Ebbi a patire crudele e ingiusta morte nell'anno del Signore 1498, il giorno 23 di maggio, assieme ai miei confratelli, fra' Girolamo Savonarola da Ferrara, e fra' Domenico Buonvicini, da Pescia.
Fui torturato e impiccato. Il mio corpo fu poi arso in piazza della Signoria.
E la mia è una storia lontana.
Talmente lontana, che la stessa città che mi diede la morte nell'ignominia e nel fuoco, tempo dopo pensò di dedicare, a me e ai miei fratelli in vita e in morte, una strada.
Durante la mia lontana vita, le strade non erano dedicate ai morti; prendevano nome dalle osterie, da una pianta o da un albero che vi si trovava, da donne di facili costumi che vi esercitavano il loro commercio, da mille e mille altre cose; ma non da morti.
Quando invece mi fu dedicata quella piccola strada in una zona della città che a' tempi miei altro non era che remota campagna, le strade si dedicavano anche ai morti; e da lassù ho assistito, scuotendo la testa, alla posa della targa che reca il mio nome. Da lassù ho assistito anche a tutte le vicende che si sono succedute nei secoli dopo la mia morte; ed è per questo che chiedo che quella targa venga rimossa. Che il mio nome non faccia più parte di quella città. Che la strada sia dedicata a qualcun altro, o a qualche altra cosa.
Nella mia vita credetti di lottare per ciò che ritenevo libertà, contro istituzioni potenti e secolari, contro la stessa Chiesa, corrotta e putrefatta, di cui facevo parte. Per questi ideali fui messo a morte.
Così come vi fu messo, nel 1923, un altro uomo di chiesa, a nome di Giovanni Minzoni; e dalla strada a lui dedicata, un largo e caotico viale alberato, nasce la mia. Parallela a quella dedicata a fra' Domenico, e non lontana dalla grande piazza dedicata a fra' Girolamo.
Giovanni Minzoni lottò contro il fascismo. Il fascismo corrotto e putrefatto che un altro giorno 23, ma di agosto, lo mise a morte nelle plaghe ferraresi. Lo uccisero, le squadracce, a bastonate; il loro capo si chiamava Italo Balbo. Tutto questo l'ho visto anch'io, da lassù, e ho visto morire un altro uomo, uno delle centinaia di migliaia, uno dei milioni di uomini che hanno dato la loro vita per combattere ogni forma di oppressione, che sono morti perché non trionfasse la morte. Che sono morti perché chiese, polizie, stati, istituzioni e consorterie non imponessero il loro volere. Uomini di Dio e uomini senza Dio. Uomini e donne di ogni risma, di ogni ideale, di ogni età, di ogni storia.
Nella via che, a Firenze, è stata a me dedicata, e che nasce dal viale dedicato a don Giovanni Minzoni, sorge oggi, al numero 3, la sede di un movimento che si dice di "giovani". Di giovani che non lo sono, perché la loro gioventù, o presunta tale, è di nuovo al servizio delle stesse decrepite cose, della stessa violenza, della stessa sopraffazione, dello stesso credersi superiori agli altri, della stessa morte ammantata di "democrazia" così come a' tempi miei lo era di arte o di belgodere.
Al servizio dello stesso fascismo, che è sempre quello anche se ora siede in giacca e cravatta in quella stessa aula di parlamento sorda e grigia che il loro amato nonnino avrebbe trasformato in bivacco per i suoi manipoli. Gli stessi squadristi pronti a andare a bastonare dei ragazzi della loro stessa età o anche più giovani. Gli stessi putridi truffatori che inneggiano alla "patria" e ai "valori", quando l'unica patria che hanno è la violenza del potere, quando gli unici valori che hanno sono quelli della loro nullità, del loro vuoto, della loro sporcizia.
Questi non sono giovani, perché la gioventù è vita. La loro è morte. E la morte è vecchia, non ha più carne, non ha più volto se non le vuote orbite di uno scheletro. La morte che aleggia sulle loro lugubri fiaccolate di morti benvestiti. Toglietemi da questa cosa. Toglietemi da quella strada, se tollerate che quei cadaveri viventi vi abbiano sede, se addirittura manifestate loro solidarietà. E togliete anche don Minzoni, ucciso dai loro congeneri. Sono gli stessi che andarono a imbrattare la targa stradale dedicata a un giovane autentico, un giovane bellissimo, chiamato Bruno Fanciullacci. A imbrattarla e a cercare di toglierla. Sono gli stessi che sotto un'altra targa stradale, dedicata a dei "martiri" che lo furono, per vendetta, delle loro stesse idee di superiorità etnica –ché morte chiama morte!- si riuniscono guidati dai loro caporioni.
Io, quella targa a me dedicata, non la voglio più. Non voglio che il mio nome sia in qualche modo a loro associato. Dedicate quella strada a Mario Carità.
6 commenti:
ma chi sono sti giovani ?
Frasi fatte, sentenze emesse, retorica a fiumi.
Potere, violenza, razzismo, intolleranza... e tu che ne sai?
Comunque sì, il nome di quella strada andrebbe cambiato. Perchè non deidcarla veramente al più grande statista del secolo?
Via Benito Mussolini, Duce d'Italia.
Ne sarei felice. Se vi aggregate anche voi facciamo assieme una raccolta firme da presentare al Consiglio Comunale. Con buona pace del buon Silvestro Maruffi.
Eja Eja
Un militante di AG
Un "militante di AG" (ovviamente anonimo, perché questi gran militanti sono regolarmente altrettanto militantemente coraggiosi da non firmarsi mai con nome e cognome) ha spedito il seguente commento che, per errore -e giuro per errore- avevo cancellato. Rimedio copiandolo e incollandolo dalla relativa mail di conferma, tenendo fede all'apertura totale di questo blog, ed evitando ovviamente ogni commento. Comunque noto che l'anonimo giovine si contenterebbe, per il suo "più grande statista del secolo", di una straduccia insignificante; quale esempio di italica modestia! [RV]
Frasi fatte, sentenze emesse, retorica a fiumi.
Potere, violenza, razzismo, intolleranza... e tu che ne sai?
Comunque sì, il nome di quella strada andrebbe cambiato. Perchè non deidcarla veramente al più grande statista del secolo?
Via Benito Mussolini, Duce d'Italia.
Ne sarei felice. Se vi aggregate anche voi facciamo assieme una raccolta firme da presentare al Consiglio Comunale. Con buona pace del buon Silvestro Maruffi.
Eja Eja
Un militante di AG
Riccardo, ma perché non l'hai mandato a lavorare?
Ho segnalato questo post commentandolo nel blog del Circolo Giustizia e Libertà di Sassari ("La mia strada? Dedicatela a Mario Carità!", del 6 febbraio). Invito a visitare il blog: http://circologl.splinder.com
Un saluto cordiale, ma solo a quelli che non mandano commenti apologetici su Mussolini. Gli altri si leggano De Felice, ma se lo leggano sul serio: che una decina di migliaia di pagine di storia non possono se non fargli bene.
Ith.
...Ha perfino scritto itaglia con la maiuscola...!
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