martedì 18 dicembre 2012

Come dicono a Oxford, io mi ci pulirei il culo.


E' naturale che, da autentica puttana nazionalpopolare quale è diventato oramai da tempo, Roberto Benigni approdasse alla Costituzione in tivvù, mettendoci su il consueto spettacolino da audience milionaria. Gli ingredienti c'erano tutti, l'esegesi, l' "orgoglio italiano", Berlusconi. Pure il titolo gozzaniano, La più bella, come l' "isola non trovata" che a suo tempo fece fare un album a Guccini; già, perché oramai siamo arrivati, nella mortifera retorica in cui siamo riconosciuti campioni mondiali, all'estetica costituzionale. Le "carte fondamentali" si giudicano in quanto a "bellezza", non come serie di principi alla base di uno stato. Conta la "bellezza", non l'effettiva applicazione dei solenni proclami che vi sono enunciati; ma, ripeto, non deve stupire che un Benigni si presti a questa mistificazione che va avanti, oramai, da diverso tempo. Quella della "costituzione più bella del mondo"; ciò presupporrebbe in primo luogo che l'Italia dev'essere proprio un bello Stato, e che gli altri sono più brutti. Ma pensate un po'. 

La Costituzione italiana, così tanto (e fintamente) "amata" specialmente da certa sinistra, è innanzitutto la costituzione di uno stato borghese in piena regola, con la gentile partecipazione dei comunisti del dopoguerra che, di lì a poco, sarebbero stati cacciati via a calci nel sedere dopo non aver mancato peraltro di amnistiare generosamente i fascisti e di inserire di peso, proprio in quella meravigliosa costituzione, il Concordato tra Mussolini e la Chiesa cattolica. Costituzione di uno stato borghese repressivo fin dai suoi albori, ma infiorettata con tanti bei princìpi che sono rimasti, tutti quanti e regolarmente, carta straccia. Sin dalla prima frase della "repubblica basata sul lavoro", passando per il "ripudio per la guerra" e per il "divieto della ricostituzione del Partito Fascista"; ma che dire della "promozione delle scienze e delle arti", in un paese dove la cultura è in una condizione comatosa, dove l'immenso patrimonio artistico crolla a pezzi, dove i fondi destinati a codesta "promozione" sono ridotti oramai all'osso e tagliati a ogni finanziaria, dove chi si occupa di scienza è costretto a emigrare? 

Articolo 1: L'Italia è una repubblica fondata sulle spese militari. Perché quelle non vengono mai a mancare. Quelle sono "promosse" con entusiasmo. Quelle non vengono mai tagliate. Articolo 11: L'Italia ripudia i suoi cittadini, li strizza di tutti i loro averi erogando in cambio servizi di merda, privatizza ogni infrastruttura fondamentale, distrugge e dissesta il territorio, spedisce in mezzo mondo i suoi "soldati di pace" a fare la guerra a comando, con costi spaventosi, spiana valli intere e, siccome non è abbastanza, quando è necessario ti fa anche saltare in aria sui treni, nelle stazioni, nelle piazze. Disposizioni transitorie e finali: Il Partito Fascista, in una sua forma, viene ricostituito fino dal 1946 con il nome di "Movimento Sociale Italiano"; attualmente, oltre ad un partitino che si chiama proprio "Partito Nazionale Fascista", abbiamo anche "Fascismo e Libertà" oltre alle varie Forze Nuove, Casapound eccetera che prosperano a suon di milioni. Davvero "la più bella", non c'è che dire.

Dice poi, questa bellissima Costituzione, che la "sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Io non credo che il cosiddetto "popolo italiano" abbia mai desiderato essere "sovrano", altrimenti questa sovranità se la sarebbe presa come altri popoli hanno almeno tentato di fare ma senza nessuna conrega di barbogi, di "padri fondatori" che vergavano parole su parole e mettevano firme. Aveva tentato di prendersela sul serio, la sua sovranità, il popolo spagnolo nel 1936; e sono certo che la cosa non prevedeva proprio nessuna "costituzione" e neppure nessuno stato di merda.  Il "popolo italiano" ha avuto in compenso quel che, in fondo, ha sempre desiderato: essere suddito, e magari anche con una colossale presa per il culo come la sua "costituzione" che fa audience con il guitto antiberlusconian-dantesco. Ma ognuno ha quel che si merita.

Quindi, come dire, questa vostra bella "Costituzione", tenetevela pure. Non soltanto con gli spettacolini di Benigni, ma anche con le canzoncine di Shel Shapiro; tenetevela insieme ai centocinquantesimi anniversari, alle bandierine alle finestre, a Napolitano e a tutto il resto. Per quel che mi riguarda, io persisto nel pulirmici il culo perché le vicende di sessantacinque anni dovrebbero avere oramai dimostrato che è soltanto carta da culo, e neppure morbida. Cartaccia di quella rozza, e sporca non soltanto di merda, ma anche e soprattutto di lacrime e sangue. Fatevici i vostri spettacolini, sbavateci sopra, chiamate Benigni, e magari la prossima volta anche Alba Parietti a fare l'esegesi dei segreti di stato e a dire chi le ha messe le bombe in piazza Fontana, in piazza della Loggia e alla stazione di Bologna. Sai che audience si avrebbe!