venerdì 22 settembre 2017

Minniti, Trentin e il Lama (Dalai)




Sabato 23 settembre arriva a Firenze nientemeno che Marco Minniti. Ci viene in occasione del "Festival delle Religioni", al quale è arrivato in visita persino una superstar, Sua Santità il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, con annesso Richard Gere. In attesa di sapere chi vincerà il festival (personalmente voterei per i Pastafariani, ma dubito che abbiano passato il turno), bisogna ora vedere di che cosa verrà a discutere il ministro del Daspo urbano.

Ergo, per chi proprio non se lo volesse perdere, il 23 settembre alle ore 11, presso il cenacolo di Santa Croce (luogo che si confà all'elevata spiritualità di Minniti) si svolgerà l'incontro "Religioni: occasione o ostacolo all'integrazione", che sarà moderato da Lilli Gruber e che vedrà la presenza, oltre a quella succitato ministro Minniti, del dott. Pietro Bartolo, il celeberrimo medico di quella Lampedusa che attualmente, cambiato il sindaco a furor di popolo, sta tornando a gran passi ai vecchi cari discorsi degli immigrati ladri, molestatori & delinquenti. Salutiamo quindi il ritorno in Europa della pluricelebrata isola in odore persino di premio Nobel per la Pace, quello che hanno dato persino a Kissinger.

Stavo quindi per scrivere tutto quanto un sesquipedale pippone su Marco Minniti; poi mi è venuta in mente una cosa semplice, elementare. Una cosa che liquida, a mio parere, tutta la questione. Marco Minniti è semplicemente un perfetto prodotto del Partito Comunista Italiano, nel quale è entrato da giovanissimo. Niente di più e niente di meno. Minniti il dalemiano. E' il prodotto storico degli Zangheri che chiamano i carri armati a Bologna. Il prodotto storico dei Berlinguer. Il prodotto storico di un agire politico che non intendo definire affatto "deriva", bensì logico e prevedibile sviluppo. Si tratta semplicemente di una linea coerente che ha il suo punto di partenza nel passato, e che si è svolta in modo lineare. E non soltanto per Marco Minniti, naturalmente.

In concomitanza con la presenza di Marco Minniti a Firenze per il "Festival delle Religioni" è stata organizzata a Firenze una manifestazione (sabato 23 settembre, concentramento alle ore 16 in piazza dei Cavalleggeri, di fronte alla Biblioteca Nazionale). La piazza si trova a breve distanza da Santa Croce. La manifestazione, intitolata "Minniti, Firenze ti schifa!" è stata organizzata da diverse realtà antagoniste fiorentine. Santa Croce e settembre; mi è venuto in mente un settembre di venticinque anni fa, proprio in piazza Santa Croce.

Quel giorno, in piazza Santa Croce, c'era un altro prodotto del Partito Comunista Italiano: il compagno Bruno Trentin. A ripensarci sono strane le coincidenze: era il 22 settembre 1992. Trentin era un accanito fumatore di pipa.


Era venuto, Bruno Trentin, a spiegare alla piazza fiorentina l'accordo di luglio. La morte della scala mobile, firmata il 31 luglio 1992 da CGIL, CISL e UIL con il governo Amato, assieme al blocco della contrattazione aziendale fino alla fine del successivo 1993. L'accordo sofferto, definito dallo stesso Trentin "brutto ma inevitabile", e per il quale aveva presentato le dimissioni da segretario della CGIL, poi "congelate" fino al 1994 (quando fu sostituito da Sergio Cofferati, a proposito di prodotti). Successe, come forse qualcuno ricorderà, che Firenze, in quel settembre del 1992, schifò parecchio il compagno Trentin che aveva più a cuore l'inflazione del riadeguamento automatico dei salari al costo della vita. E così accadde più o meno quanto segue.

Il corteo che doveva portare i lavoratori in piazza Santa Croce era stato fatto sfilare per via Verdi "contromano", vale a dire nel senso contrario a quello normale di marcia dei veicoli. Poiché le stradine laterali non erano state bloccate, si sfilò dal corteo uno spezzone di Autonomi, seguiti da altre entità tra le quali una Rifondazione Comunista che, allora, era in fase "movimentista". Si sfilarono, in generale, tutti coloro che non andavano in piazza Santa Croce per ingoiare; ce n'erano ancora tanti. E quindi, giù per via del Fico, via delle Pinzochere, le stradine medievali che sboccano in piazza Santa Croce. Rifondazione Comunista si era occupata dei pomodori; gli altri del resto. E fu così che la Firenze che schifava quel prodotto del PCI che se ne stava sul palco, vi si ritrovò esattamente sotto.

E partì di tutto all'indirizzo del compagno Trentin, che soffriva tanto. I pomodori, naturalmente; e poi ogni cosa, cucchiaioni, lo slogan Amato boia, Trentin è la sua troia, chiavi inglesi, romaioli, pensionati che mostravano i cazzotti e gliene dicevano di tutti i colori, e poi, naturalmente, i famosi bulloni. E' passata alla storia come il "lancio dei bulloni", ma può essere che fossero in minoranza. E fu così che il compagno Trentin fu cacciato via da piazza Santa Croce, fu cacciato via dalla Firenze che schifava lui e tutti quelli come lui. Dando peraltro il via a tutta una serie di iniziative analoghe laddove Trentin si recò in seguito a far deglutire l'accordo di luglio: se non mi ricordo male, a Torino, a Bologna, a Milano. Ci fu allora, naturalmente, chi dichiarò immediatamente di non stare né con Trentin, né coi bulloni; sarà stato con chissà chi. Ovviamente c'erano anche quelli che applaudivano il compagno ex-partigiano, tutti belli contenti, tutti vogliosi di isolare i violenti, tutti felici di farselo mettere nel culo.

Accadde anche un episodio decisamente curioso, anche se ha una sua precisa logica. Dopo la cacciata di Trentin da piazza Santa Croce, ci fu più di uno che diede la colpa alla Lega. Sì, proprio la Lega, la Lega Nord di Bossi, insomma. Si faceva fatica a pensare, nel 1992, che esistesse ancora "qualcosa" a sinistra del PCI (anzi, già PDS) e del sindacato di regime, la CGIL, Confederazione Generale degli Ingoiatori del Lavoro. Quindi doveva essere stata la Lega, la destra, i fascisti in camicia verde. Ora, si dà il caso che, a quei tempi, a Firenze di leghisti ce ne saranno stati in tutto quattro o cinque, ad essere larghi.

Parecchia fatica a pensare che, nella Firenze del 1992, mutatis mutandis (o "cambiate le mutande", come dico non di rado per celia), fosse accaduta qualcosa che ricordava la cacciata di Lama dall'Università della Sapienza di Roma, il 17 febbraio 1977. Altro segretario della CGIL e altra pipa. Ma non fumammo con lui, non era venuto in pace. Ma allora sì, si sapeva bene che cosa c'era a sinistra del PCI e dei suoi prodotti che stavano generando altri prodotti, quelli che si vedono ancora oggi, dopo quarant'anni.




La manifestazione di sabato prossimo sarà, naturalmente, del tutto pacifica. Anzi, pacificata. Se ne andrà per il suo percorso, griderà le sue cose e, c'è da giurarlo, avrà il suo sound system. Io non me lo sono mai spiegato, il sound system. Un furgone che spara musica più o meno del cazzo a tutto volume, quando la vera musica delle manifestazioni dovrebbe casomai essere quel che si urla. Minniti? In questi giorni, col Festival delle Religioni e pure con Theresa May che ha scelto proprio Florence per la sua dichiarazione di addio all' "Europa", c'è lo scenario consueto: polizia a vagonate, zone interdette, cecchini appostati sui tetti. Piazza Santa Croce? Off limits. Il Minniti viene a fare una visitina a Nardella, che è pure più minnitiano di lui. Sebbene non mi risulti che fumi la pipa (ma chissà che qualche volta una pipatina non se la faccia di nascosto), il signor Ministro degli Interni viene assolutamente in pace. Viene a discutere delle "religioni" come "ostacolo o occasione per l'integrazione". 

Macché Trentin, macché via del Fico e via delle Pinzochere. Ehi, state tranquilli come un azzurro e placido mare d'estate. Non ci passerà nemmeno un moscerino, da quelle stradine (che sono, peraltro, dall'altra parte di Piazza Santa Croce). Pomodori? Romaioli? Bulloni? Ora ti arrestano e ti denunciano anche se lanci dei coriandoli. Anche se scrivi qualcosa su un muro all'indirizzo, che so io, del compagno Marco Minniti da Reggio Calabria, il post-comunista che, pure lui, firma. C'era chi firmava l'accordo per smantellare la scala mobile, e c'è chi firma la condanna a morte per migliaia di poveri, di diseredati, di nessuno, e senza fare una piega. Quello che firma gli accordi, di luglio o di qualsiasi altro mese, con le bande armate libiche. Quello del Daspo urbano, perché le pratiche di repressione capillare si sperimentano prima negli stadi e poi si applicano in ogni direzione. Quello che ha definitivamente reso la figura del sindaco non tanto uno "sceriffo", quanto un esecutore fidato di repressione a livello cittadino. Un podestà, insomma. Diceva giustamente qualche giorno fa il comico Crozza: "Non lasciamo il fascismo ai fascisti!"

Quindi, fratelli e sorelle, pace, pace e pace. Pace in piazza e pace ovunque. Pace nelle camere e nelle telecamere. Pace e integrazione. Pace e accoglienza. Pace e Daspo. Pace e sgomberi. Pace e tante belle, calde, saporite, croccanti religioni. Pace e manganelli. Pace e Minniti. Lama? Ora, di Lama, c'è solo il Dalai, portatore di pace, faro di spiritualità, e tanto amato dai divi hollywoodiani. Chi altro può vincere il Festival delle Religioni? Minniti?