Ieri pomeriggio, come un altro gran numero di fiorentini, studenti, persone di tutte le età ed immigrati, ero alla manifestazione organizzata per protestare contro l'aggressione subita l'11 maggio scorso dai ragazzi della Rete dei Collettivi in via della Colonna, ad opera dei celerini del questore Tagliente. Un'aggressione vera e propria con il pretesto di un corteo “non autorizzato”. Un'aggressione pienamente “alla genovese”, con i quindicenni pestati, con la ragazzina insultata e umiliata dal prode tutoredellòddine in divisa. Tutto questo in una città dove si tollerano oramai tranquillamente i raid delle squadracce fasciste contro il centro sociale di Don Santoro alle Piagge, la presenza di una lista nazista (“Popolo, Città, Nazione”) alle elezioni municipali e, in generale, il tentativo di effettuare il famoso “cambiamento”.
In che cosa consista in realtà tale “cambiamento”, lo si vede benissimo a partire da come colui che dovrebbe rappresentarlo, un palloniere di nome Giovanni Galli, è stato scelto dal sor padrone. Un pisano che con la città di Firenze non ha mai avuto alcun rapporto reale a parte giocare alcuni anni nella Fiorentina, catapultato da queste parti dopo che per anni e anni gli è stato preparato il terreno a base di degrado, sihurezza, invivibilità, abusivi, polveriere, quadrilateri della paura ed altre tonnellate di cose del genere; va da sé che, in prima fila al “cambiamento”, ci sia La Nazione. Stamani, però, la pennaiolandia che occupa abusivamente uno stabile tra via Paolieri e piazza Ghiberti, ha passato ogni limite di decenza.
Occupandosi della manifestazione di ieri pomeriggio, e dedicandole addirittura due pagine, è stato ordinato ad un suo servetto, tale Marcello Mancini, di scrivere il relativo “editoriale”. Lo riporterò in sintesi. Con un tono tra il preoccupato e il paternalistico, il Mancini dichiara che “si sono rivisti gli slogan e le motivazioni degli anni '70”, che le forze dell'ordine sono state qualificate di “servi del potere”, che nel corteo c'erano (abbondantemente fotografati, per altro), “esponenti dei centri sociali con le bandiere arrotolate ai bastoni”; ne conclude -come dubitarne- che si sta tornando ad un clima “preterroristico”, che il corteo ha “disturbato lo shopping del sabato” e, coup de théâtre finale, più che prevedibile, ammonisce i “ragazzi” a “non farsi strumentalizzare”.
Avete capito benissimo: per lo schiavetto di lorsignori, tutto questo non è altro che una “strumentalizzazione” operata a danno di quei poveri, innocenti ragazzi che si fanno traviare dai “cattivi” invece di starsene buonini buonini a riempirsi di seghe, fisiche e mentali, su Facebook, invece di leggere i bei libriccini di Moccia e ascoltare le canzoncine di Tiziano Ferro, invece di pensare a studiare seriamente per farsi poi inghiottire dal mercato, invece di mettere i lucchettini dell'amore sul Ponte Vecchio, invece di indebitarsi fin da piccoli per i telefonini di settima generazione e per altri gadgets alla moda, invece di rappresentare, zitti e ubbidienti, soltanto un target per vendere, vendere, vendere. Che vi siano invece tanti e tanti ragazzi che non solo sono ben lungi dall'essere come vogliano lorsignori, ma che siano addirittura disposti a prendersi delle responsabilità, a lottare per i propri diritti e anche a farsi pestare dal braccio violento dei papà Mancini & company, a questi qui proprio non va giù; e allora bisogna provvedere. Demonizzando, rilanciando le minacce di “terrorismo” in pieno stile Kossighiano, e ammonendo minacciosi a “non farsi strumentalizzare”. Attenti, ragazzi: se andate dietro a quelli sbagliati, poi finite male. Ci pensa la polizia a rimettervi la testolina a posto; e poi non dite che non vi avevamo avvertiti!
Il signore che “ammonisce a non farsi strumentalizzare” appartiene allo stesso foglio dalle cui righe , un tempo, tale Enzo Tortora, parlò di Pietro Valpreda come del “mostro che schiumava bava nella cella dov'era rinchiuso per aver massacrato innocenti” (la stessa bava che poi dovette schiumare lui, accusato ingiustamente, in una cella di galera; e allora diventò campione della “giustizia giusta”); allo stesso foglio che parlò del massacro degli aviatori italiani a Kindu come di un “rigurgito di violenza negra e tribale”; allo stesso foglio, soprattutto, che in tempi più recenti non perde nessuna occasione per fomentare odio, paura, insicurezza, razzismo con le sue menzogne quotidiane, continue, scientifiche. Allo stesso foglio che, in occasione della strage di Erba, quando in un primo momento era stato accusato il marito e padre tunisino di tre delle quattro vittime, arrivò a scrivere un articolo dove già si esponeva con certezza il “motivo della strage”: “il rifiuto da parte della madre di dare un'educazione islamica ai figli”. Allo stesso foglio che, ad ogni idiozia che succede al mercato di San Lorenzo o in altre parti del centro storico, pubblica paginate di appelli, di comitati cittadini, di “esasperazione” e di altre cose atte ad instillare la necessaria paura nelle chiacchiere da bar, da parrucchiera, da pizzicagnolo; le chiacchiere perfette per effettuare, appunto, quel famoso “cambiamento” di cui sopra. Perché, cari ragazzi, care ragazze, è a questo, e solo a questo, che mirano quei signori. Quei servi. Quegli stessi schiavi che strumentalizzano ogni più insignificante episodio che accade in questa città (e altrove) per obbedire alle direttive dei padroni. Lo cantava perfettamente Alfredo Bandelli:
Telegrafo, Nazione, la stampa del padrone
Sono i giornali dei benpensanti
son quotidiani indipendenti
stanno al di sopra di tutti i partiti
leccando il culo ai Costa e ai Pesenti
Telegrafo, Nazione, la stampa del padrone
O com'è serio questo giornale
ogni notizia è di fonte sicura
e l'informazione è sempre imparziale
arriva dritta dalla questura
Telegrafo, Nazione, la stampa del padrone
Ma un giorno o l'altro questa cartaccia
farà la fine a cui è destinata
e nelle edicole si sentirà solo
un brutto odore di carta bruciata
Telegrafo, Nazione, la stampa del padrone.
Contrariamente al Mancini Marcello, io non farò “appelli”. Né ai “ragazzi” né a nessun altro. I ragazzi, quelli che ieri hanno riempito il corteo, lo sanno benissimo cosa fare; e lo fanno, fregandosene del Mancini e di tutta la “Nazi” (l' “One” è assolutamente superfluo per definirla). Un corteo dove, peraltro, non c'erano certamente soltanto ragazzi. C'erano tutte le forze cittadine che realmente si oppongono; ed è comprensibile che faccia paura, questa cosa. Vedere che c'è una città che non si piega. Vedere nei cortei la solidarietà tra gli studenti, gli immigrati, i lavoratori nella stessa giornata in cui, perdipiù, Rinaldini è stato sbattuto fuori a calci dal palco, a Torino. Vedere di nuovo una rabbia decisa, senza sconti, senza compromessi. E allora, signor Mancini, comunque vadano le vostre “elezioni”, ti ci dovrai abituare, vi ci dovrete abituare a vederne sempre di più, di questa rabbia. Abituarti e abituarvi a vedere la gente che, fregandosene altamente dello “shopping globalizzato”, solidarizza con il corteo che passa: addirittura diversi turisti stranieri che avevano capito quel che succedeva, informati in inglese o altre lingue. Addirittura tranquille signore sugli autobus che si complimentavano. La città di Firenze è molto, molto, molto diversa da quella che presenta “La Nazione”. Se ne dovranno accorgere in piazza Ghiberti, accorgere molto amaramente e sempre di più. Lo avrete sì il "cambiamento"; ma non quello che volete voi. Tutto diverso, con la speranza viva che, al posto di quella tetra fabbrica di bugie a mezzo stampa sorga un giorno un bel giardino coi bambini che giocano.
Dovrete abituarvi a vederne a cadenza sempre più fitta, di queste "motivazioni da anni '70". Alla fine è quel che avete voluto e che vi siete meritati: la cosa vi sta scoppiando tra le mani. Al momento giusto, farà un "boom" che nemmeno vi immaginate. Ne avrete da scrivere di articoletti, ubbidienti e tutti uguali. Ne avrete da fare di "raccomandazioni ai ragazzi"; tanto non vi seguiranno. E ve lo dice uno che non è certamente più un ragazzo.
PS. Attenzione, sor palloniere Galli sgazzebato: tra i ragazzi di ieri, nel corteo, ce n'erano tanti e tanti con la maglietta della Fiorentina. Non credere di infinocchiare la gente anche se va allo stadio a fare il tifo.