venerdì 20 agosto 2010

Contro l'antiterrorismo

"Esiste una condanna del terrorismo altrettanto odiosa del terrorismo stesso. Non incrimino qui il cinismo ordinario dello Stato che predica la pace e vende armi, quando non assassina un liceale in nome della sicurezza e dell'ordine pubblico. I suoi sbirri sono troppo istruiti sulla violenza che applicano per indignarsi sinceramente che un killer, benemerito dell'esercito, abbatta un generale il cui mestiere, dopotutto, consiste nel massacrare con un rischio calcolato di rappresaglie.

No, mi riferisco alla riprovazione della maggioranza in ciò che essa ha di ipocrita e contorto. Perché, alla fine, se bisogna condannare, non si capisce bene perché l'obbrobrio non inglobi insieme i terroristi privati e il terrorismo di Stato che li produce per effetto di concorrenza.

In nome di che cosa potremmo rifiutare i diritti che lo Stato si arroga sul cittadino -diritto di patibolo, di prigione, di multa, di registrazione, di sequestro, di controllo, di pignoramento, di retribuzione- a questi Stati in embrione che sono le lobbies della droga, i gruppi di pressione, le milizie private, la mafia, le fazioni sedicenti rivoluzionarie, le sezioni di assalto terroriste, gli affaristi individuali del crimine e del risentimento? In nome della protezione che lo Stato accorda in cambio? Purtroppo la protezione è lo stesso prodotto offerto in vendita dai concorrenti, e il loro ricatto nella maggior parte dei casi non è che uno svantaggio che si aggiunge illegalmente al ricatto praticato legalmente dallo Stato.

Non mi interessa frequentare ambienti più preparati a sventrarsi che a dare un soffio di vita alle città e alle foreste. La questione, tuttavia, merita di essere posta. Chi sono questi spiriti buoni che esecrano i bombaroli e gli ideologi del grilletto? Il più delle volte sono terroristi in camera da letto e in famiglia, portatori di morte all'usura, seminatori di paura, ricattatori che accordano e rifiutano il loro affetto per ottenerne potere e soffocare le velleità di indipendenza dei loro intimi. Questa gente, sotto i colori dell'umanesimo, è intagliata nella stessa vena caratteriale dei malfattori del potere illegale."

Raoul Vaneigem
Ai Viventi, sulla Morte che li governa
e sull'opportunità di disfarsene.