martedì 26 agosto 2014

Il muro di Capalle



Per alcuni anni, nelle edicole della Toscana, ci abbiamo avuto questa roba qua sopra. Qualcuno se ne ricorda? Si tratta del Giornale della Toscana, il foglietto privato dell'on. Denis Verdini, ex macellajo di Champs sur le Bisence (come diceva i' pòero Monni) divenuto poi un fedelissimo di Silvio Berlusconi nonché "coordinatore nazionale" di tutta la pappa di forzitàglie e popolidellalibbertà tirata fuori nel tempo dal Cavaliere. Poiché, a livello nazionale, c'è il Giornale di famiglia, quello dei Feltri, dei Belpietri e dei  Sallustij, in Toscana -regione dove notoriamente tutto il potere è ai Soviet- ci doveva essere la propaggine locale; e, così, per un certo tempo hanno imperversato impareggiabili locandine gialle a base di pallone, pallone, ancora pallone e, infine, anche un po' di pallone. Nel mezzo al pallone, ogni tanto, dosi mirate di degrado, di sihurezza, di zingari, di moschee (la Toscana è piena di moschèe, e più che altro di zanzarèe) e di foibe, come si evince da questa primapàgina nella quale compare anche il famoso Farina, ovvero l'agente Betulla. A fianco del Giornale della Toscana, l'on. Verdini si era concesso un'ulteriore foglietto ancor più locale, centrato sulla natìa Campi Bisenzio: si chiamava Metropoli (minchia che popò di metropoli!), e si faceva notare per deliziose locandine come questa qua sotto, nella quale si manifestava l'uso squisito e impeccabile della lingua italiana:


Un bel giorno, questi fulgidi esempi della libera stampa di cui gode questo paese, sono stati praticamente spazzati via. Non hanno semplicemente chiuso: sono stati letteralmente cancellati dalla faccia della terra. Gli è che qualcuno si è vagamente accorto che quella stampa faro di Lybertà nella Тоскана in preda da sempre al gelo rosso, coacervo di gulag e difesa da un manipolo d'irriducibili eroi (tra i quali, va da sé, l'on. Verdini), in realtà, serviva ad una sola cosa: a truffare lo Stato per ottenere pubblici finanziamenti. Nell'imminenza della cancellazione, i redattori del Giornale della Toscana e della Banda Verdini provarono pure a chiedere solidarietà, poiché stavano per perdere il loro prezïoso lavoro consistente nel dar conto di pallonate, foibe e astenzionisti; credo che avrebbero ottenuto assai maggiore solidarietà Landru o la Leonarda Cianciulli (detta la Saponificatrice). 

Per un momento, però, vorrei mettermi nei panni di chi, quotidianamente o saltuariamente, acquistava il Giornale della Toscana e, magari, pure se lo leggeva. In Toscana alligna una bizzarra genìa di cittadini che si sentono assediati da ogni cosa; in primis dai homuništi. Ora come ora, di homuništi in Toscana ne saranno rimasti, a dir bene, una quindicina; e posso dirlo, perché praticamente li conosco tutti di persona. Al massimo, come dire, potrebbero assediare un pollaio a Sant'Angelo a Lecore e non è detto che ce la farebbero se incontrassero un par di galli (non quelli della Lista) particolarmente cazzosi. Peu importe; "Finalmente ci abbiamo un baluardo contro i homuništi!", avranno indubbiamente pensato. E, in sottordine, anche contro tutti i compagni naturali dei homuništi: islamici, zingari, centrisociàli, balordi, vuccumprà, mendicanti, donsantòri, e via discorrendo. Di questi buffi personaggi ne ho conosciuti alcuni, i quali infilavano i homuništi pure nei discorsi sul tempo che fa. Parlando con me, naturalmente, non tardavano a voler "provocarmi", o quanto meno stuzzicarmi: la categoria dei homuništi, per queste persone, non riconosce né sfumature e né distinguo storici, politici e di qualsivoglia altra natura. E così mi son ritrovato homuništa parecchie volte, con tutto quel che comporta. La prima cosa che ne consegue, naturalmente, sono le battute su Renzi, definito "mio amico": per gli antihomuništi toscani, infatti, il comuništa si identifica automaticamente col PCI / PDS / DS / PD. E non importava minimamente specificare, pure gentilmente e con grandi sorrisi, che il qui presente è un frequentatore di centri sociali, di entità antagoniste, di matrice fondamentalmente anarchica e antistatale, libertarie e magari non di rado persino comuniste, di ex terroristi, di stranissimi figuri e quant'altro; l'universo dei homuništi si ferma a Renzi e al PD.

Mi garberebbe di sapere, ora come ora, come si sentono venendo a sapere che il Giornale della Toscana, autentico baluardo nonché capillare informatore sulle serate di Adrian Mutu, è equiparato, persino dalla Corte dei Conti, ad una fabbrica di truffe ripetute e aggravate. Che la Società Editoriale Toscana e la Settemari scarl di Denis Verdini non erano minimamente interessate alle foibe, al degrado e neppure al pallone, ma a rubare soldi e basta. Che i loro campioni di libertà altro non erano che dei volgarissimi ladri. Che il Verdini è un crac semovente (di banche e di giornali), in procinto di diventare carne da carabinieri, da guardia di finanza, da Corte dei Conti. Mi garberebbe sì di saperlo, ma non lo saprò. Questi qui resteranno antihomuništi, 'io diàscolo. Truffa sì, ma in fondo era per una buona causa: difendere il mondo libero dal pericolo rosso. Mi chiedo cosa sia cascato a fare il Muro di Berlino, ma da queste parti ce n'è uno ben più saldo: il Muro di Capalle. E' saldo, tra le altre cose, perché da entrambe le sue parti ci sono gli stessi. Comuništi e antihomuništi. E non c'è nemmeno bisogno delle Trabant, basta prendere il bus 30 da via degli Orti Oricellari.