martedì 8 gennaio 2013

Promemoria







VII, 472.

Infinito fu il tempo, uomo, prima
che tu venissi alla luce, e infinito
sarà quello dell'Ade, E quale parte
di vita qui ti spetta, se non quanto
un punto, o, se c'è, qualcosa più piccola
d'un punto? Così breve la tua vita
e chiusa, e poi non solo non è lieta,
ma assai più triste dell'odiosa morte.
Con una simile struttura d'ossa,
tenti di sollevarti tra le nubi
nell'aria! Tu vedi, uomo, come tutto 
è vano: all'estremo del filo, già
c'è un verme sulla trama non tessuta
della spola. Il tuo scheletro è più tetro
di quello d'un ragno. Ma tu, che giorno
dopo giorno cerchi in te stesso, vivi
con lievi pensieri, e ricorda solo
di che paglia sei fatto.



Di Leonida di Taranto, dall' Antologia Palatina. Traduzione di Salvatore Quasimodo. E' per una persona che conoscevo poco; è per tutti; è per me stesso. Le cose arrivano così, in una mattinata qualsiasi, e ti costringono a ragionare, a ripensare, a prendere ogni momento in un dato modo. A continuare ben sapendo che. Un promemoria da non tralasciare, mai.