lunedì 15 settembre 2008

Shining


Shining. Si chiama proprio così il baretto dei due, padre e figlio, che ieri, a Milano, hanno preso un ragazzo di 19 anni, pure di Milano ma con la pelle un po' troppo scura per l'attuale “degrado” e per l'ancor più attuale “sicurezza”, e lo hanno sprangato a morte. Così, una domenica mattina, aspettando le partite di pallone, aspettando il pranzo dagli zii. Cos'aveva fatto questo ragazzo? Aveva, secondo i due, cercato di rubare dei biscotti. Come potrebbe fare un ragazzino qualsiasi, tipo con la famosa marmellata. Cosa si fa a un bambino che cerca di fregare un biscotto o un dolcetto? Gli si tira uno scappellotto, ma attenzione a non farlo perché in questa società tanto sensibile c'è chi dice che si potrebbe causare un trauma incancellabile. A condizione che il ragazzino non sia, che so io, originario del Burkina Faso; allora è permesso causargli un trauma definitivo, rincorrerlo e finirlo a sprangate urlandogli “negro di merda”. Anzi, anche: “Sporchi negri vi ammazziamo”. Detto, fatto. Orsù, mandateci ora a leggere di quel che succedeva nell'Alabama alla fine degli anni '50. Sentiamoci superiori perché da noi “certe cose non succedono”. Mi viene quasi il sospetto che, da noi, certe cose non sono successe per un bel po' di tempo solo perché di negri non ce n'erano (ma c'erano comunque i napoletani, i siciliani, i “terroni” in genere). Una volta avuto un congruo numero di negri, ecco le sprangate. Ecco lo “Strange Fruit”. O forse, chissà, perché i negri, fino a allora, eravamo andati ad ammazzarli direttamente a casa loro, in Africa.

Il bar “Shining”. Il bellò è che, quei due, padre e figlio assassini, manco sanno che voglia dire, “Shining”. Uè, come lo chiamiamo il barètto? Scìningh? Ma no papà, si pronuncia Sciàiningh, uè proprio figo! Cosa volete che ne sappiano del film, di Jack Nicholson con la scure in mano, del mattino che ha l'oro in bocca. Eppure quel che è successo ieri in quel bar va ben oltre. Questi due non sono impazziti come Nicholson nel film. Fra un po' ci saranno i telegiornali, e intervisteranno di sicuro i passanti o i vicini di casa. “Due brave persone”. Come sentirli. Naturalmente ci sarà anche chi invocherà il degrado-esasperazionedeicittadini-quinonsenepuoppiù eccetera. Arriveranno a giustificarli. Magari diranno che sono stati “esagerati”, però....il famoso “però”, quello che usualmente accompagna l' “io non sono razzista”. Ops. Ma questi dicevano “negri di merda”; capito? Uno nato a Legnano può permettersi di dire ad un altro essere umano “negro di merda”, magari prima di ammazzarlo a sprangate. Ma la avete presente Legnano?

Dei cosiddetti “politici” non intendo parlare. Non m'importa nulla di quello che hanno detto o diranno. Né delle loro “condanne”, né delle loro “giustificazioni”. La stessa masnada di sciacalli, e chiedo anche scusa a quegli animali innocenti che seguono solo la natura, che non più di qualche mese fa, durante la campagna delle loro “elezioni”, hanno fatto a gara a chi proponeva più “sicurezza”, più repressione, più misure restrittive. Gli stessi che, quando il rumeno ha ammazzato la signora a Roma, hanno montato su un battage che ha prodotto i pogrom sperati. Gli stessi che ora parlano di “strumentalizzazione”. Gli stessi che vi hanno ridotto il cervello ad un ammasso di putredine, cari concittadini. Gli stessi che hanno fabbricato l' “operaio di Piombino” che ce l'aveva con la “sinistra radicale” perché si occupava di difendere solo “negri e finocchi”. Gli stessi dei loro sindaci-sceriffi e dei regolamenti di “civile convivenza”. Qui, di civile, non c'è più nulla. E neppure di convivenza. La convivenza sarebbe bene che qualcuno cominciasse a impararla raccogliendo finalmente la paura e il razzismo che ha seminato.

Che i “negri”, e i rumeni e tutti gli altri, si organizzassero per dare una lezione di convivenza a tutti noi. Che la “legalità” passasse prima per un bel po' di Black Panthers, di George Jackson. Che il baretto Shining fosse dato sanamente alle fiamme, magari assieme a qualche quotidianello, locale o meno, che fa andare avanti la baracca a suon di titoloni incendiari. Che qualcuno andasse a rovesciare carrocci e pontìde, così si vedrebbe come si cacherebbero addosso gli eroici bergamaschi o i trevigiani con la pancia intasata di merda al radicchio; e non solo loro. Anche le mammine napulitane, ché magari la smetterebbero di inventarsi il rom che rapisce il pupetto con conseguente distruzione dell'accampamento. Insomma, che ci fosse prima o poi una rivolta; e guardate che non è poi una cosa tanto peregrina. Proprio a Milano c'è già stata: ve li ricordate i cinesi di via Sarpi? Vi ricordate quante belle mazzate hanno preso i vigilantes e anche i passanti che sbraitavano? E vi ricordate come l'Italia chinò il capo davanti alla protesta dell'ambasciatore cinese? Sì, perché siamo bravi a fare la voce grossa coi piccoli; ma quando di mezzo c'è quella che si avvia ad essere la prima potenza mondiale...

Ma sono sicuramente discorsi che lasciano il tempo che trovano. Anzi, qualcuno potrebbe dire giustamente (come nel caso degli operai della Thyssen Krupp) che la “notizia vuole che se ne parli”. Del resto, la signora Reggiani di Roma è già stata dimenticata; ha assolto al suo compito. Così verrà dimenticato anche questo ragazzo “italiano” di colore, Abdul William Guibre. Ci ha pure un nome difficile da ricordare, poveretto. La notizia, l'indignazione, le polemiche, le contropolemiche, gli articoli, persino un post su un blog del tutto insignificante.

Però ne volevo parlare. E' una cosa mia. Attiene al non tacere. Non me la sentivo, oggi, di raccontare storielle dall'isola d'Elba, di fare battute sulla Fallitalia e sul commissario Fantozzi, di filosofeggiare su settembre o di parlare di cosa facevo nel 1974, ché tanto in fondo non gliene frega nulla a nessuno. Così come non gliene frega assolutamente a nessuno del ragazzino del Burkina Faso ammazzato perché, forse, aveva rubato un biscotto e due spiccioli. Così impara a non essere nato a Legnano.

I due, padre e figlio, dopo un po' di galera chiederanno il "perdono" tutti contriti, "perdono" che del resto qualche immancabile vescovazzo non mancherà di nominare anche se stavolta non potrà farlo durante la messa funebre, visto che il ragazzo era musulmano. Ci saranno i parenti che invocheranno "giustizia", eccetera. Il qui presente, invece, non la invoca più la loro "giustizia", né umana e né divina. Se la fottano, assieme alle loro "radici cristiane", alle loro nodose radici cristiane a forma di randello, o di spranga.


7 commenti:

k.d. ha detto...

Vabbé, la nuova versione è che loro pensavano che il ragazzo avesse rubato l'incasso.
Voilà, già giustificati.

Riccardo Venturi ha detto...

Se vai sul "Corriere della pera", sai il famoso e "autorevole" quotidiano italiano che ha come vicedirettore nientemeno che Magdi CRISTIANO Allam, e se clicchi sul "forum dei lettori" alla notizia, c'è veramente di tutto. Ovviamente ci sono anche quelli che già parlano delle "due brave persone", quelli che dicono che hanno fatto benissimo eccetera. L'ultima versione è, altrettanto ovviamente, che "non è stato razzismo", ma una "lite degenerata", ovviamente iniziata dai tre ragazzi che avrebbero "raccolto un bastone trovato per strada" (notoriamente, le strade pullulano di bastoni abbandonati). E questo sarebbero il "quotidiano autorevole" e i suoi lettori; figuriamoci quelli non autorevoli. Avevo intenzione di scriverci qualcosa anche io, su quel "forum", ma poi ho soprasseduto. Ho sentito un'insopportabile puzza di merda.

Riccardo Venturi ha detto...

Aggiornamenti: Mentre tutti fanno a gara per dire che "Nooooo! Non è razzismo", la moglie di uno degli arrestati dichiara di essere "razzista al 100%"; si apprezzi almeno la sua chiarezza. Ovviamente NO, NON E' RAZZISMO gridare a uno "Negro di merda" mentre lo si ammazza a sprangate; ci mancherebbe! Italiani brava gente! Anzi, brave persone! C'è anche ci parla di "razzismo all'incontrario", 'sti maledetti negri che continuano ad esserlo anche mentre vengono ammazzati e non se ne vergognano! Chiaramente, il tutto è già stato ridotto ad una diatriba su "centrodestra" e "centrosinistra"; e quel ragazzo che, brutto razzista all'incontrario che non è altro, continua ad essere morto. Come osa?

Unknown ha detto...

Dicevi: "Fra un po' ci saranno i telegiornali, e intervisteranno di sicuro i passanti o i vicini di casa. “Due brave persone”. Come sentirli. Naturalmente ci sarà anche chi invocherà il degrado-esasperazionedeicittadini-quinonsenepuoppiù eccetera. Arriveranno a giustificarli."...

Be', per una volta sono lieto (e sorpreso io stesso) di poterti smentire: ho sentito stamattina alla radio parecchi commenti a caldo di passanti del quartiere milanese di Greco-Pirelli, dov'è avvenuto l'omicidio, e mutatis mutandis i commenti erano tutti di questo tenore: "Quei due sono bestie, e se davvero hanno pure agito per motivazioni razziste, sono bestie due volte".

Chissà... Forse un po' di gente sta cominciando a aprire gli occhi?

Ciao.
Cingar

Riccardo Venturi ha detto...

Che dirti, Cingar? Per ora mi sono basato sui commenti di vari forum (Repubblica e Corsera in primis); non so se, su Repubblica/Milano, hai letto il commento della mogliettina di uno dei due assassini. Certo, se qualcuno comincia a aprire gli occhi, come dici tu, non può essere che bene; anche se ci sarebbe da ragionare sul perché e sui modi tali occhi si sono prima chiusi. Siamo diventati un paese di razzisti cui, però, questa parola non piace; ed anche gli indignati lettori di "Repubblica" farebbero bene a ragionare su certe cosette pubblicate da quel giornale "progressista", tipo la famosa lettera del signor Poverini. Un caro saluto!

noalgore ha detto...

A proposito di razzismo serpeggiante e le sue insospettabili connessioni col movimento ambientalista italiano.
Il razzismo viene da lontano ed è stato traghettato nel mondo moderno dai seguaci dell’ambientalismo radicale. Ecco come.
Alessandro Ghigi (1875-1970) è considerato il padre dell'ecologismo italiano. Il presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi ha definito Ghigi come "l'antesignano di ogni organizzazione della natura nel nostro paese". Si tratta perciò di un padre dell'ideologia ambientalistica italiana. Pochi sanno però che Alessandro Ghigi è stato anche un razzista caparbio, vicepresidente della Società Italiana di Genetica ed Eugenetica (SIGE), che ha partecipato ai congressi internazionali delle società eugenetiche, che ha scritto libri disprezzando ebrei, neri ed altre etnie, che ha firmato il Manifesto della Razza del fascismo nel 1938 con cui ebbe inizio la discriminazione degli ebrei in Italia. Basta scavare un po' dietro la facciata rispettabile di Ghigi per trovare notizie inquietanti, talvolta rimosse dalle biografie ufficiali. Nel suo libro "Problemi biologici della razza e del meticciato" (Zanichelli, Bologna, 1939), Ghigi descrive il tema delle degenerazioni causato dall'incrocio con razze nere che sarebbero "evolutivamente inferiori e geneticamente incompatibili". Nel 1959, dopo alcune esperienze di carattere locale, Ghigi diede vita alla Federazione Nazionale Pro Natura. Nella Carta di Forlì (1973-1981) Pro Natura precisa tutti i fondamenti di quello che negli anni che seguirono è stato il programma di tutte le associazioni ambientalistiche italiane. In pratica vi si sostiene che un aumento dei livelli di vita (soprattutto nei paesi poveri) è da evitare perchè danneggia la natura.
Approfondimenti nel mio blog
Ambientalismo di Razza

Riccardo Venturi ha detto...

Gli ultimi aggiornamenti possono essere riassunti così: a) I due, padre e figlio, "non sono razzisti" e dichiarano che "sarebbe successo lo stesso anche se il ragazzo non fosse stato di colore" (all'anima, che brave persone!); b) La moglie di uno dei due però è razzista "al 100%"; c) Ovviamente i due "sono stati provocati"; d) Chiaramente fra poco torneranno a aprire il baretto; e) Abdul "Abba" si è suicidato a sprangate in testa, e si è anche dato da solo di "Negro di merda" prima di morire, per poi far sì che i soliti anarcomunistnogglobbislamici potessero gridare al razzismo.

Intanto la notizia è scivolata rapidamente a notiziuola, sui giornali. Mica è lo stupro del rumeno, perbacco.