giovedì 16 maggio 2019

Ciao Paolo, ora gliele suoni



Lo so che non c'è un accidente di niente da quell'altra parte. C'è solo il Vastissimo Nulla dove non ci sono più né l'Adesso, né il Qui.

Però, Paolo, mi piace immaginare che ora gliele suoni.

Gliele suoni quelle divine aule, glieli suoni quegli immensi spazi, gliele suoni quelle eteree navate di nubi. Come facevi con una stanza qualsiasi. La suonavi.

Niente arpe. Scotch da pacchi trasparente. Scratch, scratch, scratch ritmico. Prendi la canna e gliela sberci roteandola. Una sèggiola, levi i tappini dalle zampe e giù di perepééééé. Cuscini sbattuti. Clangori di suppellettili. Piattacci rotti di batterie da balera sbattuti per terra. Altro che arpe celestiali. Musica! Musica con tutto quanto, con gli oggetti, con le stanze.

No, certo che non esiste, che è un'invenzione di chissacchì. Pero mettiamo che arriva pure il sig. Padreterno: allora a lui non gliele suoni. Gliele canti. Gli canti  "Ho visto un re". Così lo fai scappare. 




E poi ripigli lo scotch, le sèggiole, i piattacci, 'gniòsa. E giù come prima. E quel Vastissimo Nulla, d'improvviso, si riempie.