martedì 13 settembre 2011

Le cose che contano


In questo paese siamo davvero impareggiabili nell'individuare le cose che contano davvero; quindi, per favore, che la si smetta una buona volta di parlare di crisi, di manovre affamatrici, di contributi di solidarietà e persino (come è avvenuto non più tardi di ieri) di ulteriori sacrifici che l' "Unione Europea" ci richiederebbe a breve. Chiedersi quanti di codesti sacrifici potrebbero essere non dico evitati, ma perlomeno mitigati se non dovessimo far fronte alle eroiche missioni di pace costantemente rifinanziate, oramai è del tutto fuori moda. Indifferente. Sospetto che qualcuno oramai pensi che le truppe italiane sono lì a fare la guerra (sapete, quella cosa ripudiata con il famoso articolo 11 della Costiquelcheccostituzione) perlomeno dal 1948; ogni tanto torna la baretta tricolore, arriva Napolitano, la prima cosa che fanno i giornalisti è scrutare sui profili Facebook del caduto, le giovani mogli costantemente incinte, i figlioletti ai funerali col basco della Folgore e a nessuno, ma dico proprio a nessuno, non gliene frega più niente. Bisognerebbe, invece, fregarsene parecchio. Ci stanno levando tutto, non so se qualcuno se n'è accorto. Ad esempio, ve li ricordate i trasporti pubblici? Ve li ricordate i salari? I treni? Vi ricordate di tutto questo, e sapete perché ora non c'è più? Vi ricordate quando al figlio o allo zingaro si diceva, ma vai a lavorare! Dove andrebbe, ora, a lavorare? Bene, in compenso decine e decine di milioni di euro debbono andare a sostenere la guerra al terrorismo. Quella delle commemorazioni degli undicisettembri. Guai a toccare l'esportazione della democrazia, anche se come spedizionieri funzionano meglio quelli al valico di Fernetti; non mi risulta, ad esempio, che abbiano mai esportato un fulgido democratico come Karzai.

Ma si diceva delle cose che contano davvero. Ce le ricorda, ancora una volta, l'impavido guerriero che risponde al nome di Ignazio La Russa. Come dubitarne? L'onore d'Italia è nelle sue mani, e lui lo difende con i mezzi che più sono consoni alla gravità del momento. Forse per un tacito accordo, ai caduti ci pensa Napolitano; lui, invece, si occupa delle cose che più premono agl'italiani. Tra le quali, la proposta juventina di escludere l'Inter dalla Champions' League. Mi immagino quanta virile e ferma commozione nell'accogliere la cassa da morto d'un caduto in Afghanistan rivestita finalmente con la bandiera interista, mentre la giovane moglie incinta sventola un'immagine di Moratti e al figlioletto hanno ficcato in testa il basco degli Ultras Nerazzurri o come cazzo si chiameranno. Con quale fervore il ministro La Russa si scaglia contro il giovane Agnelli, dandogli del bugiardo e propabilmente figurandoselo come un nemico della democrazia e fors'anche come uno dei dodicimila luogotenenti di Osama bin Laden. C'è da capirlo: il 29 ottobre si avvicina. Sarà una data decisiva per l'Italia in questo suo terribile frangente economico, politico e sociale: il giorno di Juventus-Inter. Il cuore del paese trepiderà. Verrà finalmente revocato lo scudetto all'Inter e riassegnato alla Juventus? Non oso immaginare se, proprio quel giorno, un mercenario italiano cadesse dalle parti di Herat, magari mentre La Russa è allo stadio. Telefonata: "Oh ministro, ci abbiamo un caduto in Af...." "Sì...Af...affanculo a lui, e non poteva aspettare domani? Chiama Napolitano, ché tanto il Napoli ci ha il posticipo!"