martedì 25 agosto 2009

Svastichella



La notizia di oggi è che, a Roma, hanno portato in galera Svastichella. Così, sembra, è soprannominato il tizio che, qualche sera fa, ha aggredito due ragazzi a bottigliate, ferendone uno gravemente. Due ragazzi che si baciavano. A me, devo dire, non va nemmeno di definire qualcuno in base a chi bacia. Non me ne importa nulla se si tratta di due ragazzi, di un ragazzo e di una ragazza, di due ragazze o di due coleotteri. Ho visto, una volta in un giardino, un tartarugo che faceva l'amore con un sasso. Non mi piace usare parole che sono sempre gabbie. "Omosessuale", "gay" o quel che si vuole. Definire quel che dovrebbe essere soltanto un'espressione di libertà elementare è già cominciare a negarla. È già stabilire una norma. Svastichella ha agito in un ghetto. Si chiama Gay Village, e gli stessi frequentatori ammettono oramai di sentirsi "sicuri" soltanto là. Esattamente come gli ebrei di uno shtetl della Volinia prima che una miriade di svastichelle li cancellassero dalla faccia della terra. Al di là dalla galera che ora gli viene comminata, è interessante vedere come si sono svolti i fatti. Due ragazzi si baciano. Arriva lo Svastichella, superòmo maschio romano der dumilanove, e ingiunge loro di smettere perché ce stanno du' regazzini de quattordicianni che guàrdeno. Al che, uno dei due ragazzi poi aggrediti gli risponde che a quell'ora (sono circa le 4 del mattino) i ragazzini dovrebbero stare a letto. Parte la furia. Sangue, botte, ospedale.

Lo Svastichella, per mettere le mani e la bottiglia addosso a quei due maledetti froci, depravati e sudici comunisti (pòle un frocio non essere anche comunista, come ci dimostrano ad esempio il famoso Ernst Röhm delle SA o Pim Fortuyn?), invoca quindi a pretesto dei cosiddetti valori. Due tipi, e particolarmente due maschi, non si possono baciare davanti a due eventuali quattordicenni (sapesse quanti quattordicenni si fanno le seghe a vicenda; forse se le è fatte anche lui col compagno di banco). Usa morali da barilotto, ma il fatto che le usi un tipo del genere significa poco. Il problema è che su queste morali e su questi valori si basano intere formazioni politiche, interi mass media, intere chiese. Lo Svastichella non è diverso, nella sostanza, da chi proclama il Family Day. Tutte cose che puzzano di morte.

Poniamo che i due quattordicenni ci fossero stati per davvero al Gay Village alle 4 di mattina. Non sono d'accordo coi due ragazzi aggrediti, in questa cosa. Per me, due quattordicenni possono tranquillamente stare a giro all'ora che più aggrada loro. Ancora, a quanto mi risulta, le vacanze estive non sono terminate. Non hanno da svegliarsi alle sette per andare a scuola. Perché due adolescenti dovrebbero essere turbati o sconvolti da due che si baciano? Le loro giovani anime in preda al vizio? Però non ci si preoccupa affatto di gettarli in preda ai telefonini, alla solitudine, al mercato o al lavoro minorile. Basta che non vedano due che si baciano. Così la pensano lo Svastichella e tutte le svastichelle più o meno palesi. Le stesse propagandate magari da Top Girl, rivista per quattordicenni o giù di lì, con tanto di alluvioni di valori. Ovviamente, poi, non è così diseducativo per dei ragazzini vedere un'aggressione sanguinosa; quella, anzi, educa molto.

Cazzo me ne frega se lo Svastichella, ora, dopo gli accorati appelli e le indignazioni persino del borgomastro fascista di Roma, è finito in galera. C'era già stato, in galera. Non mi risulta che sia servito a qualcosa. Le galere si rivoltano in quest'estate, e viene proposto di costruirne altre; proprio in questo paese che, tra il divieto di tutto, le città militarizzate e quant'altro, è oramai un'immensa galera da Aosta a Capo Passero. Tra un po, lo Svastichella ce lo ritroveremo in mezzo a una ronda o a guidare la spedizione punitiva al bar degli immigrati dopo lo stupro. Delle Svastichelle come lui però furono coperte ben bene dopo il massacro del Circeo. Non lo si può più nemmeno chiedere a Donatella Colasanti come sono le Svastichelle; è morta nel 2005. Non ci può più parlare, lei che nel 1975 aveva 17 anni, dei valori di questi italici prodi. Non ce ne può più parlare nemmeno quel ragazzo veronese ammazzato da alcune Svastichelle perché portava il codino e non voleva dare loro una sigaretta.