venerdì 18 dicembre 2009

Il paese dell'Amore


Devo fare un importantissimo annuncio a tutta la bloggheria in lingua italiana.

Sì, a voi. Voi che oggi avete parlato di Berlusconi, di Twitter defacciato dagli iraniani, del furto della scritta Arbeit macht frei a Auschwitz, di Berlusconi, dell'assoluzione di Stasi (ma Ghepeù sarà stato condannato?), della violenza quotidiana sulle donne, del weekend più freddo dell'anno, di Berlusconi, di Facebook, di arresti di antifascisti, dei somali cacciati via approfittando di un incendio, di repressione, di film, di musica, di Berlusconi, dei vertici-stronzata sul “clima” e di Berlusconi.

Oggi, mi spiace dirvelo, ma avete toppato alla grande. Non sono queste le notizie del giorno. Non ci avete proprio capito nulla, lasciatevelo dire. La notizia del giorno, anzi la notiziona perlomeno del mese è un'altra. Io non capisco davvero come possa esservi sfuggita; eppure, sanguiddìo, siete certamente più attenti di me all'attualità. Insomma, tocca pensarci a me. Però stavolta, per la miseria, non la passate liscia. Come minimo voglio altri cinque o sei sostenitori, ché son fermo a 23 da una vita e non vorrei dirvi quale significato abbia il numero 23 nella Smorfia. Perlomeno il ventiquattresimo per levarmi da questa impasse lo desiderei ardentemente.

Insomma, per farla breve, eccola qua, la notizia bomba. Ebbene sì: Emanuele Filiberto di Savoja canterà al festival di Sanremo. In uno strano trio composto, oltre che da lui, dal tenore Luca Canonici (e con quel cognome lì, si ripropone senz'altro la santa alleanza trono-chiesa) e, udite udite, da Pupo. Ma su quest'ultimo, ho un piccolo sospetto che esprimerò però più tardi.

Sempre che vi siate ripresi dalla notizia che vi ho appena dato, non è possibile non essere autenticamente raggianti. Diciamocelo francamente: la cosiddetta canzone italiana sta vivendo un momento non facile. Un tempo, per Giove, a Sanremo si vedeva gente come Domenico Modugno, come Sergio Endrigo, come Patty Pravo, come Claudio Villa, persino come Gino Latilla; ora siamo vicini al coma profondo. Non ho nessuna remora nell'attribuire tutto ciò all'istituzione della Repubblica. Solo la Monarchia, per mano del suo fulgido erede maschio, potrà salvare la canzone italiana dal tracollo definitivo. Guardate un po': oramai, nel mondo, è più seguito ed apprezzato anche il festival della canzone moldava. La kermesse sanremese non sapeva più a che santo votarsi; ma, fortunatamente, il principe Emanuele Filiberto scende in campo, pronto a risollevarne le sorti e ad essere incoronato, almeno al teatro Ariston.

L'importantissimo brano cui l'Italia intera si affida affinché la sua immagine, e la sua fama di paese della musica e del belcanto, siano confortate e le sia finalmente restituita la considerazione internazionale, è per di più un'accorata dichiarazione d'amore; e, in questo preciso frangente dove, finalmente, l'amore sta prevalendo sull'odio, esso sancisce, per tramite dell'ugola benedetta di Sua Maestà e dei suoi Scudieri, un passaggio storico fondamentale. Il brano si intitola infatti "Italia, amore mio".

Come è possibile non leggere, già da ora, in questo grido d'amore, tutta la Storia di questo miracoloso paese? E come è possibile non essere grati a chi, come la Real Casa Savoja, della quale Emanuele Filiberto, con la sua intelligenza cristallina, con la sua bellezza interiore ed esteriore, con il suo inveterato rigore e con il suo amore per la cultura, è ultimo e degno rappresentante, agisce finalmente per ridare all'Italia il primato morale e civile che le spetta di diritto?

Anche perché questa edizione del festival di Sanremo, sebbene già vinta in anticipo, si preannuncia storica. A partire dalla conduttrice, Antonella Clerici, che sfoggerà per l'occasione un grembiule da cucina creato appositamente per lei dalla Maison Dior; si avranno inoltre decisive canzoni in dialetto (come quella di Nino D'Angelo, dal titolo -Jammo jà- che senz'altro si rifà alla filosofia crociana). Nessun tema scottante sarà tralasciato, dall'ambiente (con Arisa, quella di Sincerità, che canterà Ma l'amore no, brano che inviterà finalmente a non andare a trombare sui prati verdi sennò si sciupano) all'attualità scientifica e astronomica (con Irene Grandi, peraltro nota specialista in razzoni, che canterà La cometa di Halley); dall'eutanasia, con il profondissimo Povia che citerà persino Eluana Englaro nella sua canzone La verità (sempre che che il signor Beppe Englaro non gli esploda contro, seduta stante, due colpi di 44 Magnum) alla situazione dell'Alitalia, affidata al cadavere riesumato di Toto Cutugno con il brano Aeroplani. Vi saranno inoltre il già vincitore Simone Cristicchi con Meno male (che forse stavolta ti levi di 'ulo), i Nomadi (sempre che non diano prima loro fuoco con tutto il campo), la figlia di Zucchero (si chiama Saccarina, ndr) e, ancora, Fabrizio Moro con un brano dal titolo emblematico: Non è una canzone. No, dico, e allora che cazzo sarà?

Completeranno il quadro artisti di solidissimo spessore come il vincitore dell'ultimo X-Factor, dal significativo cognome di Mengoni, e tale Noemi. No, non abbiate timore. Non si tratta di quella Noemi. Il suo vero nome è Veronica Scopelliti, ma con un nome del genere al massimo si può aspirare a fare la preside acida del liceo "Giosuè Pascoli" di Casalecchio di Reno.

Ovviamente, tutto questo è per la nuda cronaca; nonostante il loro indubbio valore, ed anche il loro estremo amore per l'Italia, tutti e tutte costoro altro non potranno che far da raggi al sole di Emanuele Filiberto di Savoja. Il paese dell'Amore è tornato. L'odio non prevarrà. Anche se.

Un piccolo sospetto, a dire il vero, ce l'ho. Sta tutto nella composizione del trio. Sarò stringato. Emanuele Filiberto di Savoja è, notoriamente, un tifoso sfegatato della Juventus; Pupo, altrettanto notoriamente, lo è della Fiorentina. Questa è un'alleanza del tutto innaturale. Come se un trio fosse composto anche da Umberto Eco e Pietro Taricone. O da Rocco Siffredi e Paola Binetti. Roba del genere, insomma. Non mi torna. A meno che, nel bel mezzo dell'esecuzione di Italia amore mio, Pupo non ne approfitti per cantare quel che veramente ha in mente: