domenica 15 novembre 2015

Guerra santissima


Man mano che passano le ore, appare sempre più chiaro quanto la guerra sia santa. Santissima, direi. Ma certamente non solo per i "jihadisti", o comunque li si voglia chiamare; la guerra e santa, santissima per tutti coloro che non aspettavano altro. Ce ne abbiamo anche noialtri, di jihadisti di tre cotte; anzi, per la maggior parte non vengono affatto dalle "banlieues" (quella parola che tutti amano tanto, ma che nessuno sa scrivere, specialmente fra il giornalistume). Gli jihadisti di casa nostra sono generalmente incravattati e occupano posti di "alta responsabilità", in alcuni casi addirittura altissima. Citazione d'obbligo per il jihadista François Hollande, presidente della Repubblica Francese, che oggi vuole prorogare lo stato di emergenza a tre mesi (per legge, non potrebbe oltrepassare i dodici giorni). Ah, che sogno! Mentre incassa la "solidarietà" mondiale persino sui campi di pallone della serie B italiana, mentre tutto il mondo è un profluvio di tricolori francesi senza nemmeno una bandierina libanese che ricordi quei cinquanta morti di Beirut del giorno prima (quelli non hanno "storie" e nemmeno scarpe, orologi o pupazzetti abbandonati sui marciapiedi), per non parlare dei ragazzi di Suruç e di Ankara per i quali nessun pianista itinerante si è scomodato a suonare non dico "Imagine" ma nemmeno una canzoncina qualsiasi, trova subito un codazzo di potenti, alti funzionari, magistrati e quant'altro felici come pasque. Gli jihadisti allàglièggrande eseguono, e loro passano all'incasso praticamente certi che le opinioni pubbliche saranno non solo passive, ma addirittura attivissime nel sostenerli. Un esempio perfetto, in queste ore, ce lo abbiamo anche a casa nostra. E' il signore qua sotto, con tanto di poltrona, cravattona e orologione.


Si chiama Franco Roberti e, nonostante il suo nome non sia magari noto a tuttissimi (principalmente perché non fa il calciatore e non ha partecipato a X Factor) occupa una carica non da poco: fa il Procuratore nazionale antiterrorismo. Come tale, non ha perso tempo; oggi, in un'intervista a Lucia Annunziata, ha dichiarato papale (e, in prossimità del "giubileo", l'aggettivo papale ci sta particolarmente bene): "Bisogna essere disposti a cedere una parte delle nostre libertà". Subito dopo, citando gli esempi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna (quando si parla di "libertà", bisogna immediatamente citare almeno un paio di fari della democrazia), ha parlato esplicitamente della libertà di comunicazione; emmenomale che, undici mesi fa, tutti quanti "eravamo Charlie" e guai a toccare la libertà di espressione, valore occidentale fondamentale, messa a repentaglio dai terroristi. Undici mesi dopo, si invocano i bavagli di guerra con ottime probabilità che passino, dappertutto. 

Oggi sono in vena di grandeur, perdìo. Prima di continuare con il post, vorrei quindi rivolgere un appello alle autorità competenti, spero supportato in tutti i modi possibili (quindi, nonostante la mia avversione personale per questi mezzi, se volete tuittàtelo, facebuccàtelo, diffondetelo come vi pare anche coi pizzini e i piccioni viaggiatori) affinché il signor Franco Roberti venga immediatamente rimosso dalla sua carica e obbligato a dimettersi per il palese attentato alle libertà democratiche che ha compiuto. Mentre si ciancia, come sempre, di "democrazia" e di "libertà" da opporre all'oscurantismo fanatico e assassino, nei fatti si preme e si lavora affinché la libertà e la democrazia vengano limitate, represse, cancellate. Mentre si fa finta di "non avere paura", e lo si dichiara ad ogni pie' sospinto, si instilla sempre più la paura e il terrore; ed instillare il terrore si chiama, per l'appunto, terrorismo. Dichiarazioni come quelle di Franco Roberti sono, secondo tutti i crismi della Ragione e della Democrazia, terroristiche; per questo, anche e soprattutto per la carica che occupa, il signor Franco Roberti è indegno di occuparla.

Ma scherzo, naturalmente. Ma figuriamoci. Siamo oramai nella guerra santissima e, avendo tutti quanti una paura fottuta mentre, peraltro, ci illudiamo di non averla (specialmente da queste parti, che ancora non sono state toccate direttamente "alla parigina"), saremmo dispostissimi a rinunciare a ogni cosa, altro che alla sola "libertà di comunicazione". Già, tanto, non si "comunica" generalmente assolutamente nulla, a parte spedire tweet imbecilli e riempire paginate di idiozie, "amo", "teso", pallonismi e razzismi da tre soldi. Per questo, quando parlo di perfetta interazione tra jihadismi e guerre santissime, so di parlare di una cosa talmente palese da non aver neppure bisogno di una minima argomentazione. Sembra una partita di tennis dove i due contendenti, divisi da una rete di carta, si sono messi d'accordo perché entrambi vogliono esattamente la stessa cosa. Io ti faccio la volée di un bell'attentato clamoroso in mezzo alla Ville Lumière, io incasso e ringrazio con i tanto agognati stati di emergenza, coprifuochi, repressioni, limitazioni della libertà e controlli. Tutte cose che servono ad una cosa sola: tenere le società, oltre che in un perenne stato di paura, sotto un giogo sempre più stretto che, senza impedire minimamente atti come quello di Parigi (o com'è che, nonostante le "operazioni" tanto strombazzate, questi continuano a colpire come e quando vogliono...?), determina di fatto la fine definitiva della "democrazia".  Anche di quella "occidentale" classica. Una serie di staterelli di polizia riuniti in un'entità "sovranazionale" capace esclusivamente di politiche economiche scellerate e al servizio totale del capitale internazionale, "libertà" oramai ridotta al lumicino e ogni possibile sostegno dato a formazioni espressamente fasciste, razziste, naziste. Io sono curioso di vedere come "saremo tutti francesi" quando al posto di Hollande ci sarà Marine Le Pen oppure, di nuovo, Nicholas Sarkozy.

Parlano di "essere disposti a cedere una parte delle nostre libertà", quando le abbiamo cedute oramai praticamente tutte. Per questo è bastata una parolina magica: "legalità". I padroni hanno ordinato e loro hanno eseguito; ora i padroni, nella irreversibile crisi del capitalismo a tutti i livelli, hanno bisogno dell'appiglio naturale: la guerra. Per la guerra ci vuole un "nemico", che si sono fabbricati benissimo a base di "stato islamico" (prima foraggiato, finanziato, armato; e sentire adesso parlare uno come Erdogan o persino gli Arabi Inauditi di "lotta alle fonti finanziarie dell'ISIS" non so se fa più pena, schifo o malinconia, tanto per parafrasare una vecchia canzone). Il "nemico" deve essere quanto più possibile ripugnante, crudele, schifoso, sanguinario. Deve assassinare non solo le persone (specificando che mezzo milione di siriani o curdi non valgono certamente quanto 129 francesi o occidentali in genere, qualcuno pure di religione islamica), ma anche l'arte e la cultura; e in questo mi sembra che si sia dato molto più risalto alla distruzione di Palmira che alle centinaia di migliaia di morti e di profughi (però noialtri siamo molto sensibili a queste cose, guai a toccare l'arte anche se, in genere, prima che fosse distrutta dall'ISIS Palmira nessuno sapeva nemmeno dov'era e se si diceva "Palmira" a qualcuno, credeva fosse la bisnonna della sua vicina di casa). Deve assolvere, il nemico, non solo a queste funzioni, ma anche a quella -egualmente fondamentale- di convogliare la responsabilità e l'odio sulle masse di immigrati che sono previamente state cacciate via dai loro paesi oggetto di "riassetti" e mire varie. Alle "libertà" abbiamo dovuto dire addio oramai sai da quanto; si finisce sotto processo e/o in galera per un post su un blog, per una scritta su un muro, per la dichiarazione di uno scrittore, per un assembramento, per un compressore, per aver tirato due uova alla macchina del jihadista Salvini, per qualsiasi cosa che non rientri nel vaglio sempre più stretto della loro "legalità". E ci si finisce anche e soprattutto perché, tutte queste "libertà", le abbiamo cedute senza colpo ferire. Senza più lottare per esse. Senza più, probabilmente, che ce ne importi più granché. Le abbiamo sostituite con gli smartphone e coi "flash mob", e ora stai a vedere che dovremo cedere pure quelli. Dopo esserci autoschedati tutti per arricchire inverosimilmente il signor Zuckerberg, ci si accorge che tutto questo viene agevolmente sfruttato dagli "jihadisti". Dopo esserci resi, e volontariamente come tante pecorine obnubilate, tracciabili, schedabili, controllabili in ogni momento della nostra vita. 

Bene, su. Tanto ora c'è la guerra. Visto che va di moda il francese, à la guerre comme à la guerre. Cediamo tranquilli e beati una "parte della nostra libertà", che poi sarebbero i nostri tanto decantati "valori", quelli che ci distinguono dai fanatici invasati che invocano "dio". Poi, però, affolliamo le città, le piazze, gli stadi e quant'altro dietro a un signore tanto buono e bravo che parla di pace e ci dice che "compiere atti inumani in nome di dio è una bestemmia", quando l'istituzione di cui è a capo lo ha fatto per millenni. I nostri unici "valori" sono, attualmente, quelli di chinare sempre il capo e di cacarci addosso. Non solo davanti agli "jihadisti", ma anche e soprattutto davanti al potere. Il quale potrà fare tranquillamente, come sempre, la sua guerra e il suo denaro. E, contrariamente a quanto si dice, non siamo affatto "agli inizi". Le cose sono già iniziate da tempo, ma dovevamo accalcarci alle sei di mattina davanti all' "Apple Store" per comprare l'ultimo modello dell'iPod, dell' iPad, dell'iPhone, dell'iWar.