mercoledì 30 novembre 2016
Smartzombies
Controllata®,
Controllato®: ho una sincera e grande ammirazione verso di te.
Anche
a me piacerebbe essere un Controllato Consapevole®. Ai (pochi) pazzi
che mi dicono, ad esempio, che “Facebook” è il migliore e più
capillare sistema di controllo e di (auto)schedatura di polizia che
sia stato escogitato, roba da spedire la Stasi tra le barzellette di
Pierino, piacerebbe davvero tanto rispondere: “Dipende dall'uso che
se ne fa”. Ti vedo, Controllata, Controllato, mentre lo pronunci
pressoché trionfante, mentre il matto asociale che ha osato tace con
la coda tra le gambe, senza sapere più che cosa dire. L' “uso che
se ne fa” è un caposaldo intangibile, che sta scalzando
letteralmente Iddio dal trono, in tutte le sue variopinte
declinazioni. Del resto, Controllata, Controllato, avrai presente di quando Zuckerberg® è arrivato in visita in Italia, ricevuto con gli onori di un capo di stato persino dal Papa®.
Ammirandoti
sempre di più, piacerebbe immensamente anche a me essere
intervistato per la strada da un qualche operatore dei media, dopo
un qualche fatto di cronaca che ha scosso l'opinione pubblica,
realizzando peraltro anche l'eterno sogno di apparire seppur per
trenta secondi sui teleschermi. Pronunciare con aria afflitta,
indignata, preoccupata frasi fatidiche come “qui non si vive più”
o “nessuno fa qualcosa”, "era una famiglia normale" o "era una persona solare" per poi avviarsi verso il supermercato
già agghindato per il natale il
dodici di settembre o roba del genere, o magari tornare verso casa
per prepararsi alla cena o a una bella strage in famiglia. Quando sei solare, però, di solito sei morto ammazzato. Sia detto tra parentesi. Considera perlomeno di diventare lunare, o venusiano.
Mi
piacerebbe in modo esagerato invocare più sicurezza, più controllo
(appunto), più telecamere, più polizia, più carabinieri, più
soldati, più delatori, più ogni cosa insomma. Mi piacerebbe
sentirmi autenticamente più sicuro
quando entro dentro la stazione centrale trasformata in una specie di
Santiago dopo il golpe di Pinochet. Blindati, giovani e pettoruti
soldati coi fucili d'assalto, negozietti alla moda al posto delle
sale d'aspetto, ci scusiamo per il disagio e mitragliette
automatiche. Purtroppo per me, non solo non mi sento affatto più
sicuro, ma non me ne
importa nemmeno nulla. Devo essere, e me ne rendo conto, totalmente
malato.
Non
immagini neppure, Controllata, Controllato, quanto vorrei sentirmi
amica la telecamera.
Offrirle un mazzolin di fiori mentre mi sorveglia e mi traccia ad
ogni passo che faccio, per proteggermi dal malintenzionato,
dall'abusivo e dallo stupratore. A tale ultimo riguardo, però, sono
certo che la telecamera non la vorresti in casa tua mentre pesti a
sangue tua moglie e magari pure la accoltelli con scrupolo perché
vorrebbe separarsi. A dire il vero, Controllata, Controllato, qualche
bestemmia quando la tua amica telecamera o qualche altro marchingegno
del genere ti becca a 130 all'ora dove c'è il limite di 50, un po'
ti incazzi pure tu; ma vuoi mettere. Essere seguito e spiato ovunque
non ha prezzo.
Amerei
non so dirti come e quanto poter entrare sul tram, in autobus, in
treno, o semplicemente camminare per la strada, con in mano uno di
quegli apparecchi colorati e di tutte le fogge, e immergermi a
spippolare freneticamente, a scorrere paginette con foto di grandi
amici e grandi amiche, a conversare di
cose sicuramente importantissime, a stare a decidere che cosa si fa
stasera per poi non fare, naturalmente, nulla se non continuare a
decerebrarsi -pardon, a dipendere dall'uso che se ne fa. Mi
piacerebbe finalmente poter avere i miei cinguettii elettronici,
perché vuol dire che -in quel momento- sono in contatto.
Darei
un rene, o classicamente una libbra di carne viva al mercante
Shylock, per essere un minorenne de' tempi d'oggi. Per ritrovarmi in
una scuola-lager col preside sceriffo che ha la sacra missione di far
rispettare la legalità.
Pagherei per fare l'okkupazione
della suddetta scuolina, e ritrovarmi rispedito a casa a calci e a
ceffoni dai genitori che, magari, una ventina d'anni fa avevano fatto
l'Onda, la Pantera o chissà quale altra cosa curiosamente
somigliante al Palio di Siena. Sbaverei per ritrovarmi denunciato o
agli arresti domiciliari per aver fatto una scritta su un muro la
quale, tanto, sarà cancellata in pompa magna da un sindaco
del bello. Senza contare quanto
bramerei di poter cadere nella madre dei peccaminosi crimini: fumarmi
una sigaretta a scuola. Crimine contro la salute,
per altro. Vorrei che, finalmente, il tabaccaio mi chiedesse i
documenti se voglio comprarmi un pacchetto di proibitissime
sigarette, senza più nemmeno la scusa che sono per il babbo o per la
mamma. Genitori debosciatissimi, tra l'altro. Vorrei che il bravo
nonno che legge il giornale di regime al bar mi dicesse che me lo
merito che m'abbiano stuprata, perché vado in giro vestita da
troietta a quattordici
anni e mezzo, invocando però la pena di morte per il GPI (Grande
Pedofilo Internettaro®) e preparandosi a toccare il culo alla
nipotina. E' un'autentica delizia essere minorenni,
adesso; ci si resta, tant'è vero, fino a circa quarant'anni
inoltrati. Forse anche cinquanta o sessanta.
E
che dirti, poi, di quanto mi piacerebbe poter esprimere il mio
istantaneo parere a
centoquaranta caratteri, che si tratti del goal di Ronaldo, del
ponderoso concetto di Giorgio Agamben o del fatto che sono
sull'autobus e mi sta bruciando il culo? Ricevere dopo dieci secondi
risposte da mezzo mondo dove si dice, cancelletto # alla mano, che è
meglio il goal di Lapadula, che è più ponderoso il concetto di
Moishe Postone oppure che avrei fatto meglio a pulirmelo meglio dopo
cacato? Riesci a immaginarti, Controllata, Controllato, quanto
agognerei ad insultare la #Boldrini o qualche altro/a politicante con
i peggio orrori, e poi magari ritrovarmi pubblicamente sputtanato coi
giornalisti alla porta, piagnucolando, scusandosi, biascicando dei
“non so perché l'ho fatto, sono povero, non arrivo a fine mese,
pago troppe tasse, ho perso tutto alla banca Etruria, mi dispiace
tanto, non volevo”? Così, come quella signora qualche giorno fa,
scoprirei finalmente l'uso che se ne fa, oppure
l'uso che fanno di te, in modo deliziosamente capillare.
Mi
piacerebbe troppo tutto questo. Sentirmi finalmente un piccolo ometto
in un ingranaggio universale, un perfetto nessuno sorvegliato giorno
e notte fin nel mio letto. Mi piacerebbe poter essere un terremotato
di cui vengono filmati gli ultimi istanti di vita perché di fronte a
casa mia, alle ore 3,32 o 18,50 o 9,45 c'è una telecamera che
riprende la disastrosa scossa e la casa che crolla. Mi piacerebbe
essere tracciato ovunque io vada e, a pensarci poi bene, lo sono
comunque, che lo voglia o meno. Di isole deserte non ce ne sono più;
e se anche ci fossero, sai che du' par di coglioni senza contare il
rischio di vederti comunque piombare addosso tutta la troupe
dell'Isola dei Famosi. Mi piacerebbe provare sulla mia pelle tutto il
profondo senso del degrado e
dell'insicurezza. Mi
piacerebbe finalmente partecipare anche io alla fiaccolata, alla
barricata di Goro e Gorino, al gruppo dei genitori su Whatsapp ('o
whatsappatore: i figli so' piezz' 'e core), al cyberbullismo®, agli
indignados, al votasì o votanò, e a tante altre decine di migliaia
di meravigliose cose che mi sono precluse per la mia assurda e
inutile ostinazione.
Significherebbe,
finalmente, che sono diventato una persona normale.
Come mi disse al telefono, due o tre anni fa, una mia ex fidanzata
dell'adolescenza, facendo pure l'accento romanesco. Aveva, peraltro,
perfettamente ragione: si pensi che la poverina dovette, per
contattarmi dopo una decina d'anni e rotti dall'ultima telefonata,
ricorrere al numero di telefono che prima scrivevo su questo blog e
“anonimizzarsi” il suo. “Ma nun te riesce de diventà normale?”
Eh
no, nun me riesce. E non me ne beo affatto. Tanto, vorrei ripeterlo,
Controllata, Controllato, sono comunque come te e non ci posso fare
nulla. Tutti sanno perfettamente che ieri sera, alle 20,05, ero al
Penny Market accanto a casa mia a fare un po' di ordinaria spesa:
tutto è videosorvegliato. Tutti
sanno tutto, di me, di te, di noi, di voi. Le nostre antiche città
sono stracolme di gente normale che vive normalmente tutto questo,
non solo non curandosene minimamente, ma anzi invocandolo,
promuovendolo, approvandolo incondizionatamente; e quando il malvagio
attentatore salirà su quel tram o su quel treno, o entrerà nella
stazione militarizzata, sarà troppo breve l'istante per rendersi
conto in quale tragica baggianata ci siamo infilati tutti quanti, noi
Controllati, noi morti viventi, noi teste chine senza speranza, noi
Smartzombies.
A
George Orwell.
sabato 12 novembre 2016
sabato 5 novembre 2016
Costoro
Costoro sono quelli della democrazia. Sono quelli che si scandalizzano per la repressione di Erdogan, salvo dargli immediatamente tutto il sostegno necessario quando il ducetto turco si fabbrica gli autogolpe. Sono quelli che sono per la libertà di espressione e di manifestazione quando riguarda Yoani Sánchez o i fascisti ucraini, ma che vietano le manifestazioni in casa propria mentre ci hanno le loro "kermesse" di merda. Sono quelli a cui piacciono da morire le zone rosse, che siano per un terremoto o per il blocco di una città intera per proteggere i loro mandanti. Costoro sono quelli della democrazia, sì.
Sono quelli che si presentano con decine di blindati, tutti in tenuta antisommossa, pronti ai loro sbarramenti delle strade, alle cariche di alleggerimento (e se non avete mai provato un simile "alleggerimento", vi consiglio di sperimentare quanto sia lieve, soave, etereo), alle manganellate, agli arresti. Specialmente quando a una piazza intera che intendeva manifestare per o contro una data cosa, il diritto di manifestare viene negato un giorno e mezzo prima dello svolgimento. Erano arrivati gli ordini: i damerini della "Leopolda" non desideravano essere disturbati perché loro ci hanno il "futuro". Così recita infatti lo slogan affisso all'ingresso della vecchia stazione fiorentina trasformata, suo malgrado, in letamaio renziano: Il futuro, adesso. Cosa sarà il "futuro, adesso"? Io adesserò, tu adesserai, egli adesserà? Il lessico-base del cazzaro di Rignano sull'Arno ci ha sempre questo "futuro" nel mezzo, a parte quando deve mandare la sbirraglia a reprimere. Allora si torna al caro, vecchio, eterno passato.
Costoro, sono quelli che vengono barbaramente attaccati con poderosi carrelli di verdura (si veda la foto), con letali melanzane, con micidiali zucchine; di fronte a quest'armamento di filiera corta, cosa potranno i fucili d'assalto, i lacrimogeni al CS, i manganelli ad anima metallica? Infatti, come sempre, tra i tutori dell'ordine si sono lamentati i consueti moribondi. Ma come faranno? Secondo me, nelle questure ci devono avere delle apposite squadrette di consumati attori, che a turno interpretano i "feriti" e i "contusi". Ci hanno indosso armature che manco Brancaleone da Norcia, e si fanno contundere dalle melanzane e dai sammarzani. Poi, naturalmente, una volta filmati gli ammelanzanamenti, partono le denunce, gli arresti domiciliari, le carcerazioni. Dall'altra parte, qualche testa spaccata, qualche rivolo di sangue, gente che si riduce a croste di maalox e limone (sperabilmente anch'esso di filiera corta).
Costoro, sono quelli che obbediscono all'ordine di vietare una manifestazione, si dice, per il "No" al referendum, o per un "No" a Matteino, o -più in generale- per un "No" a tutte le bugie, le stronzate, le vuotezze, gli slogan, le arroganze e le telesvèndite che ci propinano. "Svendita" è il termine che più mi viene in mente, in questi frangenti. Una svendita in cui non c'è neppure il classico miglior offerente; una svendita a "europe" fatte del doppio del niente, a "imprenditori", a "Eataly" (che ottimamente rappresenta il loro magna-magna travestito, naturalmente, da "cultura"). Firenze, in questo senso, è la città-simbolo, la perfetta vetrinetta da esibire all'occorrenza, il tesoruccio da blindare e da precludere a chi dice qualsiasi "No". Firenze è la città del Cazzaro, del resto; mi piacerebbe dire "suo malgrado", ma non è purtroppo così. Firenze è anche una città di tanti cazzari che hanno dato la spinta al boy-scout e alla sua ghenga. A meno che, a questa loro Firenze, non si cambi finalmente nome in "Leopoldville". Si tenga il nome di "Firenze" soltanto per coloro che non hanno ancora chinato la testa, nonostante tutto.
E, costoro, sono quelli che dalla loro "Leopolda", giustappunto, tutta bella agghindata e persino con la "amatriciana solidale" di cui spero s'ingozzino fino a farsi venire una cacaiola altrettanto solidale, mandano a dire: "Giù le mani da Firenze!" Avete capito? E' stato il "tweet" spedito dalla banda del Cazzaro riunita e ben protetta. Da Matteino, e dal suo cockerino Nardella (chiedo scusa, ovviamente, agli incolpevoli e graziosi cani cocker). Costoro, sono quelli che hanno messo le loro mani non solo su Firenze, ma su un paese intero. Sono quelli che, la Firenze sulle quali hanno messo le mani, la usano e la svendono a loro piacimento (per i summit, per i raduni dei "ferraristi" sul Ponte Vecchio, per gli addii al celibato miliardari in Palazzo Pitti, per le nozze dei figli dei nababbi indiani). Sono quelli che sequestrano un territorio per i loro porci comodi e per le loro festicciuole. Sono quelli per cui Firenze, ed ogni altra città, è uno scannatoio pubblico di esistenze. Sono quelli per cui la democrazia è perfettamente rappresentata dai loro sbirri, e che hanno paura persino di un carrello di verdura. Le "mani da Firenze" le dovrebbero togliere loro, perché sono mani sporche di sangue e di escrementi. Costoro, sono quelli che fanno il piagnisteo dei "cervelli in fuga", ma che si premurano, poi e piuttosto, di mandare in fuga migliaia di persone caricate dai celerini. Costoro, sono quelli che spediscono "tweet" con scritto: "Non ci avrete, incappucciati!" Ma certo che "non li avremo", visto che sono là tutti rinchiusi a mangiare "amatriciane solidali" protetti da un'armata intera e a esibire graziose ministrelle coi paparini banchieri, o bancarottieri che dir si voglia.
E' andata a finire, oggi, che un corteo c'è stato; ma in direzione ostinata e contraria a quella della "Leopolda". Talmente ostinata e contraria, da beccarsi un'altra carica in un paio di stradine strette (via della Colonna angolo via della Pergola, voglio essere preciso visto che i bollettini di regime, tipo "Repubblica", non ne fanno almeno per ora menzione). Dicevano, dal camion del "sound system", che oggi "ci siamo ripresi Firenze". Non sarei così ottimista. Non ci siamo ripresi un bel nulla. Firenze se la sono presa loro, ancora una volta, e sarebbe bene rendersene conto visto com'è andata. Per riprendersela davvero, Firenze, e per riprendersi ogni altra città, ogni altra esistenza, ogni altra piazza e ogni altro diritto, ci vuole ben altro. Ci vuole, soprattutto, che il "No" pronunciato forte e chiaro non sia rivolto esclusivamente a un "referendum costituzionale", agendo di conseguenza. E poiché, come si suol dire, "potrebbe andare peggio: potebbe piovere", tutto questo si è svolto, oggi sabato 5 novembre 2016, sotto uno scrupoloso diluvio.
Costoro, infine, sono quelli che a Firenze, in questi giorni, stanno "celebrando" il cinquantesimo anniversario dell'Alluvione. Tornando verso casa, sul tram, destino vuole che passi per forza proprio davanti alla "Leopolda", un bello spettacolino. Oltre allo striscione del "futuro", all'ingresso hanno piazzato un grosso gazebo; si vedono tante giacchine e tante cravattine, si vedono tanti bei trentacinque o quarantenni, tutti così imprenditorialmente casual, tutti così perfettamente sbirrati perché tra la "Leopolda" e Porta al Prato sembrava la sagra dell'autoblindo. Passandoci davanti, mi è venuto da pensare che il modo migliore per "celebrare" l'Alluvione, sarebbe stata una bella alluvioncina "ad hoc", strettamente localizzata, che li affogasse tutti. E senza nemmeno un "angelo del fango" che sia uno. Immaginarli che "twittano" "Giù le mani da Fir....glu bllh glu glu glu" mentre l'Arno fa il suo dovere, non ha avuto prezzo.
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