giovedì 12 agosto 2010

Svegliati città (da una notte tragica)


Quant'è bello andarsene per Firenze di primo mattino, d'agosto, nel deserto o quasi, con un filo di sole che sembra accarezzare tutta la città; stanco, solo, senza pensieri, un sorriso quasi soave, e lo stomaco che brontola. Growl. C'è poco da fare; siamo fatti di carne, ohimé, duro e pesante fardello. Nel mio caso, poi, è particolarmente pesante; e, allora, bisogna che mi dedichi a cercare un bar aperto per fare colazione. Una colazione dopo una nottata in bianco non è uno scherzetto; mi è capitato di lasciarci tranquillamente venti euro, e sono di quelli che esce tranquillamente dal locale senza nemmero salutare se vedo che la pasticceria dolce e salata non mi convince. Se mi convince, la colazione è abbinata invariabilmente allo studio degli umani del duemila e rotti; tanto arrivano, o sono già arrivati, con le loro camicine celesti, i pantaloni leggeri, e il gravame d'anni. Firenze è città di anziani, e gli anziani sono una cartina di tornasole di come vanno le cose in giro; se mi riesce d'impossessarmi per primo, tra una schiacchina e un tramezzino, del giornale del bar, è fatta. Così stamani, circa verso le otto e mezzo, diciamo dalle parti di San Frediano. Per chi non conoscesse Firenze, dico che San Frediano è come Trastevere a Roma; si può essere fiorentini di Coverciano o dell'Isolotto, e va bene, ma essere fiorentini di San Frediano è esserlo al quadrato.

Barrettino tranquillo, panini più che buoni, la spuma rossa non svanita (un miracolo!), e una bella copia della Repubblica su un tavolo. Mio dio, pure un bar di sinistra, senza quella solita, banale e trista Nazione o, peggio, col Giornale; eh si, anche nella "rossa" Firenze si cominciano a vedere bar con quella roba. Non c'è più religione, come dice sempre Paparàzzingher. Nel bar, oltre alla giovane barista, c'è anche il regolare omino con la camicetta celeste, i pantaloni leggeri di lino beige e un paio di espadrillas. Io ammiro senza riserve chi riesce a portare le espadrillas; sono le calzature che più mi fanno male, una tortura cinese. Particolare non insignificante, l'omino le porta coi calzini. Blé scuri. Chissà, forse sarà quello il segreto? Ma, per me, giuro che rimarrà tale.

Slurp. Già mi gira intorno, ansioso. Chi sarà quell'energumeno che ha osato entrare nel bar e fregargli il giornale? Oltretutto, vedo che l'omino non punta soltanto il giornale. Mi scruta. Sono un'entità aliena. Oltre ad essere grosso e a star mangiando tutto il bar, sono anche vestito strano; ed è una cosa che sfrutto al massimo grado. Non mi si dà bene l'età, poi; i vecchini non sanno se darmi del tu come a un ragazzo, o del lei come a un quarantasettenne. Sapientemente, mi porto sulla cronaca cittadina; il vecchino standard può passare oltre sulla politica nazionale (a meno di non essere nel bar di una casa del popolo), sulle tragedie in Bangladesh, sulla guerra in Sàgrestan e sul passaggio di Kakà al Merdaos de Palmeiras, ma la cronaca di Firenze è il suo regno. Oggi, ad esempio, le locandine della Repubblica, giornale di sinistra, erano perfette. All'unisono quotidiano con i giornali, le nazioni, i liberi, i corrieri vecchi e nuovi e le unità. Paura. Terrore. Degrado. Allarme. In particolare, la Repubblica riportava di un episodio che, giustappunto, aveva provocato allarme in centro. Lo leggo avidamente. Impossibile che non sbotti, il vecchio espadrillato.

- Ma icché gli è successo co' i' bùsce in centro....?
(Cominciano sempre così, senza nemmeno un buongiorno; tanto si vede che è un giorno ottimo per uno che si sta mangiando la quarta schiaccina prosciutto e funghetti). Insomma, me la offre su un piatto d'argento.

- Bùsce? O icché c'è, i' presidente degli statuniti a Firenze...?
(Non importa se Bush non è più presidente; la cosa è insignificante ai fini del vetulus tabernarius Florentinus, nome scientifico del vecchino da bàrre).

- No...ma icché...'e lo dice la civetta (NB: locandina) della Repubbliha stamani...bùsce crea allarme in centro...o icché sarà...?

- Ah!!! I puscer ! Avevo capito male!

- Quelli! O icché gli ènno 'sti bùsce...?

- So' quelli che spacciano la droga...con la "p", pùsce...

(Parte l'ovvia salva di civorrebbelapenadimorte, tuttiaimmuro, elosapreiohomeffàre, ingaleraebuttàvialechiavi eccetera, eccetera, eccetera; tutto previsto, tutto calcolato, e il resto a venire non mi è sembrato uno spreco di fiato a differenza dell'Aviatore Irlandese di quel fascistone di merda di William Butler Yeats). Il vecchino riprende:

- Ma icché spacciano droga in centro...? 'Un si vive più! S'ha paura anche a sortì di hasa! E gli ha ragione....

(Non lo lascio finire. Mi alzo, e quando mi alzo, perlomeno davanti a un vecchino di un metro e sessanta con le espadrillas, fa sempre un certo effetto.)

- Ma scusi, capo, ma lei di casa o 'unn'è sortito pe' venì a'i bàrre...?

- Sì...ma di notte....'e rubano...ora c'è anche i bùsce...io ciò paura a sortì di hasa! O 'unno vede icché si legge su' giornali...? Ogni giorno 'e ce n'è una nova!

Ci siamo. Non dico che me la ero preparata, questa no; ma era una cosa che cercavo da tempo. Stamani, 12 agosto 2010, finalmente il destino ha esaudito i miei desideri. Attacco frontale.

- Di notte? Eeeeehhh effettivamente cià ragione, sapesse....

- O lei che lavoro la fa...?

- Sono coordinatore extramandamentale del settore strategico KZ del 118. Io lo so cosa succede davvero di notte in questa città, altro che giornali...!

(Naturalmente non ha capito una sega della sfilata di panzane che gli ho detto, ma contenenti tre parole magiche di questi tempi: coordinatore, settore e strategico).

- Mi permetta di presentarmi, sono il dottor Romualdo Valentini (nome di fantasia) e sto rientrando a casa dal mio dovere.

(Gli stringo virilmente la mano. Si presenta come Francalanci Pierino -nome anch'esso di fantasia- e comincia a guardarmi come Dio. Lo invito a sedersi e gli porgo il giornale di sinistra).

- Certo...madonna...lei si che ne deve vedè di hose n'i' su' lavoro....

- Non immagina nemmeno quante. Se andassero tutte sui giornali, la mattina, altro che bùsce e allarme in centro. Lei non si può figurare. Nessuno può. È un'emergenza continua. Non si ripara più, mi creda. Guardi qua (e gli mostro un porrone sulla mano destra che ho fin dalla nascita o quasi): me lo ha fatto ieri notte un birmano magrebino in via dei Conciatori mentre stava tentando di dare fuoco a un turista danese....ma non immagina....

- E su i' giornale 'unni scrìvano nulla ! Bisognerebbe che lei ciandèsse....

- Ma scherza? Se ogni mattina andassi per le redazioni a raccontare quel che ho visto, chiamerebbero l'esercito. Ma se lo immagina che il turista danese prima era stato... (sussurro, pissi, pissi, bao, bao). E stanotte poi? Un gruppo di schinèzz...

- O icché gli ènno gli schinèzz...?

- So' parenti de' bùsce ma co i' capo rasato...Insomma, un gruppo di schinèzz di Rignano sull'Arno è sceso in città a dà fòho alle macchine...in una c'era una coppia di fidanzati che...

- Oddio! O icché gli hanno fatto...?

(Mi metto sapientemente le mani nei capelli. La giovane barista, che è pur mediamente intelligente, ha capito ogni cosa e si volta dall'altra parte per sbellicarsi dal ridere).

- Gli avesse visto. Lei forse si salva...ma lui...poverino...ho dovuto coordinare sei ambulanze co i' medihabbòrdo e anche tre coronariche perché alla gente alla finestra gli erano presi una dozzina d'infarti...un macello! E du' ore dopo verso le quattro? Un incidente a Porta a Prato con otto macchine coinvolte...tutti briachi!

- E lo sapevo! O come mai su i' giornale 'e un c'è...?

- Eh, lo so io! Sono arrivato a coordinare, e c'era il comandante dei vigili in persona e l'assessore Sgarbugliani...pezzi grossi....la Firenze bene.... (sussurro il nome di un coinvolto)

- Ecco perché ! Maledetti! Lei le sa 'ste hose ma gni tappano la bocca...!

- E cosa devo fare? Ho famiglia, tre figli....se rivelo quello che vedo ogni notte, sono finito. Mi raccomando, tutto quel che le ho detto deve restare fra noi!

(La barista è andata in bagno e presumo che stia pisciandosi addosso).

- E poi 'un si deve avé' paura....io d'ora in poi dopo le sette mi tappo in casa...!

- Fa bene, signor Francalanci (nome di fantasia). Questa città così bella è diventata un inferno, mi creda. I giornali non possono dire tutto. Ma siamo sull'orlo del baratro. La notte è un campo di battaglia e siamo in pochi, troppo pochi, a fronteggiare. Guardi cosa ci hanno dato in dotazione! (E tiro fuori la boccettina dell' "Olio del Legionario" che mi serve per l'ernia al disco.)

- O...o icché gli è...? Ma sarà mica....

- Sì. Ma possiamo usarlo solo...

- Madonna!

- Madonna sì. Ora mi spiace, signor Francalanci, ma devo andare a pagare e poi a riposare un poco...

- E ci credo...se lo merita! Grazie...ora sto più attento, madonna se sto attento! E gli è la fine! Poera la mi' Firenze...e gli è tutta colpa dei...........

(Non mi ricordo di chi era colpa, erano entrate altre due persone e la barista stava ricomponendosi. Diciotto euro e sessanta, caffè offerto gentilmente. Rimonto sulla mia auto di coordinatore settoriale, Ford Fiesta grigia del 1989, 270.000 km. Non credo che andrò più a fare colazione in quel bar. Ma di chi sarà stata la colpa? Dei negri? Degli zingari? Dei comunisti? Dei preti? Dei partiti? Dei mussurmàni? Degli ebrei? Dei sindacati? Dei venditori abusivi in San Lorenzo? Della profezia Maya? O di Scialpi? E la città risplende ignara e apparentemente serena dopo una notte tragica, preparandosi a viverne un'altra, angosciata per l'infortunio a Jovetic.)