mercoledì 22 maggio 2013

Pane pe' su' denti


 E' morto Andrea Gallo, una persona degna di rispetto.

Non mi importa di quel "don" usualmente prefisso al suo nome. E non m'importa, né mi attiene, quel "messaggio evangelico" di cui sarebbe stato portatore. Non me ne intendo, e poi avesse portato un po' quel che gli pareva, nella sua vita. 

E' morto, però, chi se n'era andato sulla nave Garaventa; e ci provasse a andare lui, chi oggi fa il disdegnoso o il sufficiente.

E' morto chi fu scacciato via dal Brasile in piena dittatura, mentre altri con la sua stessa veste benedicevano devotamente i dittatori.

E' morto un uomo in mezzo ad altri uomini prigionieri, su un'isola sperduta e carcere.

E' morto tutto questo ed altre cose, che sono ovviamente lasciate alla libera interpretazione. Alla libera intelligenza come alla libera imbecillità. Alla libera partecipazione come al libero allontanamento. Alla libera pienezza come alla libera nullità.

Si potrà domandarsi che cosa ci facesse Andrea Gallo dentro la chiesa cattolica; domanda più che legittima. Si potrebbe rispondere come certi grand'anarchici che ho conosciuto, che tutti i mesi si pigliano lo stipendio da qualche settore dello Stato e dicono poi di "combattere dall'interno del sistema".

Sono peraltro ragionevolmente certo che Andrea Gallo abbia avuto assai più problemi da parte della Chiesa, e che gliene abbia creati, di quanti non ne abbiano avuto i suddetti da parte dello Stato (e gliene abbiano creati dopo certe giovanili annate & formidabili).

Ma, francamente, non me ne importa una sega.

Mi importa, oggi nel giorno di sua morte, di questa persona al di là del suo mestiere e del suo dio.

Me ne importa al di là di qualsiasi altra cosa, scomprendomi idealmente il capo davanti alla sua vita e al suo ricordo.

M'importa del suo sigaro e del suo cappellaccio.

M'importa delle sue cose belle e anche dei suoi errori. M'importa di ciò con cui sono stato d'accordo, e di ciò con cui sono stato in disaccordo. M'importa di quando ha avuto coraggio e anche di quando non ne ha avuto. 

E così se n'è andato, toccandogli pure la sua brava dose di cordogli.

Ma siccome a lui dei cordogli (e specialmente di quelli di certa gente) non credo gliene importi un accidente, preferisco immaginarmelo a tirare due calci a un pallone assieme a un ragazzo con un rotolo di scotch da pacchi al braccio.

Credeva in un padreterno che starebbe lassù nei cieli. Va bene così. Certo che, da stasera, quel padreterno, se c'è, quando se lo vedrà comparire avrà qualche sudorino freddo. Certo che avrà trovato pane pe' su' denti.