venerdì 1 maggio 2015

Black Bloc a Milano



Il 12 dicembre 1969, il Black Bloc assaltò una banca, giusto a due passi da piazza della Scala. Ma non la assaltò con vernice, uova, sassi o petardoni; la assaltò con una bomba, anzi, pardon, con un ordigno. Diciassette morti e ottantotto feriti (il titolo del "Corriere della Serva" riportava i primi dati). Era, quello, un Black Bloc nel senso letterale del termine: un Blocco Nero di fascisti, servizi deviati, apparati dello stato, militari, Gladio e chi più ne ha, più ne metta. Da allora, quel fatto è definito in vari modi: l'inizio della strategia della tensione, la prima strage di stato e quant'altro. Coperture, depistaggi, il tassista Rolandi, Pietro Valpreda, Giuseppe Pinelli, Calabresi, i processi, la verità occultata con pieno successo. Non è, naturalmente, mia intenzione ripercorrere quei fatti; è soltanto per dire che quando il Black Bloc, quando il Blocco Nero di quei signori ha voluto assaltare la banca a Milano, lo ha fatto sul serio e ben protetta. Sono peraltro ragionevolmente certo, sebbene all'epoca dei fatti avessi compiuto da poco sei anni e tenessi al massimo un quaderno a quadretti con i primi pensierini datimi dalla maestra (Marziali Pierina da Livorno), che nessuno, a partire dai giornali e dalla televisione di regime, si sia troppo occupato delle vetrine e neanche delle eventuali automobili che presero fuoco nelle vicinanze. Certissimo sono invece del solito linguaggio, a partire dalla parola vigliacchi. Bisogna fare attenzione a questa parola, perché è usualmente nella bocca, nella penna e, attualmente, della tastiera dei peggiori servi, nonché dei peggiori vigliacchi, che si possano immaginare.



Questa, invece, è una foto di oggi (1° maggio 2015), ripresa sempre a Milano dallo stesso Corriere della Serva. Raffigura sempre, dicono, una banca assaltata dal Black Bloc. Assolutamente vuota di persone e, direi, con danni materiali non paragonabili a quelli provocati nella banca milanese nel 1969. Parlo qui di danni materiali, perché di questi ed esclusivamente si tratta: vetrine, suppellettili, qualche automobile. Nella banca del 1969, non contando i diciassette morti e gli ottantotto feriti che non hanno mai contato niente (numeri in una strategia), i danni materiali furono, diciamo, leggermente maggiori. Io non c'ero, alla manifestazione No Expo organizzata oggi in opposizione ad una fierucola vetrinosa del regime di turno, una mega-sagra a base di strippate internazionali con la scusa dell'alimentazione del pianeta o roba del genere, con tutta una serie di eccellenze sponsorizzate da eccellentissimi McDonald's, eccellentissime cochecole e supereccellenti Nestlé. Di che stupirsi, quando lo sponsor principale del maestro di cerimonie, tale Renzi Matteo, è un pizzicagnolo (tale Farinetti) che ha una catena di supermercati e si atteggia a filosofo? Tanto basta, comunque, per riorganizzare zone rosse in stile genovese.

Dicevo che non c'ero, e quindi non posso parlare molto degli eventi di oggi. Se parlo qualche volta un po' più diffusamente di quel che è accaduto durante una manifestazione, è perché c'ero e vedevo coi miei occhi. Come, ad esempio, a Genova nel 2001, o in altre occasioni. Certamente tutti voi avrete letto i titoloni e gli articoloni, ad esempio, di Repubblica o del Corriere della Serva più volte nominato in questo post. Avrete guardato le dirette di PapaNews 24 e i reportages di altri telegiornali tutti uguali. Oppure eravate all'inaugurazione dell'Espò, oppure eravate alla manifestazione. Rimando, quindi, ad un articolo dell'Eretica, che mi sembra corretto e interessante e, più che altro, redatto da una persona che era presente. Le mie convinzioni al riguardo, però, stavolta me le tengo per me. Non esprimerò né condivisioni, né simpatie, né antipatie. Non esprimerò considerazioni sull'utilità o sull'inutilità di azioni del genere, né sulla valenza del corteo anti-expo; il rischio maggiore non sarebbe certamente quello di espormi, cosa della quale non ho la benché minima paura, bensì quello di parlare di dati avvenimenti cui non ho avuto modo di prendere parte diretta, in un modo o nell'altro. 

Si può parlare, però di ciò a cui si assiste. Nulla di cui meravigliarsi, ovviamente. Il Black Bloc, ovvero il Blocco Nero, si riforma costantemente; che ci sia da mettere ordigni nelle banche, sui treni o nelle stazioni ferroviarie, o che ci sia semplicemente da fare quadrato attorno al regime e alle sue sagre internazionali. Il linguaggio è lo stesso (vigliacchi!); gli stessi cittadini indignati, la stessa unanimità da "destra" a "sinistra" nello stigmatizzare e nel richiedere forche, le stesse richieste di dimissioni del ministro dell'interno in carica (quello attuale, Alfano Angelino, è però un caso particolare: quello si deve essere dimesso appena nato, c'è chi dice che persino quand'era all'asilo gli abbiano chiesto di dimettersi dal gioco delle bandierine), le stesse testimonianze della società civile (tutte a base di vigliacchi!, persino di una specie di rapper o che cavolo è, tale Fedez, che si è preso un nome d'arte praticamente uguale a una ditta di spedizioni), la stessa opera lirica alla Scala. A proposito: ma porca zoccola, quand'è che andranno finalmente in culo la musica lirica, i tenori, il bel canto e i gorgheggi buoni per tenere stantio bordone al potere? Quand'è che la Scala verrà demolita per far posto a un bel parcheggio, così ci depositano le macchinine invece di farsele bruciare dai Black Bloc? Invece no. Hanno demolito la banca là vicino, nel '69. Il Blocco Nero, che è fondamentalmente lo stesso di oggi. Il Blocco Nero del Potere, quello che fa le cose sempre ammodino. Altro che un centinaio di ragazzotti un po' incazzati che, oggi, hanno per una mezz'oretta fatto, in mancanza d'altro, un po' di casino nel centro di Milano portando una devastazione che fa sinceramente un po' ridere. E che cazzo, se quella di oggi è devastazione, cosa sarà stata quella dei palazzinari che ha devastato Milano e tutte le altre città per decenni? Ehi, ràga, Milano chi la ha devastata per davvero, e continua a devastarla quotidianamente anche con le Espò? Chi ha devastato le menti delle persone, oltre al territorio? Chi ha devastato la convivenza, l'economia, la cultura e tutto quel che c'era da devastare? E' stato il Blocco Nero, quello che -all'occorrenza- assalta pure le banche senza lasciare la benché minima traccia. Senza vernice e senza sassi. Senza tute. Senza accuse di devastazione e saccheggio, perché la loro devastazione e il loro saccheggio equivalgono a ciò che chiamano "legalità"..