lunedì 4 febbraio 2019

Spensierata pubertà



È bello avere 12 anni, con tutta la vita davanti. I primi sorrisi con la graziosa compagna di scuola di prima media, mentre tu sei grande e sei già in seconda. Certo, qualche problema con quel bullo antipatico di terza, ma in fondo che importa: del resto sei già Ministro dell'Interno, e puoi passarci sopra. Se poi esagera, ti basta uno schiocco delle dita e intervengono i tuoi agenti. A casa, il babbo e le mamma non ti fanno mancare niente, specialmente per quel che riguarda le tue grandi passioni: le divise di ogni tipo e le magliette delle squadre di pallone. Nulla di strano per un dodicenne, e non capisco chi ti attacca quotidianamente: e santa pazienza, da ragazzino chi non si mette la maglietta della Juventus o del Barcellona, sognando che ci sia il proprio nome al posto di quello di Cristiano Ronaldo o di Messi?

Solo che al piccolo Matteino, che a 12 anni -ripeto- è gia Ministro dell'Interno, tutto è permesso e niente è precluso. La sua collezione di divise e magliette è oramai unica, e i ragazzini normali se la sognano; anche perché Lui il suo nome sulle magliette ce lo ha eccome. E altro che Milan (squadra di cui, sembra, è supertifoso), Juventus, Barcellona o Manchester United: nella sua collezione, Matteino ci ha pure la maglietta del Giulianova. Son buoni tutti ad averci le magliette delle squadre più famose, che del resto si vendono in qualsiasi bancarella assieme ai padri pìì, alle torri di Pisa e ai  cuori quori di San Valentino, che fra poco ci siamo pure: provate un po' voi a trovare su una bancarella la maglietta del Giulianova. Anzi, per essere precisi: del Real Giulianova, gloriosa società fondata nel 1924 e attualmente militante nel campionato di serie D.


Mettendo in mostra, per l'immancabile selfie con due fans abbrutite abruzzesi, un invidiabile fisico adolescenziale e una forma smagliante, il dodicenne Matteino ha deliziato la folla di sostenitori con addosso la maglietta di "n° 1" della locale squadra, segno inequivocabile del suo desiderio di difendere la porta, come il suo idolo Donnarumma, con balzi spettacolari e guizzi felini. Si ignora se, tra un selfie e l'altro, abbia promesso di chiudere anche il porto di Giulianova aggiungendone così un altro alla sua altra e riconosciuta collezione, e preparandosi alla prossima battaglia quando dovrà forse prometterlo anche a Livorno (ma, tutto sommato, credo che avrà qualche difficoltà nell'indossare la maglietta della compagine Labronica). Si è poi congedato dai fans in delirio, dovendo rientrare urgentemente visti i suoi pressanti impegni (oggi è lunedì e ha il compito in classe di italiano, materia in cui notoriamente eccelle).

Corre tra l'altro l'obbligo di stigmatizzare un po' il comportamento della dirigenza del Real Giulianova. Non capisco perché essa debba così crudelmente deludere i sogni di un ragazzino, ribadendo che "il capitano del Giulianova non è Matteo Salvini, ma solo Federico Del Grosso" (NB: roccioso ed esperto difensore nato proprio a Giulianova il 24 marzo 1983, e fratello di Cristiano del Grosso, colonna del Pescara). Non si fa così. Si rischia di provocare profondi traumi nella psiche di un giovanissimo, e di ferire i suoi sogni della prima pubertà del resto così spensierata. Con tutto il dovuto rispetto per Federico Del Grosso, sarebbe stato dolcemente simpatico fare, anzi, al giovane Matteino un gradito e commovente regalo, invitandolo in campo a dare il calcio d'inizio per la prossima partita del Real Giulianova, magari per mano a Del Grosso e facendo assieme a lui un selfie a centrocampo. Sono cose che un ragazzino non dimentica. In seguito, avrebbero potuto fargli dono anche di una divisa nuova fiammante dei Vigili Urbani di Giulianova, e organizzargli uno spettacolino dove una finta nave ONG (in realtà il peschereccio "Madre Teresa" addobbato per l'occasione) si avvicina al porto della ridente cittadina in provincia di Teramo, facendogli quindi dare l'ordine di chiudere il porto.

Ma va bene così, e auguriamo al piccolo Matteo una pubertà e un'adolescenza ricche di soddisfazioni e di belle magliette, suggerendogli però di fare sempre attenzione e non sbagliare. Se un giorno, preso dall'entusiasmo, volesse chiudere il porto di Avellino con addosso la maglietta biancoverde, sarebbe difficile fargli capire che Avellino sta a 400 metri di altezza in Irpinia.