martedì 22 luglio 2008

Opporsi al destino?


Opporsi al destino non si può. Il fato -dicevano gli antichi, e gli antichi hanno sempre ragione (saranno mica stati un po' fascisti, a volte?)- aveva la prevalenza anche sul volere degli dèi. Così, è inutile stupirsi più di tanto se, oggi, ci ritroviamo per l'ennesima volta il personaggio nella foto come "ministro", e anche come menestrello a base di "Robin tax" (questa l'origine della parola: ministrellus, "piccolo somministratore" o roba del genere; e, come si sa, le ballate di Robin Hood erano affidate giusto ai menestrelli). Sarebbe sufficiente conoscere almeno un po' gli antichi documenti dei nostri padri, come le primitive attestazioni della lingua latina.

Tra di esse ce n'è una che sancisce una volta per sempre il nostro fato. E' il cosiddetto Carmen Saliare, risalente con tutta probabilità al VI secolo a.C., che veniva intonato dal cosiddetto "Collegio dei Salii" nei mesi di marzo e ottobre, in onore della Luce. Il documento, tramandatoci in forma scritta da Varrone, era in un latino talmente arcaico che, in epoca repubblicana e imperiale, non veniva più compreso dai coevi. Era rimasta, come si dice, una formula rituale. Ma guardate come dice nel suo testo originale:

Divom parentem cante
Divom deo supplicate.
Quonne tonas, Leucesie,
prai tet tremonti
quot ibei tet dinei
audiisont tonase.

Letto? Ecco, allora capirete meglio il nostro fato quando vi dirò che il collegio dei Salii si sarebbe costituito in un'epoca antichissima per impedire il trafugamento di uno scudo sacro caduto dal cielo, che i Salii presero sotto la propria custodia. A tal fine fecero forgiare dal fabbro Mamurio Veturio undici scudi, e il dodicesimo di origine divina sarebbe rimasto mimetizzato tra gli altri. I Salii avevano il compito di proteggere il Tesoretto. Come non parlare di destino in questo caso?

E la stessa traduzione del "Carmen Saliare", pur incerta che possa essere, sembra confermare il tutto: si tratta di una primitiva forma di lode a Berlusconi!

Lui, padre degli dèi, cantate,
Inginocchiatevi davanti al dio degli dèi.
Quando tuoni, o signore della luce,
davanti a te c'è Tremonti
e quanti dèi nel cielo t'udirono tuonare.

Devo ancora convincervi? E non bastano certo le interpretazioni alternative, secondo le quali tremonti sarebbe la forma arcaica di tremunt, "tremano". E che importanza avrebbe, visto quanto tremano le nostre tasche di fronte alle grandiose iniziative del ministrellus? Senza contare che, ad ogni modo, a Sondrio, dove costui è nato (o risorto?) il suo cognome si dice, appunto, Tremùnt.

Insomma, già da millenni sta tutto scritto, e senza cambiare una virgola. Rassegniamoci.



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