Nel caso -si dice
piuttosto improbabile, ma non si sa mai- che la città di Firenze
dovesse essere colpita da un rovinoso terremoto, e che mezza via
dell'Argingrosso (Isolotto) mi crollasse sul groppone (mentre dormo,
mentre sto al cesso, mentre mangio, mentre scrivo boiate su un
blog...), vorrei lasciare alcune semplici e chiare istruzioni, che
pregherei fossero seguite alla lettera.
Vieto espressamente
ad ogni tipo di televisione, nazionale ed estera, di riprendermi
mentre mi tirano fuori dalle macerie, sia vivo che in forma di
cadavere. Nel primo caso, sono vietati gli applausi e i gridolini di
giubilo: e che siamo, allo stadio? Nel secondo caso sono
rigorosamente proibite le finte lacrime degli inviati speciali, le
voci falsamente rotte dall'emozione e quant'altro: sotto le macerie
ci sono rimasto io, mica voialtri.
Qualora mi si tiri
fuori, sempre sia morto che vivo, in condizioni particolari (tipo:
tirandomi per i piedi mentre stringo in mano il mestolo della zuppa,
o appiccicato alla tastiera, o mentre stappo una bottiglia di vino
del Penny Market da euro 1,79, o roba del genere), è espressamente
vietato che tutto ciò rappresenti una “foto-simbolo”. Mi si
scusi, ma non mi riuscirebbe immaginarmi come simbolico neppure da
morto spiaccicato.
In casa mia non si
trovano crocifissi, madonnine od altri oggetti di carattere sacro
che, sicuramente, risulterebbero miracolosamente intatti in mezzo
allo sbriciolamento generale. Quindi, è inutile anche che ci
proviate per le vostre gallerie fotografiche. Al massimo trovereste
, che so io, un piccolo poster con Iris Versari impiccata, o l'
“Anarcowynx” disegnatami dalla figlia tredicenne della
parrucchiera di sopra. Trovereste Sole e Baleno, la grande immagine
“Vivere a Milano” scattata in via Mancini il 17 aprile 1975, o
le mattonelle con le foto di Galenzana. Ma, del resto, oggetti del
genere non sono soggetti a salvataggi miracolosi e, quindi,
farebbero la fine di tutto il resto.
Sul mio letto, sul
quale non potrei essere rinvenuto che stiacciàto senza pietà in
quanto sotto non ci entrerei nemmeno se mi ci pigiasse il terremoto,
si trovano, ebbene sì due marmotte di pelouche. Sono legate a due
momenti particolari della mia vita; una di esse, ad esempio, detta
“Maddalena”, mi è stata regalata durante una marcia in Val Susa
e poiché qualche tempo fa avevo l'abitudine di portarla sempre
legata allo zaino durante le maniffe, è senz'altro la marmotta di
pelouche più fotografata da questurini, Digos, e altre forze
dell'ordine in questi ultimi anni. Come dire: ha una carriera tutta
sua, la Maddalena, e non ambirebbe certamente a finire tra le famose
“foto dei pupazzi tra le macerie” che sono una delle specialità
più strappalacrime e cava-emozioni che siano state escogitate dai
mìdia. Non può esistere
catastrofe, naturale o provocata, senza la sua collezione di
pupazzetti. Non avrete le mie marmotte. Sappiatelo. Non azzardatevi
neppure a fotografarle tra le macerie, o la Grande Marmotta delle
Vette vi perseguiterà fino alla fine dei vostri giorni.
Per
i soccorritori: fate attenzione alle macerie del mio frigorifero,
perché usualmente esso contiene quantità variabili di peperoncini
freschi assolutamente micidiali. Vale a dire: se li toccaste,
smettereste immediatamente di soccorrere. Mi dispiace solo che non
verrebbe più a raccattarmi Bertolaso; vederlo in preda a un
Trinidad Scorpion non avrebbe prezzo, per tutto il resto c'è
Mastecard.
Nel
mio cortile girano alcuni gatti che entrano ed escono liberamente in
casa mia e nelle altre. Per l'eventuale salvataggio, i gatti hanno
la precedenza assoluta, anche sul sottoscritto. Lo stesso vale per i
gechi, per Matilde la lucertola collettiva (tutte le lucertole del
mio cortile si chiamano Matilde), per il cane che ha in realtà un
altro nome ma che io chiamo “Salsiccia” perché gli tiravo le
salsicce sul terrazzo ed anche per i piccioni, che oramai sembrano
polli e non volano più. Poi, eventualmente, tirate fuori pure me,
sia vivo che incadaverito, rispettando scrupolosamente quanto
espresso ai punti precedenti.
Qualora
mi tiriate fuori vivo, attenzione all'audio perché potreste sentire
una salva di moccoli discretamente variopinti. Specialmente se il
mio salvataggio fosse preceduto dall'immancabile preghiera di Papa
Francesco, potrebbe rappresentare un problema (per voi).
Prego
le forze dell'ordine e la magistratura di autorizzare ogni forma di
sciacallaggio in casa mia, qualora si salvasse qualcosa. Questo
sarebbe la prova tangibile dell'esistenza di sciacalli
particolarmente interessati a: linguistica, storia, politica ecc.;
ma c'è anche una buona dose di letteratura varia, i primi 28 numeri
di “PK New Adventures” (compreso il mitico “Numero Zero”),
il n° 26 originale di Alan Ford (Superciuk), dei Topolini del 1957
e paccate intere di Settimane Enigmistiche (le più vecchie sono del
1949). Gli sciacalli sono i benvenuti tra le mie macerie, la
perpetuazione delle grammatiche estoni e di Superciuk sarebbe a me
particolarmente gradita. Appuntato, non arresti lo sciacallo con in
mano il librone dell'Internazionale Situazionista e di Potlatch.
Lasci andare lo sciacallo che si porta via la grammatica islandese
di Bruno Kress. E, soprattutto, anche lei stia attento ai
peperoncini.
Proibisco
che, in nome anche mio, si raccolgano copertacce bisunte, pasta
scaduta da due anni e scatolette di merda. In nome anche mio, si
raccolgano invece indumenti di Christian Dior in quantità
sufficiente, casse di Dom Perignon e di Châteauneuf-du-Pape del
'52, e soprattutto alimenti di gran classe che potranno sicuramente
essere rinvenuti in abbondanza tra le macerie di Eataly in via
Martelli, laddove sorse un tempo la Libreria Marzocco. Proibisco in
modo particolare che, in nome anche mio, si manifesti la tangibile
solidarietà di pallonari,
società calcistiche, doni di metà degli incassi di
Chievo-Sanbenedettese eccetera; teneteveli pure, i soldi, per
acquistare Paulo Roberto Cotequinho, ché questo veramente interessa
ar pòpolo.
Prego
di non associarmi ad eventuali “funerali di stato”, perché con
lo stato non desidero avere niente a che fare neppure da morto
spiaccicato. E' espressamente vietata, per il sottoscritto, anche
ogni forma di funerale religioso, e di qualsiasi religione che non
sia quella Pastafariana. Un funerale pastafariano potrei anche
accettarlo, ed in tal caso lo scolapasta si trova tra le macerie
dell'armadietto inferiore accanto all'acquaio. Ritengo però che la
cosa che mi sarebbe più gradita, sarebbe che mi lasciaste
tranquillamente tra le macerie di casa mia, e che mi rimuoveste poi
con la ruspa a tempo debito. Non sarebbe, a pensarci bene, un grande
cambiamento: tra le macerie ci fate vivere tutti i giorni, e quindi
ci potreste pure lasciare lì risparmiandoci solidarietà,
cordogli e gran cuori italiani. Ci sarebbe da chiedersi di quale grado della scala Richter siano stati, che so io, la Legge Fornero o il Jobs Act, e ci sarebbe pure da aggiornare il computo delle vittime. Magari, chissà, ci si renderebbe finalmente conto che il terremoto, quello vero, quello quotidiano, non proviene affatto dalle viscere della terra.