Venditore – Almanacchi,
almanacchi nuovi; gazzette d'oggi. Bisognano, signore, almanacchi o
gazzette?
Passeggere – Avete le
gazzette d'ogg'istesso?
Venditore – Sì signore;
eccovi il Gazzettino delle Venezie,
il Monitore di Forlimpopoli, l'
Avvisatore di Lucca...
Passeggere
– E, ditemi, riportano codeste gazzette e codesti avvisatori
l'ultime nuove a proposito della Catalagna...?
Venditore
– Certamente che sì, mio signore, e con grande dovizia. Esse
contengono le dichiarazioni di Sua Maestà il re d'Ispagna, de' suoi
ministri, le grandi sfilate di folle in Barcellona
e le trascrizioni dell'assemblee del Parlamento di Catalagna.
Passeggere
– E contengono esse eziandio i numeri del plebiscito per
l'indipendenza...?
Venditore
– Mio signore, senza meno.
Passeggere
– Credete voi dunque che l'indipendenza della Catalagna si farà...?
Venditore
– Signore, io son persona poco istruita...mi chiedete forse voi un
parere sovra accadimenti di cotanta importanza in una contrada sì
distante...?
Passeggere
– Sì, e le vostre opinioni le m'interessano; d'altro canto, a
voialtri che vendete le gazzette, non capita mai di leggerne
alcunché...?
Venditore
– Invero non lo disdegno, e mi compiaccio di tenermi al giorno
delle cose.
Passeggere
– Orbene, vi sarete quindi fabbricato un' opinione.
Venditore
– Sia pur vaga, signore; ma, secondo il mio parere, una contrada la
non puote distaccarsi facilmente da un regno antico, potente e
illustre come quello d'Ispagna. Le son tutte chimeruole senza senso
alcuno.
Passeggere
– Credete voi dunque che 'l popolo della Catalagna non debba avere
il desiderio, e anche il diritto, di reclamare la propria
indipendenza da un antico e illustre regno? Pensate alla nostra
Patria, all'Italia, e a' suoi sforzi acciocché tante terre si
distaccassero dall'Impero Austriaco...credete voi che sia fatto a
buon diritto?
Venditore
– Invero che sì, mio signore. Io sono buon patriota e mi son
battuto per l'Italia a Curtatone e Montanara.
Passeggere
– E come fate allora a sostenere che 'l popolo di Catalagna non
abbia eguale diritto? Anche la nostra era una chimeruola?
Venditore
– Affé mia, no di certo! Ma noialtri, mio signore, siamo ben differenti da' todeschi,
dagli slavi e da' barbari d'Ongarìa. I catalagni 'e sono spagnuoli
come quelli di Madrile, di Toledo e di Siviglia...
Passeggere
– Ignorate voi dunque che la Catalagna possiede un proprio idioma
diverso dallo spagnuolo, e che gli spagnuoli non intendono, una sua
letteratura, una sua cultura? Ignorate voi che la Catalagna 'e fue
lungamente sovrana, e che essa fa parte dell'Ispagna soltanto
dall'undici di settembre dell'anno mille e settecento quattordici...?
Venditore
– Ohibò, mio signore, lo ignoravo. Le gazzette, sapete, scrivono
che son tutti spagnuoli. Con ciò, non veggo perché la si dovrebbe
distaccare da un regno sì eccelso che le diede fama e ricchezza.
Passeggere
– Le diede ricchezza ma se l'è pur presa; e le gazzette
riporteranno per certo le minacce che 'l Borbone di Spagna ha
profferito alla Catalagna, di ruinarle i commerci, gli scambi e la
riputazione or che le nazioni d'Europa si son raunate in un comune
mercato.
Venditore
– Ne parlano, e credo che 'l re d'Ispagna non sia nel torto. E
aggiungo che un gran numero di catalagni desidera restare a far parte
dell'Ispagna...
Passeggere
– Codesto gli è pur vero; come sapete, a tale riguardo era stato
infatti chiamato il popolo di Catalagna a plebiscito, acciocché
s'esprimesse. Ma il re d'Ispagna e il primo ministro don Mariano lo
impedirono, inviando la truppa a schiacciare quella consultazione,
assaltando e fedendo.
Venditore
– Questo non fu ben fatto.
Passeggere
– Anche voi quindi siete d'accordo su che si dovesse fare.
Venditore
– E' si doveva fare, ma con tutto questo credo che non si puote
intaccare l'unitade dell'Ispagna, signore mio. Ella esiste da secoli.
I regni e gli stati 'e non si fanno e disfano a piacimento.
Passeggere
– Però nell'istoria, sapete quanti stati, regni e pur anco imperii
'e si son fatti e disfatti. Pensate all'Imperio Romano. Esso era
assai più potente del Regno d'Ispagna, non credete? O per andar più
vicini a noi nel tempo, pensate al dismembramento del regno de'
Croatti, de' Servi e de' Cragnolini (*), che tanti lutti e ruine addusse
or sono anni alcuni...
Venditore
– Ma quel regno vivea sotto una dura tirannia. L'Ispagna è un
regno ove 'l popolo ha la voce.
Passeggere
– L'Ispagna è rimasta lungamente sotto eguale e durissima tirannia
per mano del dittatore don Francisco Franco e Bacamondi, che si ribellò ottant'anni or sono e mosse assieme a' Mori una orrenda guerra intestina; egli poi ebbe a
opprimere per quarant'anni il suo stesso popolo, e ancor più
duramente i catalagni e i baschi.
Venditore
– Ma don Francisco ubbidiva al re e alla Santa Religione; nel
regno' degli Slavi erano de' senza Dio.
Passeggere
– E credete dunque che pur li catalagni sieno de' senza Dio?
Venditore
– Per quanto ne so, credettero fortemente in de' malfattori che
proclamarono l'abolizione della Fede, distrussero e saccheggiarono i
templi et arrivarono a sovvertire tutti gli ordinamenti.
Passeggere
– Li catalagni le son teste calde, gli è pur vero. Non ostante
ciò, non credete che essi avrebbero 'l diritto di governarsi da soli
se lo desiderano?
Venditore
– Può darsi che sì, mio signore; eppure non mi convincono i loro
pensieri e le loro azioni. Meglio far parte d'un'Ispagna potente e
forte, che ridursi a un picciol regno di niuna importanza, o -Iddio
ne scampi- a una repubblica.
Passeggere
– Sapete voi che anche il nostro grand'eroe, Giuseppe Garibaldi,
era fautore di una repubblica.
Venditore
– Sì, ma poi ubbidì a' sovrani savoiardi e ben fece.
Passeggere
– Come vedete voi dunque l'avvenire della Catalagna?
Venditore
– Anderanno avanti ma saranno duramente schiacciati e puniti;
l'avvenire gli è questo. Non mi rende felice, ma non veggo come
puote essere altramente.
Passeggere
– Pur troppo, qui debbo dichiararmi d'accordo con voi. I plebisciti
son doverosi, ma se un popolo desidera distaccarsi da un regno di cui
e' non si sente parte, la sola azione da intraprendere 'e gli è la
formazione di un'armata di popolo guidata da buoni generali e
uffiziali, che sappia confrontarsi bravamente con forze soverchie.
Venditore
– Si vedrebbe così davvero se desiderano l'indipendenza, o se le
son solo chiacchiere e cicalecci di qualche agitatore. Le non
esistono strade diverse; i plebisciti e le illusioni le si somiglian
come fratelli gemelli.
Passeggere
– Così è. E ricordate che ogni autorità di questo mondo, i
regni, gli imperii e le repubbliche, hanno sempre un principio, ma
anche una fine.
Venditore
– E fia che, in un remoto avvenire, la Catalagna poterebbe di nuovo
desiderare di riunirsi all'Ispagna.
Passeggere
– All'Ispagna, alla Francia o al Mondo della Luna. E chi lo puote
sapere, signore. Per l'intanto, staremo noi a vedere; fortunatamente,
da noialtri non esistono tali perigli. L'Italia è una e
indivisibile.
Venditore
– E così penso anch'io; in fondo, le son cose di paesi lontani.
Passeggere
– Lontanissimi e rimoti. Ditemi, vendete voi anche lo Starnazzatore
della Padania...?
Venditore
– Dolente di deludervi, signore mio, ma quel gazzettino cessò
d'esser pubblicato alcun tempo or fa.
Passeggere
– Lo ignoravo.
Venditore
– Posso darvi, se lo desiderate, un esemplare della Gazzetta
del Diporto con le ultime e
interessanti nuove su' tornei di pallacorda, di tamburello e di
pugilazione.
Passeggere
– Mi chiedevo invero se la nostra fazione la si fosse qualificata
per il torneo terraqueo di pallacorda che ha d'aver luogo nell'Impero
Russo, impero sancito da Dio e che non avrà mai fine. Datemi una
copia della Gazzetta del Diporto.
Venditore
– Eccovela, signore; costa un bajocco e venti crazie. Grazie
illustrissimo, e a rivedervi. Almanacchi, almanacchi nuovi; gazzette
d'oggi !
(*) Antica italica denominazione degli Sloveni.