sabato 5 novembre 2016

Costoro


Costoro sono quelli della democrazia. Sono quelli che si scandalizzano per la repressione di Erdogan, salvo dargli immediatamente tutto il sostegno necessario quando il ducetto turco si fabbrica gli autogolpe. Sono quelli che sono per la libertà di espressione e di manifestazione quando riguarda Yoani Sánchez o i fascisti ucraini, ma che vietano le manifestazioni in casa propria mentre ci hanno le loro "kermesse" di merda. Sono quelli a cui piacciono da morire le zone rosse, che siano per un terremoto o per il blocco di una città intera per proteggere i loro mandanti. Costoro sono quelli della democrazia, sì.

Sono quelli che si presentano con decine di blindati, tutti in tenuta antisommossa, pronti ai loro sbarramenti delle strade, alle cariche di alleggerimento (e se non avete mai provato un simile "alleggerimento", vi consiglio di sperimentare quanto sia lieve, soave, etereo), alle manganellate, agli arresti. Specialmente quando a una piazza intera che intendeva manifestare per o contro una data cosa, il diritto di manifestare viene negato un giorno e mezzo prima dello svolgimento. Erano arrivati gli ordini: i damerini della "Leopolda" non desideravano essere disturbati perché loro ci hanno il "futuro". Così recita infatti lo slogan affisso all'ingresso della vecchia stazione fiorentina trasformata, suo malgrado, in letamaio renziano: Il futuro, adesso. Cosa sarà il "futuro, adesso"? Io adesserò, tu adesserai, egli adesserà? Il lessico-base del cazzaro di Rignano sull'Arno ci ha sempre questo "futuro" nel mezzo, a parte quando deve mandare la sbirraglia a reprimere. Allora si torna al caro, vecchio, eterno passato.

Costoro, sono quelli che vengono barbaramente attaccati con poderosi carrelli di verdura (si veda la foto), con letali melanzane, con micidiali zucchine; di fronte a quest'armamento di filiera corta, cosa potranno i fucili d'assalto, i lacrimogeni al CS, i manganelli ad anima metallica? Infatti, come sempre, tra i tutori dell'ordine si sono lamentati i consueti moribondi. Ma come faranno? Secondo me, nelle questure ci devono avere delle apposite squadrette di consumati attori, che a turno interpretano i "feriti" e i "contusi". Ci hanno indosso armature che manco Brancaleone da Norcia, e si fanno contundere dalle melanzane e dai sammarzani. Poi, naturalmente, una volta filmati gli ammelanzanamenti, partono le denunce, gli arresti domiciliari, le carcerazioni. Dall'altra parte, qualche testa spaccata, qualche rivolo di sangue, gente che si riduce a croste di maalox e limone (sperabilmente anch'esso di filiera corta).

Costoro, sono quelli che obbediscono all'ordine di vietare una manifestazione, si dice, per il "No" al referendum, o per un "No" a Matteino, o -più in generale- per un "No" a tutte le bugie, le stronzate, le vuotezze, gli slogan, le arroganze e  le telesvèndite che ci propinano. "Svendita" è il termine che più mi viene in mente, in questi frangenti. Una svendita in cui non c'è neppure il classico miglior offerente; una svendita a "europe" fatte del doppio del niente, a "imprenditori", a "Eataly" (che ottimamente rappresenta il loro magna-magna travestito, naturalmente, da "cultura"). Firenze, in questo senso, è la città-simbolo, la perfetta vetrinetta da esibire all'occorrenza, il tesoruccio da blindare e da precludere a chi dice qualsiasi "No". Firenze è la città del Cazzaro, del resto; mi piacerebbe dire "suo malgrado", ma non è purtroppo così. Firenze è anche una città di tanti cazzari che hanno dato la spinta al boy-scout e alla sua ghenga. A meno che, a questa loro Firenze, non si cambi finalmente nome in "Leopoldville". Si tenga il nome di "Firenze" soltanto per coloro che non hanno ancora chinato la testa, nonostante tutto.

E, costoro, sono quelli che dalla loro "Leopolda", giustappunto, tutta bella agghindata e persino con la "amatriciana solidale" di cui spero s'ingozzino fino a farsi venire una cacaiola altrettanto solidale, mandano a dire: "Giù le mani da Firenze!" Avete capito? E' stato il "tweet" spedito dalla banda del Cazzaro riunita e ben protetta. Da Matteino, e dal suo cockerino Nardella (chiedo scusa, ovviamente, agli incolpevoli e graziosi cani cocker). Costoro, sono quelli che hanno messo le loro mani non solo su Firenze, ma su un paese intero. Sono quelli che, la Firenze sulle quali hanno messo le mani, la usano e la svendono a loro piacimento (per i summit, per i raduni dei "ferraristi" sul Ponte Vecchio, per gli addii al celibato miliardari in Palazzo Pitti, per le nozze dei figli dei nababbi indiani). Sono quelli che sequestrano un territorio per i loro porci comodi e per le loro festicciuole. Sono quelli per cui Firenze, ed ogni altra città, è uno scannatoio pubblico di esistenze. Sono quelli per cui la democrazia è perfettamente rappresentata dai loro sbirri, e che hanno paura persino di un carrello di verdura. Le "mani da Firenze" le dovrebbero togliere loro, perché sono mani sporche di sangue e di escrementi. Costoro, sono quelli che fanno il piagnisteo dei "cervelli in fuga", ma che si premurano, poi e piuttosto, di mandare in fuga migliaia di persone caricate dai celerini. Costoro, sono quelli che spediscono "tweet" con scritto: "Non ci avrete, incappucciati!" Ma certo che "non li avremo", visto che sono là tutti rinchiusi a mangiare "amatriciane solidali" protetti da un'armata intera e a esibire graziose ministrelle coi paparini banchieri, o bancarottieri che dir si voglia.

E' andata a finire, oggi, che un corteo c'è stato; ma in direzione ostinata e contraria a quella della "Leopolda". Talmente ostinata e contraria, da beccarsi un'altra carica in un paio di stradine strette (via della Colonna angolo via della Pergola, voglio essere preciso visto che i bollettini di regime, tipo "Repubblica", non ne fanno almeno per ora menzione). Dicevano, dal camion del "sound system", che oggi "ci siamo ripresi Firenze". Non sarei così ottimista. Non ci siamo ripresi un bel nulla. Firenze se la sono presa loro, ancora una volta, e sarebbe bene rendersene conto visto com'è andata. Per riprendersela davvero, Firenze, e per riprendersi ogni altra città, ogni altra esistenza, ogni altra piazza e ogni altro diritto, ci vuole ben altro. Ci vuole, soprattutto, che il "No" pronunciato forte e chiaro non sia rivolto esclusivamente a un "referendum costituzionale", agendo di conseguenza. E poiché, come si suol dire, "potrebbe andare peggio: potebbe piovere", tutto questo si è svolto, oggi sabato 5 novembre 2016, sotto uno scrupoloso diluvio.

Costoro, infine, sono quelli che a Firenze, in questi giorni, stanno "celebrando" il cinquantesimo anniversario dell'Alluvione. Tornando verso casa, sul tram, destino vuole che passi per forza proprio davanti alla "Leopolda", un bello spettacolino. Oltre allo striscione del "futuro", all'ingresso hanno piazzato un grosso gazebo; si vedono tante giacchine e tante cravattine, si vedono tanti bei trentacinque o quarantenni, tutti così imprenditorialmente casual, tutti così perfettamente sbirrati perché tra la "Leopolda" e Porta al Prato sembrava la sagra dell'autoblindo. Passandoci davanti, mi è venuto da pensare che il modo migliore per "celebrare" l'Alluvione, sarebbe stata una bella alluvioncina "ad hoc", strettamente localizzata, che li affogasse tutti. E senza nemmeno un "angelo del fango" che sia uno. Immaginarli che "twittano" "Giù le mani da Fir....glu bllh glu glu glu" mentre l'Arno fa il suo dovere, non ha avuto prezzo.