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Johann Baptist Theobald Schmitt, Ziereremit in Flottbeck bei Hamburg, XVIII Jhr. |
A chi non è mai successo di sentirsi dare dell'anarchico da salotto, o da tastiera, o tutte e due le cose assieme? A dire il vero, lamentandosi attualmente la progressiva scomparsa dei salotti anche nelle comuni abitazioni (la "sala buona" era un'istituzione anche nelle modeste case piccoloborghesi), l'anarchico da tastiera ha preso il sopravvento, trasformando casomai in salotto la propria pagina facebook dove, come un'ottima padrona di casa, accoglie e intrattiene benevolmente gli ospiti e caccia via con fermezza i disturbatori e gli indesiderati; ma non è questo l'argomento di questo trattatello propositivo cui ho dato, lo riconosco, un titolo un po' impegnativo.
Lo spunto è una conversazione tenuta poche sere fa con un giovane anarchico di una trentina d'anni circa, F.T., in uno di quegli spazi sociali autogestiti che, nelle nostre città, vivono oramai una vita sempre più grama e precaria, sotto costante minaccia di sgombero e chiusura, e che purtuttavia tentano ancora di non cedere. Ribadisco: non cedere, che è una cosa sottilmente differente dal "resistere". Non cedere in mezzo ad un oceano di problemi di natura ideale e pratica sui quali non sto a disquisire, ma che chiunque si sia trovato a frequentare tali luoghi sia per una militanza, sia per una semplice presenza più o meno saltuaria, ben conosce.
Seduti su un divano sgangherato in quello spazio sociale, mentre in una sala imperversava un interessante convegno d'argomento storico, nella cucina improvvisata si preparava un pentolone di pasta al sugo ed all'esterno provenivano voci, confusioni, musiche etniche e balli di ragazzotti e ragazzotte che riproponevano simpaticamente l'abbigliamento di Pippi Calzelunghe, io e F.T. discutevamo appunto su un possibile futuro dell'Anarchia. O meglio, su dei possibili futuri. F.T. è un ragazzo che ha, merce rarissima, due doni: quello dell'intelligenza e quello dell'ironia. E' uno dei frequentatori e, oserei dire, dei gestori (si dice così?) di quello spazio sociale occupato & sgomberando in cui la discussione ha avuto luogo. Da quella discussione è venuta fuori un'interessante proposta che, in realtà, riguardava precipuamente quelle realtà agricole e di produzione diretta che, ispirandosi a valori ideali quali l'autogestione diretta, l'agricoltura slegata dal mercato e dal padronato (la "terra senza padroni", per intendersi) e il totale rispetto dell'ambiente e dei cicli naturali.
Nei dintorni della nostra città esiste da anni una realtà del genere, che non nominerò ma il cui nome comincia per "M". Naturalmente, tale realtà, che ha ottenuto una certa fama e che è stata presa non di rado a modello, è sotto costante pericolo di essere sgomberata ed eliminata. Se per le altre realtà cittadine si discuteva su cosa ne sarebbe stato dopo (l'occupazione trasfomata in museino d'arte moderna o in comando distaccato di vigili urbani, il centro sociale restituito all'edilizia scolastica, lo squat riadattato ad appartamentini di prestigio, ecc.), per la fattoria occupata -dicevamo F.T. ed io- non sarebbe potuta divenire, una volta sgomberata a forza (in vendita lo è già da tempo, anche se le aste vanno regolarmente deserte), che un'assai scenografico agriturismo di lusso, un resort nelle campagne toscane, un luogo di ristoro e di benessere per una clientela facoltosa e internazionale adatta -naturalmente- anche alle famiglie e con pacchetti di proposte differenziate: Tuscan Countryside Experience. Da qui è partita la mia proposta per uno dei possibili futuri per l'Anarchia che ha trovato, lo debbo dire, un'entusiastica accoglienza da parte del mio giovine interlocuture. Una proposta, sì, specifica per quel tipo di realtà, ma che -a pensarci bene- potrebbe trovare applicazioni più vaste per chi ancora si ostina dichiararsi e professarsi aderente all'Anarchia nelle sue più variegate (e sovente contrastanti) componenti e declinazioni.
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La grotta dell'Eremita nel parco di Villa Barbarigo, Galzignano Terme (PD) |
L'idea mi è venuta dopo aver letto, ed anche un po' approfondito, la storia degli
Eremiti ornamentali (o
Eremiti da giardino, inglese
Garden Hermits, tedesco
Schmuckeremiten o
Ziereremiten) che, sembra, furoreggiarono nelle grandi tenute nobiliari europee, anche italiane, nel XVIII e nel XIX secolo. Chi erano gli Eremiti ornamentali? In sintesi, si trattava di persone ingaggiate per vivere appositamente, a scopo decorativo, in eremi costruiti all'interno dei grandi parchi delle ville nobiliari. Il compito degli Eremiti ornamentali "era quello di comparire in determinati periodi del giorno al fine di essere osservati dal padrone e dagli ospiti e, sebbene non potesse rivolgere la parola a nessuno, in alcune occasioni erano tenuti a intrattenere l'interlocutore con discorsi filosofici". L'ammiraglio scozzese Charles Hamilton (1747-1825) assunse, ad esempio, un eremita ornamentale per la sua tenuta con un regolare contratto:
"[All'eremita] sarà fornita una Bibbia, occhiali ottici, una stuoia per i suoi piedi, un piolo per il suo cuscino, una clessidra per il segnatempo, l'acqua per la sua bevanda e il cibo della casa. Deve indossare una tunica color cammello e mai, in nessuna circostanza, deve tagliarsi capelli, barba o unghie, deviare oltre i limiti del terreno di Mr. Hamilton, o scambiare una sola parola con il servo." A dire il vero, dopo tre settimane l'eremita venne ritrovato briaco in un pub della zona. Da molti, gli Eremiti ornamentali sono considerati i diretti predecessori dei Nani da giardino; ma invito a leggere interamente l'interessantissimo articolo di Wikipedia.
Mi sono detto (e ho espresso chiaramente a F.T.): poiché il destino di tutti gli spazi sociali autogestiti (anarchici, antagonisti ecc.) è oramai segnato e si va verso la loro eliminazione, come potremo sopravvivere nella nostra antica e storica idealità? Potremmo allora proporci come Anarchici ornamentali, o Anarchici da giardino (inglese Garden Anarchists, tedesco Zieranarchisten) per le tenute-agriturismo di ogni consistenza (dal superlusso alla conduzione familiare) e/o per i parchi nobiliari e altoborghesi, con indubbi vantaggi. Sfruttando la solforosa fama degli Anarchici, potremmo costituire un'ottima attrattiva per una clientela in cerca sì di riposo e svago, ma anche di emozioni inaspettate e stimolanti: nel cuore di una natura rigogliosa e di strutture prestigiose e storiche, autentiche comuni anarchiche che farebbero rivivere tempi pericolosi e bui, ma altamente spettacolari.
Uno spazio ritagliato all'interno delle tenute e dei parchi, dove gruppi di Anarchici di ogni età offrono un programma di giornate o serate a tema, dando ovviamente la possibilità ai ricchi ospiti di partecipare. Dalla serata cospirativa, vestiti in modo iconografico (mantello nero, cappellaccio e bomba accesa in tasca) all'autentico convegno clandestino con fiocchi alla Lavallière, dalla "Giornata Ponte della Ghisolfa" con riproposizione dell'Anarchico buttato giù dal quarto piano della Questura (ad un'ospite a scelta potrebbe essere data la possibilità di interpretare San Luigi Calabresi) alla Vetrina dell'Editoria, dalla serata "Young Anarchists" per gli ospiti più giovani, che potrebbero così immergersi per qualche ora nell'autentica atmosfera di un vecchio centro sociale di periferia alla giornata-concerto coi canti tradizionali, dal Galeone a Addio a Lugano ma senza trascurare quelli più recenti (se ne continuano, pensate un po', a scrivere tutt'oggi). In occasioni particolari, una serata potrebbe prevedere un autentico attentato anarchico, con un ospite particolarmente desideroso di provare emozioni proibite lasciandosi immolare nei panni dell'odiato padrone (ciò che, magari, è sul serio). Il tutto in un ambiente sereno e rilassato, con gadgets per i più piccoli (copricellulare con la "A" cerchiata, magliette, astucci con bandiere rosse e nere e immagini di Bakunin ecc.). Naturalmente, Anarchici scelti per la loro provata competenza e affabilità sarebbero scelti come guide, introducendo gli ospiti al variegatissimo mondo ed alle componenti storiche ed attuali dell'Anarchismo; a tale riguardo, particolarmente graditi sarebbero dei Situazionisti, con il sogno di poter contare un giorno su Raoul Vaneigem in persona (che Iddio lo mantenga, visto che dovrebbe avere oramai un'ottantacinquina d'anni e rotti).
In tale modo, vivendo e operando da Anarchici Ornamentali, potremmo finalmente trovare luoghi dove espletare in santa pace la nostra attività senza incorrere in galere, ospedali e cimiteri; forniremmo un'immagine positiva ed attraente, tornando finalmente ad aumentare il nostro esiguo numero e, chissà, preparandoci al giorno (sicuramente lontano) in cui dai parchi, dagli agriturismi e dalle ville usciremo di nuovo fuori come una ciurma sì, ma un po' meno anemica. E quel giorno si smetterà di ornare.