Se non fosse che è un verso di una canzone di Franco Battiato, cantante che detesto quanto pochi altri, si potrebbe dire che "la primavera tarda ad arrivare". Oggi, a dire il vero, se n'è visto qualche brandello; quel che più conta, è che le previsioni erano piuttosto sbagliate. Avevano messo pioggia a catinelle, per oggi; magari verrà stanotte, visto che è un aprile piovoso. Piove di tutto in questo aprile, persino governi; quindi, un po' di sole inaspettato fa davvero piacere. Con tutta la sua iconografia: aprire la finestra, sentire gli uccellini che cinguettano, andare per due minuti a crogiolarsi al sole. E' stato un lungo inverno, questo.
Lungo, di quelli che cominciano ben prima del 21 dicembre. Ha compreso tutto l'autunno; e già dai suoi primi giorni speravo che venisse maggio. Ancora non ci siamo; ma maggio è comunque arrivato. Un maggio che fa benissimo a meno del vostro coraggio, e anche di molte altre cose. Fa a meno, ad esempio, di tutti i manifesti pieni di facce di merda che si stanno oramai sbrandellando e dilavando al (poco) sole e alla (tanta) pioggia. L'arcobaleno? Dopo un acquazzone arriva quello vero, non quello preso a prestito da ignobili personaggi. Il sole che ride? Ride in cielo, dove deve stare, e quando si fa vedere.
Sì, mi piacciono proprio le previsioni sbagliate in quest'epoca di satelliti, di canali tv dedicati esclusivamente alla meteorologia, di bollettini onnipresenti. E mi viene un po' a mente mia nonna materna. Dico subito che quasi mai ho avuto un bel rapporto, con quella donna. Quasi mai. Ogni tanto, però, mi ricordo certe sue cose da vecchia contadina, cose venute dal fondo dei tempi. Si metteva, a volte, alla finestra, di notte; e sentenziava. Con una parola sola. La più frequente era "burrasca", quando doveva esserci tempo cattivo; parole moderne come "maltempo" non appartenevano al suo vocabolario. "Burrasca" è una parola antica, e mi è sempre piaciuta. Ora la si usa quasi sempre in senso traslato; lei la usava come deve essere usata. Curiosamente, era venuta al mondo nella casa di un tizio il cui soprannome, finché è campato, è stato proprio "Burrasca".
Non diceva mai "sole" o "bel tempo", ma "caldo". Non esisteva il tempo "variabile", esisteva solo "mezz'e mezzo". La pigliavamo per il culo, chiamandola il "Bernacca notturno"; eppure, non so come, ci azzeccava quasi sempre. Ho dovuto aspettare di conoscere il Senia, per trovarne un altro, di Bernacca. Anche lui ci azzecca quasi sempre, e anche lui viene da un'isola. Non esisteranno, ma son sempre posti curiosi, le isole. E poi mi ricordo di Bernacca, quello vero, il colonnello nasuto. Quando ancora i satelliti si trovavano nei libri di fantascienza senza suscitare risolini di anacronismo. Ogni tanto toppava, beccandosi lettere di insulti e minacce per la strada da chi aveva organizzato la gitarella per la domenica fidandosi delle sue previsioni, e poi s'era ritrovato bagnato come un pulcino.
Sì, davvero, continuo ad amare follemente le previsioni sbagliate. Comunque, per la cronaca, in questo momento sta piovendo. Non ancora a dirotto, ma piove. Proprio in questo aprile di pioggia il destino ha deciso di mettere sulla mia strada un ombrello, a me che ne ho avuti sempre pochi, e quei pochi li ho persi. Un ombrello enorme, scuro, abbandonato su una sedia al tavolino di un caffè del Borgo Stretto, a Pisa. Pure a Pisa, lo dovevo trovare.
1 commento:
Ho tentato di mettermi in contatto via mail ma non riesco...a quale indirizzo devo scriverle? Vorrei parlarle di un articolo che ha scritto tempo fa...
Grazie, Bianca
blanche84@hotmail.it
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