venerdì 12 ottobre 2007

L'Etica del Carciofo


Una delle più belle canzoni di Max Larocca s'intitola (come sapranno i milioni di suoi fans, corrispondenti –ovviamente- ai milioni di frequentatori di questo blog) L'etica del viandante. Ultimamente, invece, io "viando" abbastanza poco; ritengo di aver già saltabeccato a sufficienza, di paese in paese, di pelle in pelle, di lingua in lingua. Magari un giorno tornerò a farlo, chissà; per il momento mi sento abbarbicato alla terra. Giocoforza sarebbe, a questo punto, tirar fuori tutte le poetiche immagini a base di nobili alberi e radici; ma poiché non posso e non oso aspirare a tanto, mi rifarò a una pianta (anzi, a un ortaggio), a me ben più congeniale. E se etica ha da essere, questa sarà l'Etica del Carciofo.

Non soltanto perché adoro i carciofi, cucinati in ogni maniera e anche mangiati crudi in pinzimonio. In questo mio eterno intrecciarsi d'ortaggi e canzoni, ce n'entra un'altra. Una canzone in cui, per la prima volta, ebbi modo di conoscere una curiosa espressione che mi si è appiccicata addosso. Cuor di carciofo; o meglio, aderendo all'originale, cœur d'artichaut. La canzone è di un autore con cui ho un rapporto a dir poco conflittuale e complesso, Georges Brassens, e verso il quale non posso che ripetermi ogni volta l'odi et amo catulliano; ma probabilmente questi sono fatti miei. C'è una sua canzone che si chiama Embrasse-les tous, certamente non fra quelle memorabili; parla di una ragazzina che la dà a tutti (tranne che a te, lettore, sàppilo). E' qui che ho sentito per la prima volta quell'espressione, che poi è un modo di dire francese: cœur d'artichaut, tu donnes une feuille à tout' le monde. Cuor di carciofo, dai una foglia a tutti.

Ha un doppio senso. Può voler indicare una persona che sente condivisione, e forse anche qualcosa di simile all'amore, verso tutti quanti. Che "si dà", insomma. Ma può anche significare che questa persona è, come dire, "facile". Le due cose s'intrecciano quasi sempre, con tutto quel che ne consegue, di bello e di brutto, di buono e finanche di pessimo. Nell'Etica del Carciofo bisogna sempre tenerne conto, dato che non sempre si ha a che fare con altrettanti cuori smisuratamente multifoliati. Anzi, quasi mai. L'incontro tra due cuor di carciofo, poi, può rivelarsi simpaticamente terrificante. Mi è capitato una sola volta nella vita, e il 18 giugno 2002 è finita a manate in mezzo alla strada.

Accadde poi che mi fu regalato un libro, persino con una bellissima dedica. Si chiama Cœur d'artichaut, e poiché il suo autore, François Cavanna, e Georges Brassens si conoscevano più che bene, non è improbabile che la canzone di cui parlavo prima c'entri qualcosa. E' la storia, appunto, di un cuor di carciofo. Di uno che, dando una foglia a tutti (anzi, a tutte), finisce col creare –e col crearsi- infelicità e addirittura morte. Nell'Etica del Carciofo questa è una cosa più che possibile. I cuori di carciofo piacciono molto, sono generalmente persone che possiedono un discreto charme; va a finire, però, che quando la carciofitudine si mostra in tutto il suo splendore subentra qualcosa che va dal disgusto all'odio. Mi è capitato anche questo; e non c'è nulla da fare. I carciofi sono buoni, ma bisogna starci attenti. Danno foglie a tutti, ma sono foglie spinose.

Oggi mi è capitato di risentirmela dire, quell'espressione. Cœur d'artichaut. Me l'ha scritta un bellissimo amico in una sua mail. Rieccola. Madonnarbùio, non si scampa. Proprio appena finito un periodo in cui, con qualche indecisione ma sostanzialmente con grande impegno e convinzione, avevo perlomeno tentato di essere un po' meno carciofo. Evidentemente c'è ben poco da fare: carciofi si nasce, e carciofi si muore. Col relativo cuore. Dai gastronomi, il cuore del carciofo sembra sia considerato come la parte migliore; però, prima d'arrivarci, bisogna levare tutte le foglie, Una ad una, facendo attenzione a non pungersi. Prima di riuscire a capire, e a vedere, di che cosa sia veramente fatto quel cuore, ovverossia quel cervello perché il cuore altro non è che una pompa elettrica, bisogna sfogliare e sfogliare. Chi ne vuole? Oh, anche le foglie sono buone. Al limite allegano un po' la bocca. Al limite si può succhiarle e sputarle quando non rimane più niente. Presumo che tutti sappiano come si mangia un carciofo.

E li avete mai visti, i fiori del carciofo? Sono molto belli, forse anche un po' inquietanti. Non staranno mai a ondeggiare al vento, sotto cieli monocromi o variopinti, in stagioni di tristezza o d'allegria. Fermi e circondati dalle spine, elevano aghi impercettibili; e già sul sentiero s'avvicina qualcuno con un paio di forbici perché noi carciofi non ci abbiamo dentro preziosi e freddi elementi, ma il ferro. Che lo vogliate o no, per la vita è necessario; l'oro no.

Nessun commento: