mercoledì 14 dicembre 2011

Giovanni Donzelli e Paolo Padoin: eccovi le "Istituzioni"


Bene ha fatto Io non sto con Oriana a pubblicare sul suo blog l' "intervento" del fascista in doppiopetto Giovanni Donzelli, consigliere regionale PDL e promotore "storico" di Azione Giovani e di Casaggì, relativo ai fatti di ieri a Firenze. "Intervento" prontamente cancellato dal sito della Regione Toscana e che ha provocato alcune blande reazioni istituzionali; ma esistono sempre le copie cache. Quanto mai opportune, perché è bene consegnare alla visione di tutti quanto è arrivato a dichiarare questo bellimbusto nell'immediatezza della strage razzista e fascista di Piazza Dalmazia e di S.Lorenzo. Per una volta, mi piacerebbe (e arrivo a sollecitarlo) che quanto segue sia ripreso dal maggior numero di blog possibile e diffuso, e anche da pagine Facebook (che almeno servano una volta a qualcosa per davvero!), da forum, da ogni cosa. Come si diceva una volta: "leggete e diffondete". E' necessario vedere a che punto possano arrivare l'abiezione e la stupidità di un essere umano, di un vigliacco che non appena accortosi della vera natura della strage di ieri, ha pensato bene di scappare come un coniglietto. Al pari dei suoi amichetti di Casapound, che si sono affrettati a cancellare gli scritti di Gianluca Casseri presenti sul loro "Ideodromo". Riporto qui di seguito la trascrizione effettuata da Io non sto con Oriana dell' "intervento" di Giovanni Donzelli:

Far West in piazza Dalmazia, Donzelli (Pdl): «Firenze crocevia della criminalità. Falliti i tentativi di integrazione»
Dichiarazione del Consigliere regionale del Pdl Giovanni Donzelli.

«Regolamenti di conti, sparatorie, infiltrazioni camorristiche e criminalità internazionale: Firenze è ormai e crocevia del malaffare. Forse sarebbe opportuno che il sindaco Matteo Renzi tra una kermesse e l’altra, si interessasse anche del precipitare dei livelli di sicurezza in città. E’ evidente che sono miseramente falliti tutti i tentativi di integrazione portati avanti dalla politica delle ‘porte aperte a tutti’ praticata dalla sinistra negli ultimi decenni a Firenze e in Toscana». «Così, mentre alle spalle della Leopolda, tanto cara a Renzi, centinaia di irregolari vivono in condizioni di illegalità e malessere, la stessa piazza Dalmazia, teatro del regolamento di conti di oggi con tanto di sparatoria, la notte si trasforma in un giaciglio di disperati. Intanto, a poche centinaia di metri, continua l’occupazione abusiva di Poggio Secco con decine e decine di irregolari che non vengono né censiti né controllati, ma che in alcuni casi ottengono la residenza negli stabili occupati illegalmente». «In questo scenario, le forze dell’ordine operano tra le mille difficoltà dovute non solo alla tolleranza di fenomeni di abusivismo da parte dell’amministrazione comunale, ma anche alla scelta folle di non dotare la nostra regione di un centro di identificazione per extracomunitari. In un simile clima da far west internazionale si insediano facilmente la criminalità organizzata e le mafie di tutto il mondo».


Il fascista Giovanni Donzelli, "consigliere regionale".

E' bene cominciare a fare i nomi e i cognomi di tutti i complici di questa strage, di coloro che con le loro azioni e le loro parole hanno contribuito a creare in questi anni l'humus necessario per il gesto di Gianluca Casseri. Giovanni Donzelli è uno di questi. Se esiste davvero, come tanto si blatera, una "Firenze antifascista", essa non deve perdere tempo in chiacchiere ma neutralizzare e isolare politicamente queste persone, le loro rappresentanze politiche, i loro circoli. Devono sentirsi dei paria, dei bubboni estranei, dei tumori maligni. Non blanditi, foraggiati, patrocinati, finanziati. Questi topi di fogna non devono avere nessuno spazio di espressione. Peggio dei lebbrosi. Altrimenti Firenze la smetta una buona volta di definirsi "città democratica", e siano riposte in un cassetto le "medaglie per la Resistenza" e tutti gli ammennicoli che, con una presenza fascista oramai diffusa e influente, non hanno più ragione di esistere. Ciò che ha scritto ieri il fascista Giovanni Donzelli non deve passare sotto silenzio e essere cancellato alla chetichella; una cancellazione, si badi bene, che non è derivata da nessun senso di pentimento o di vergogna reale, ma semplicemente dall'opportunismo e dalle possibili reazioni. Fortunatamente, sia nel caso della dichiarazione di Giovanni Donzelli e sia dei vomiti nazifascisti e razzisti di Gianluca Casseri, frequentatore a tempo pieno di Casapound e non semplice "simpatizzante" come vorrebbero far credere, su Internet scripta manent.

Sul lato "istituzionale", è impossibile non sottolineare anche l'agghiacciante sortita del prefetto di Firenze, Paolo Padoin. Costui, dalla sua elevata carica, non si mostra minimamente preoccupato per la strage di ieri, preferendo invece concentrarsi sulla sua ossessione: i Centri sociali. Anche qui è d'obbligo riportare le parole del signor Prefetto, esperto di "istituzioni rinnovate" e di cantautori degli anni '70:

«Proviamo dolore per una comunità che non ha mai creato alcun problema. La Toscana e Firenze sono un esempio di accoglienza e anche la comunità ha capito benissimo che si tratta di un gesto isolato e hanno seguito il nostro suggerimento di sciogliere la manifestazione per evitare il tentativo di fomentare la protesta da parte di gruppi esterni. Bisogna limitare adesso i “danni collaterali”, perché i centri sociali sono in grande agitazione. Ed è già accaduto che i centri sociali o gruppi organizzati abbiano cercato di strumentalizzare parti deboli della popolazione, come in questo caso la comunità del Senegal»


Il signor prefetto di Firenze, Paolo Padoin.

Avete capito? Dall'illustre signor prefetto, massimo rappresentante dello Stato in questa città, neanche mezza parola sul clima di odio razzista che è stato, questo sì, "agitato" costantemente dalla stampa cittadina (compresa quella falsamente "progressista"), da personaggi ben presenti nelle sue care "istituzioni" (come Giovanni Donzelli), da partiti di governo (PDL e Lega Nord), da realtà nazifasciste non soltanto presenti a Firenze, ma ben protette. Invece di rivolgere la sua attenzione ai complici di Gianluca Casseri, costui si mostra assai più preoccupato dei "danni collaterali" rappresentati dai Centri Sociali e dalla loro "agitazione"; naturalmente si tratta dei veri Centri Sociali, ai quali il signor prefetto deve pensare persino mentre si lava i denti la mattina. Le realtà antagoniste, le uniche che hanno lottato e continuano a lottare (a Firenze come altrove) per una coscienza ed un'azione antifascista. Il prefetto non è minimamente preoccupato, ad esempio, dai fascistelli di Casaggì, gli esaltatori dei cecchini, gli imbrattamuri, i ribelli non conformi all'ombra del Papi e dell'ex ministronza Giorgia Meloni. Come loro, il prefetto ora fa a gara nel presentare l'azione di Gianluca Casseri come quella di un "folle isolato". Presso la sede fiorentina di Casapound manda la Digos a organizzare un "presidio di difesa" notturno. E' in ambasce, il signor prefetto, per le possibili "strumentalizzazioni della parte debole della popolazione"; mancherebbe soltanto che avesse dichiarato che il Casseri, in realtà, è al soldo dei Centri Sociali perché, col suo gesto, permette loro di "agitarsi e strumentalizzare". E, infatti, l'articolista di Repubblica che ha raccolto la dichiarazione del prefetto trae in questo caso una conclusione corretta: "Il CPA nei prossimi giorni, insomma, sarà tenuto d'occhio molto da vicino." Per riassumere: per il signor prefetto, l'unica cosa da fare per dare una risposta forte alla prima strage razzista e nazifascista in Italia, è tenere d'occhio il CPA. Mica, che so io, chiudere le tane di Casapound, il merdaio di Casaggì o convocare una buona volta i direttori della Nazione o del Giornale della Toscana perché la smettano di gettare acqua sul fuoco con le loro quotidiane menzogne: no, bisogna reprimere ancora di più chi si oppone veramente, e pagando già un prezzo altissimo, a tutto questo stato di cose.

Persisto nel credere che denunciare pubblicamente le autentiche aberrazioni di personaggi come questi, e di diffonderle nonostante i loro goffi tentativi o di sbarazzarsene (come nel caso del nazista Giovanni Donzelli) o di manipolare la realtà dei fatti (come nel caso del prefetto Paolo Padoin, uno che peraltro a volte si definisce "di sinistra"), siano il miglior modo, e forse l'unico, di "parlare" realmente delle vittime senegalesi della strage di ieri, e per restituir loro la dignità che è stata loro tolta, assieme alla vita, non da un "pazzo isolato" ma da una società imputriditasi nell'inciviltà generalizzata che, ora, si manifesta alla perfezione nel suo braccio armato.