lunedì 8 novembre 2010

Chiese e fascismi (1a parte)


Un tempo, vale a dire prima dell'era di Facebook, esistettero e fiorettero fiorirono delle cose dette "Newsgroups" (o "niusgruppi", dato che anche allora ci garbava molto storpiare l'inglese). Ed è un tempo talmente remoto, che neppure quasi esistevano i blogghi. Il qui presente, in quella lontanissima epoca, frequentava parecchi di questi gruppi in rete; tra il 2004 e il 2006 si diede da fare anche sul più marasmatico e caotico di quelli della rete Usenet in lingua italiana, vale a dire it.politica. Credo che esista ancora, seppur come tutti viva un'assai grama vita; ma allora, in mezzo alla confusione più totale, alle tonnellate di troll e di spam e ad altra roba, a volte si riusciva persino a scrivere qualcosa di minimamente articolato. Mi è venuto quindi in mente, dato che negli ultimi tempi la mia attività postatoria autonoma è piuttosto in ribasso (e ne fa fede il post "kavafiano" che precede questo, che ritengo uno dei più brutti e pretenziosi che abbia mai scritto), di ripostare un piccolo ciclo di scritti vagamente storici che avevo giustappunto inserito su it.politica a partire dal 10 aprile 2005. Un secolo fa, capirete. In tutto sono dieci post, che vi intratterranno a cadenza giornaliera a partire da stasera. Non abbiate timore: sono già tutti scritti da anni, e quindi non sono soggetti alla regola dei miei "feuilletons", che cominciano, si interrompono, e un giorno riprenderanno (quando mi andrà). Li lascio così come sono, anche con gli immancabili "riferimenti interni" al newsgroup che ovviamente saranno non facilmente coglibili, e con gli altrettanto ovvi riferimenti epocali (anche personali: all'epoca abitavo in Svizzera); le uniche "novità" rispetto all'originale sono l'iconografia (consistente per lo più in autentiche facce di merda) e l'uso del corsivo e del grassetto: tutte cose che in quell'antidiluviano mezzo telematico che furono i newsgroups erano impossibili. Spero che il loro argomento potrà interessare qualcuno; buona lettura, se e quando vorrete. [RV]

Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

1a parte
(it.politica, 10 aprile 2005)

Le chiese ufficiali europee, ed in particolare la chiesa cattolica, sono state più o meno tutte quante compromesse con i regimi autoritari del periodo tra le due guerre. Smetto quindi per un po' i panni del "batti e ribatti" più o meno sterile e indosso quelli dello storico: il presente piccolo saggio raccoglie come dei flebili echi soffocati dalle divine trombe e dai tamburi nella storia contemporanea, senz'altra pretesa che quella di chiarire un po' dei fatti tenuti accuratamente nell'ombra.

Per quanto riguarda la chiesa cattolica (già sotto il papato di Pio XI) sembra sussistere una spiegazione ben precisa: "La condanna del comunismo era stata assai più decisa di quella del nazismo, [poiché] esso era percepito come il male minore", scrive Georges Bensoussan (1). Ma andiamo per ordine.

António de Oliveira Salazar (1889-1970)

I compromessi iniziarono, dal punto di vista strettamente geografico, con il Portogallo di Salazar, il cui regime era esaltato dal fascista cattolico francese Robert Brasillach, nel 1939, con queste parole: "Un corporativismo intelligente, misurato e cristiano." (2) L'ultratradizionalista cattolico svizzero Gonzague de Reynold (3) così giudicava la situazione politica portoghese del 1937: "Il regime di Salazar è quello per cui nutro più simpatia: è un regime che cerca di liberare la personalità umana. È l'opposto di un regime totalitario: è un regime autoritario, è il prototipo dello Stato Cristiano" (4). Ma andiamo avanti, perché la lista è lunga: la Spagna di Francisco Franco nasce dalla "santa violenza" di cui parla ancora Brasillach, a proposito della Falange. Brasillach dichiara, nel 1938: "Le fiamme della guerra di Spagna hanno finalmente dato a queste immagini la loro colorazione religiosa" (5); suo cognato, Maurice Bardèche, parla apertis verbis di "cristianesimo fascista" e proprio in questo modo intitola un suo articolo (pubblicato nel luglio 1938), sulla rivista fascista (e poi collaborazionista) parigina "Je suis partout".




Ricordiamo anche, tra molti altri esempi, la lettera collettiva dell'alto clero spagnolo redatta nel luglio 1937 dal cardinal Goma, arcivescovo di Toledo, probabilmente su istigazione di Franco stesso, ed inviata ai vescovi del mondo intero; in tale lettera, gli eminenti prelati non esitano a dichiarare "teologicamente ineccepibile" il sollevamento militare contro la Repubblica. Tranne il clero basco, cui la gerarchia cattolica spagnola rimproverava da tempo "di non avere ascoltato la voce della chiesa", solo due dignitari ecclesiastici si rifiutano di firmare la lettera: si tratta dell'arcivescovo di Vitoria (che peraltro si trova già in esilio) e di quello di Tarragona, che fugge nel 1939 (6).


Philippe Pétain (1856-1951)

Nella Francia di Pétain, decisioni quali la creazione del "Servizio d'Ordine della Legione dei Combattenti" (Service d'ordre de la légion des combattants), già dal 1940 braccio armato della repressione politica, la promulgazione dello "Statuto degli Ebrei" (ottobre 1940) o la creazione della Milizia (dicembre 1942) non vengono assolutamente criticate dalla gerarchia cattolica francese e vaticana; le sole eccezioni furono quelle del vescovo di Montauban, mons. Théas, dell'arcivescovo di Tolosa, mons. Salièges; e il cardinal Gelier, arcivescovo di Lione, pure critica blandamente tali decisioni ma resta defilato. Il silenzio della chiesa fu largamente ricompensato dal regime di Vichy; la chiesa cattolica francese stende la sua longa manus fatta di compromessi e connivenze con fascisti e nazisti, bene esemplificata nell'aiuto fornito a Paul Touvier, il torturatore e fucilatore di ebrei e partigiani, che dopo la liberazione fu nascosto in un convento con il beneplacito delle alte sfere e che, grazie alle sue altolocate amicizie all'arcivescovado parigino e in Vaticano, riuscì a sfuggire più volte alla giustizia francese finché non fu definitivamente arrestato e condannato il 20 aprile 1994. Scrive David Stout del "New York Times" del 18 luglio 1996:


Paul Touvier (1915-1996)

"Revelations that he had been sheltered over the years by the Catholic church hierarchy in Lyon and later by right-wing clerics elsewhere reminded the French people of something many would prefer to forget: the comfortable wartime relationship between the French Catholic hierarchy and the puppet Vichy government, regarded by many clergymen as a savior from leftist politicians and ideas."

Ricordiamo anche che l' "affare Touvier" era stato sollevato nel 1988 dal giornalista Claude Moniquet, in un suo saggio intitolato significativamente "Un miliziano fascista protetto dalla chiesa" ("Un milicien fasciste à l'ombre de l'Eglise", Parigi 1989).

NOTE alla 1a parte

1 Histoire de la Shoah, Paris, 1996, p. 91.
2 Anne Brassié, Robert Brasillach, Paris, 1987, p. 158.
3 Pierre-Marie Dioudonnat, Je suis partout 1930-1944. Les maurrassiens
devant la tentation fasciste, Paris, 1973, p. 150.
4 Ibid.
5 Anne Brassié, op. cit., p. 158 et p. 162.
6 Hugh Thomas, La guerre d'Espagne, Paris, 1961, p. 455

(1. continua)