Non è nemmeno l'unico. Chiaro che di Firenze non ne sapete un cazzo, non ne sanno un cazzo nemmeno i fiorentini. Delle Piagge sanno quelli delle Piagge, tra i quali alcuni erano in mezzo agli antifascisti di oggi ed altri erano tra i fascisti o tra i criptofascisti del popolo. E noialtri là a lanciare messaggi. Tipo quello che i suonatori di grancassa del degrado, dell'Italia agli italiani, del no immigrazione e quant'altro, di "destra" e di "sinistra", sugli immigrati, sugli zingari e sulla povertà di tutti ci fanno gran soldoni. Che i pipparoli cerebrolesi che vogliono "riprendersi i quartieri" arricchiscono il camerata Carminati e gente del genere. Che i disagi nei quartieri popolari e sottoproletari sono una strategia ben precisa: lassàmoli sfogà col razzismo e dando la colpa agli stranieri, mentre noi facciamo quattrini a palate. Dalle finestre delle Piagge se ne sentivano di tutte, ma è normale in situazioni del genere. E Lorsignori hanno una fifa boia di certi guastafeste che osano andarci per davvero, nei quartieri, a dire anzi urlare, con megafoni scassati, generatori dei tempi di Nonna Papera, striscioni fatti in casa e bandiere rosse e rossonere, delle cose che non si vogliono sentir dire. E poiché certe cose non si dicono alle Piagge, si mette in campo l'apparato repressivo. Il quale, naturalmente, scatta quando il presidio vuole trasformarsi in corteo per le strade del quartiere. Troppe cose sarebbero state dette, bisogna caricare quei monellacci di tutte le età.


D'accordo. Rapporti di forza. Duecento, duecentocinquanta persone armate come potrebbe essere armata la Sanbenedettese contro il Real Madrid. Errori a non finire, di quelli che alla fine fanno invariabilmente dire (quasi un must) che "la polizia ci ha quasi voluto bene". Chiusure, vie di fuga che nemmeno Bach ci avrebbe imbastito due note in croce, e così via. Intanto gli urli e i messaggi continuano a partire, e devono partire. Siamo lì per quello. Non per "insegnare", ci mancherebbe: ma per dire cose diverse, contrapposte alle strategie di divisione e guerra. Questo il senso reale del termine "antagonismo". Almeno se e quando non si vuole che sia una vuota etichetta o una serie di puttanate teorico-analitiche mentre i quartieri agonizzano puzzando perdipiù del lezzo fascista e razzista.

I fascisti di Forza "Nuova" a Peretola? Beh, ce n'era qualcuno anche alle Piagge, e dire il vero. Senza tricolori e senza striscione, però. S'era incarnato in un gruppetto di tizi all'esterno di un bar (dove fanno un ottimo caffè, va detto), che provocavano sperando, chiaramente, nella rissa. Alcuni di essi, mi hanno riferito, facevano parte di un gruppo ultras di una data squadra di pallone locale, con la maglia di colore viola che ieri sera ha fatto zerazzèro con un'altra squadra di colore bianconero, i quali si dilettano di gridare sovente, sulle gradinate, "ACAB, ACAB" per poi effettuare le loro provocazioni ben protetti da un sontuoso cordone di polizia. Come dire, All Cops Are Bastards allo stadio, ma non in via Pistoiese. In via Pistoiese, ACAF. All Cops Are Friends. 

E ora? Ora, chiaro, fioccheranno le denunce per non dir di peggio. I poliziotti e carabinieri contusi e medicati in ospedale ne sono i classici prodromi, quelli ovviamente strombazzati dai media imbeddati. C'è chi dice che non ne valeva la pena, c'è chi dice il contrario; e sono opinioni da vagliare bene, perché non appartengono solo al terreno del pensiero ma anche e soprattutto a quello della pratica. Intanto, alle Piagge s'è visto oggi qualcosa di diverso accanto a certe cose consuete. La cosa più diversa, è stata la meraviglia assoluta di un bel po' di abitanti del quartiere, che non sapevano neppure che cosa stava accadendo, ed ai quali è stato spiegato con dovizia e pazienza persino in mezzo al canaio. Qualcuno annuiva, qualcun altro strillava il classico "ci sono i bbbbambini!!" quando di bambini non se ne vedeva neanche mezzo per sbaglio (a quell'ora, i bambini sono tutti a rincoglionirsi su facebook e con Peppa Pig, del resto). Qualcuno criticava, qualcuno insultava e qualcun altro discuteva. Magari pure cambiando idea, perché in fondo non ci vuole molto. Ciò di cui, come si diceva prima, i detentori del potere e i loro servi hanno una fifa blu.

Qualcun altro, poi, rilasciava preoccupatissime dichiarazioni a base di brutta giornata, di nonviolenza e di dialogo. Peccato che, nei quartieri come le Piagge, si viva una quotidiana situazione di violenza istituzionale, e che il "dialogo", panacea di tutti i mali, non sorta altro risultato che far aumentare la presenza e l'agibilità dei fascisti, e il razzismo a rondemà; a volte, il dialogo, quello vero, ha bisogno -come dire- di una spintarella un po' più decisa e non fraintendibile, al di là di come tale spintarella possa essere percepita sul momento. A condizione, naturalmente, che non finisca qui e che non si tratti di un episodio una tantum. Migliorando mille cose, non commettendo certi errori e interagendo con le popolazioni dei quartieri (facendosi, quindi, un culo immane e rischiando manganellate, denunce e galere, perché quelle ci saranno sempre).

E il sor parroco? Lungi da me volerlo attaccare, e considero la sua attività nel quartiere degna di attenzione e di lode. Sono conscio delle enormi difficoltà che deve affrontare ogni giorno, e dei rischi che corre (non ultimo quello di essere trasferito con vincolo di obbedienza, facendo egli volontariamente parte di un'istituzione assolutistica come la Chiesa cattolica).  Ma dovrebbe, a mio parere, riflettere bene anche lui su molte cose. Sempre un compagno di strada, e sulle barricate di un quartiere che non è "Tor Sapienza"; ma su quella strada ci possono essere mescole d'asfalto assai diverse e piedi ancor più diversi. Alla fine, di essere venuto a portare la spada l'ha detto pure il suo Gesuccristo, e una spada taglia. Persino i manganelli. Buona fortuna a lui, buona fortuna a noi, e buona fortuna a tutte le Piagge del mondo, liberate dalle centomila merde di questo mondo.

Dum Romae consulitur, Plagiae liberantur.