Nel paese di Bloggolandia, che si appartenga alla sponda asociale o a quella sociale, è praticamente un rito irrinunciabile. D'estate, a un certo punto, si va via. Per un paio di settimane, senza nessuna voglia di portarsi dietro il computer. Ma anche questo è un classico: l'Internettaro, di qualunque razza (o, meglio, scuola di pensiero -tanto per usare una curiosa espressione letta qualche giorno fa) desidera sempre far vedere di non essere “dipendente”, di essere “stufo”, di ambire allo “stacco” o roba del genere. In realtà, com'è appurato, non può farne a meno: tornerà, dopo i quindici giorni di “stacco”, letteralmente affamato. Avrà un sacco di cose da dire, dei fatti o delle storie da raccontare, si sarà “ricaricato” (a tale proposito, chissà che un giorno la TIM o la Vodafone non mettano in commercio speciali Internet Addict Ricaricard commestibili e dal gusto alla fragola, che l'interessato inghiottirà ritrovandosi all'istante pronto per chissà quali mirabilia in Rete).
Del rito fa parte anche il cosiddetto Congedo. Il blogghista, o l'Internettaro in genere, è fermamente convinto che il proprio blog, la propria pagina, il proprio “spazio” in Rete (per non dire della propria faccia e del panino/filmetto/canzonettaro che preferisce) freghino qualcosa a qualcuno. Anche il sottoscritto, che essendo asociale dovrebbe essere del tutto indifferente a questa cosa, non sfugge alla regola; e allora ecco l'avviso, l'avvertenza. Guardate, signore e signori, che mi assento per un dato periodo, causa ricarica. Non vi preoccupate se, per un paio di settimane, non leggerete più le mie fondamentali cose che vi allietano una vita grama. Poi torno più pimpante di prima e pronto ad affrontare il mesto autunno e il lungo inverno; ché l'estate, paff, è quella cosa che si aspetta per tutto un anno e poi, non appena arriva, è già finita. Si chiama, non so se tutti lo sanno, sindrome di Fred Bongusto. Fred Bongusto è il cantante “confidenziale”, celebre negli anni '60 e '70, che in pieno luglio e agosto cantava di settembre, di fugaci amori finiti, di tre settimane da raccontare, di spiagge e locali vuoti. Le coppie ci ballavano sopra, e al terzo ballo correvano immediatamente a suicidarsi, con uno di quei begli autoammazzamenti elegantemente tipici del periodo (tipo gettarsi da un burrone sulla scogliera con la spider bianca).
Vorrei non averla questa sindrome, e non sarei uno di quelli che si stancherebbe di vivere in posti dov'è sempre estate; meglio sarebbe se fosse sempre estate qui, da queste parti. Ma, oggi, addirittura sembra che l'estate voglia avere un break d'un par di giorni; il cielo è coperto, tuona, minaccia pioggia a catinelle. E hai voglia a dire che ti darà un po' di refrigerio dopo il caldo torrido; si aspetta che torni. I quaranta gradi. Andare arrosto. Dicono che tutto questo tornerà proprio mercoledì, quando parto per l'Elba; nel frattempo, ne approfitto per ottemperare al rito, e congedarmi da tutti coloro che, per un motivo o per un altro, sono capitati su queste pagine.
Non è una cosa per niente fondamentale. Non riveste alcun interesse. Si tratta, in massima parte, dei miei deliri che, ad un certo punto, ho scelto di far viaggiare in perfetto silenzio; cosa che ritengo, man mano che il tempo passa, sempre più raccomandabile ed opportuna. Non è nessuna scuola di pensiero, ma una semplicissima accettazione della realtà. Una realtà finalmente non più mediata: si fanno le cose solo per il piacere di farle, si smette almeno un po' di essere degli attori, o dei guitti, che hanno bisogno del pubblico, dell'approvazione, dell'applauso.
Ciononostante, è possibile che un pur misero pubblico ci sia. Anche se non se ne vogliono più conoscere le reazioni. Anche se non si desidera più “interagire”. Quindi, ad un certo punto, è gioco forza congedarsi; e magari, in un impeto di buona educazione, anche ringraziare. Si ringraziano cause ed effetti. Si fa ora un salto indietro, ora uno in avanti. Poi si impacchetta, si stirano le magliette, si mettono nello zaino i libri che da tanto tempo si volevan leggere e che, per metà almeno, continueranno a non essere letti, e si fanno i propositi: chissà se riuscirò una buona volta a rifare quel giro a piedi su per la Madonna del Monte, poi per le Serre scendendo giù a Chiessi...lo dico ogni anno. E il pensiero decisivo sapete qual è, poi? Chissà che bel post ne tiro fuori!
Insomma, vi saluto. È stato e sarà un piacere non avere nulla a che fare con voi; ed in questo siete e sarete sempre il pubblico migliore che ci sia, quello che c'immaginiamo a vicenda affidando, come soleva essere un tempo, la conoscenza ai fili ed agli intrecci del caso. A fra un po'.