mercoledì 18 marzo 2015

Je ne suis personne



Poiché sono già passate diverse ore dai fatti di Tunisi è ancora non si è visto nessun cartello o tag "JE SUIS", né in francese e né in alcuna altra lingua, il sottoscritto provvede a fornire quantomeno un'utile base per chi volesse, putacaso, identificarsi con una ventina di disgraziati tra crocieristi della Costa e tunisini. Ma, poiché dubito che l'assalto al museo del Bardo susciterà nel mondo ondate di identificazione, sarà meglio dire le cose come stanno, e definitivamente: non "siamo" proprio niente e nessuno.

Non c'è la "libertà di espressione", ma dei banali turisti dentro un museo. Non c'è nessun insulto a profeti vari, sentimenti religiosi e dogmi rivelati, ma un normalissimo parcheggio nel quale erano entrati dei pullman. Non ci sono famosi vignettisti mezzi anarchici o chissà cosa, ma persone qualsiasi. In ultimo, non c'è neanche Parigi ville lumière, ma Tunisi. E, allora, non c'è neppure un "je suis"; nessun assembramento nelle città, nessuna spontanea manifestazione di solidarietà, nessuna fiaccolata silenziosa. Mi piacerebbe andare ora, per esempio, davanti al consolato tunisino in piazza san Marco, a Firenze (famoso per esporre, da una finestra, un bandierone di metri quadri); l'unico assembramento che troverei sarebbe quello consueto, vale a dire quello di chi aspetta gli autobus alla fermata.

Così, questo non essere nessuno riporta la cosa alla sua essenza. La riporta, ad esempio, al sangue già ampiamente dimenticato di Chokri Belaïd e Mohammed Brahmi. La riporta ai terrorismi innescati perfettamente dai riassetti degli ordini mondiali, che hanno un necessario bisogno di nemici mostruosi. La riporta all'odio procedente da altro odio e generatore di ulteriore odio. La riporta ad una sostanziale indifferenza, perché l'emozione, e lo si vede chiaramente in queste ore, ha bisogno di simboli qualificati. 

Un massacro di persone qualsiasi, di perfetti sconosciuti, non fa presa. Se, come è stato paventato, il museo del Bardo è stato una sorta di ripiego, un "piano B" al posto del Parlamento tunisino, la cosa è ancor più evidente; si pensa al computo dei connazionali rimasti vittime nell'attentato, ma il coinvolgimento reale è a livelli bassi. Si fanno le battute sull'ormai acclarata scalogna portata dalla Costa Crociere. Non ho sottomano dati chilometrici precisi, e in più c'è di mezzo il mare; ma Tunisi dovrebbe essere più o meno alla stessa distanza di Parigi. Meta di crociere di studenti molisani e impiegati comunali torinesi. 

Come sempre, gli unici che si sentiranno vicinissimi ad avvenimenti come quelli di Tunisi, saranno i naturali alleati degli "Stati Islamici" e di tutti i periodici bluff sanguinari messi in atto dal capitalismo. Nazifascisti europei, i Salvini, le Le Pen, gli escrementi del degrado e della sicurezza. I creatori di paura a comando hanno bisogno di chi la paura la esercita, e il capitalismo alleva bene i suoi cuccioli, dall'Ucraina alla Mesopotamia, dal Maghreb al Nordeuropa. Nello stesso giorno, un diciotto marzo qualsiasi, fa trionfare Adolf Nethanyahu (uno che, un paio di mesi fa, era pure lui "Charlie" a Parigi), reprime spietatatamente chi manifestava in occasione dell'apertura della nuova sede della BCE a Francoforte e organizza sapientemente il massacro di Tunisi affidandolo alla sua filiale di nazisti "islamici". Sarà stata colta la coincidenza?

Quindi, non passa giorno che non ci ribadisca il nostro essere nessuno. È questa l'unica identificazione possibile, l'unica reale; a meno di un'altamente improbabile ribellione globale, che avrebbe bisogno come prima cosa il sentirsi vicino ad ogni altro nessuno come noi, e non soltanto ai famosi vignettisti francesi. Ai giovani tunisini che crepano di disoccupazione come i giovani calabresi. Agli studenti messicani e agli scolari pakistani, gettati nel dimenticatoio dopo tre ore. Alle banlieues francesi e ai rom disprezzati. Alle ragazze di Kobanê e ai rinchiusi di Gaza. A tutti i nadie del mondo, tra i quali ci siamo pure noi. Persino quando facciamo una crociera e visitiamo un museo.

Essere nessuno, come un lontanissimo diciotto marzo lo erano anche due ragazzi milanesi ammazzati come cani mentre camminavano assieme per una strada.

Essere nessuno, sentirsi nessuno e ricominciare a dire: Noi saremo tutto. Allora, forse, crolleranno i signori della morte, i loro dèi, i loro ordini, le loro banche centrali e il loro niente.