domenica 21 marzo 2010

La domenica delle Palle


E ci risiamo. Come non tutti sanno, abito esattamente di fronte a un campo sportivo; la cosa non rappresenterebbe certo un problema, se non fosse per il non trascurabile fatto che ogni domenica mattina, alle otto in punto, mentre io e la Dani stiamo dormendo come ghiri, al campetto cominciano a giocare a pallone; e sono berci, urla sanguinose, babbi e mamme che si accapigliano, slogan agghiaccianti, arbitri in fuga e, stamani, pure una pallonata mostruosa finitami nel cortile. Allora mi sono detto che era urgente una dura vendetta verso i pallonari "amatoriali" della domenica; eccola qui prendendo in prestito una nota canzone di Fabrizio de André. Quando ci va, ci vuole, perdiana!

LA DOMENICA DELLE PALLE

Tentò la fuga in tranvìa
verso le sei del mattino,
si cominciava a giocare
al campetto di Ugnano...
Alle otto berciavano
i genitori dei ragazzini
e si sentivano i "crac"
delle ossa rotte su ai campini
arbitrava un poeretto
venuto da San Godenzo
riuscì a salvarsi con molto stento
mentre infuriava il combattimento.
Gli spettatori non morirono subito,
mamme stremate da urla e cazzotti
si sfacevano i trucchi e le permanenti
costate dimolto care,
i trafficanti di steroidi
si districavano tra facce pest',
il centravanti del novanta
sputava al portiere del novantuno,

e slogan da terzo Reich

valicavano la recinzione,

tutto il quartiere si svegliava,

a dormire 'un c'era più nessuno

e bestemmie sanguinose

s'innalzavan nel cielo in quel giorno di festa

cristo per cristo

madonna per madonna

trequartista per trequartista.

La domenica delle palle

s'udiron pure fucilate,

il calcio amatoriale

invadeva le strade,

La domenica delle palle

si portò via riposi e amori,

e sopra il campo pieno di mota

si affollavano i barellieri.

Nell'isolato monolocale

e nel riposto sgabuzzino

noi si provava ancora a ronfare sodo,

ed era ancora di primo mattino

però intanto si erano messi

fanti cavalli cani ed un somaro

a abbaiare, ragliare, strillare sulle terrazze

come se non bastasse

il pallonaro

la massaia del terzo piano

in un tripudio di pentoloni

conversava con la su' zia

con la tovaglia a asciugare e il figliolo a penzoloni:

Voglio vivere in una città
dove all'ora dell'aperitivo
si levin tutti dai coglioni e vadano
a vedere Montolivo...”

A tarda sera io e la mia illustre vicina argentina

eravamo gli ultimi cittadini liberi

di questa famosa città civile

perché avevamo un pallone nel cortile.

un pallone nel cortile...

La domenica delle palle

ognuno si fece male,

ferite lacero-contuse,

conci come un maiale,

La domenica delle palle

si sentiva ancora berciare:

Su ragazzi, state calmi,
l'importante è partecipare...”

Gli ultimi giocatori

si ritirarono negli spogliatoi

accesero le docce e si misero a canticchiare

mentre tutti noi li si mandava a cacare...

Voi che avete calciato e vi siete rotti il ginocchio,
voi che avete chiappato palloni e cazzotti nell'occhio,

voi che giocate a Rifredi, a Sorgane e all'Argingrosso

svegliando tutti e rimediando fratture all'osso

sui campi sportivi

fra la melma e gli ulivi,

ora noi con voci potenti

ci si sfoga un poco e si batte il tamburo,

ora noi con voci potenti

vi si manda tutti affanculo.”

La domenica delle palle

noi, cazzo, s'avrebbe sonno,

si vorrebbe dormire almeno

fino a un quarto a mezzogiorno.

La domenica delle palle

andate a romperle un poco altrove,

s'avrà il diritto di ronfare,

che s'ha da andare a lavorare...

Mentre il cuor di Firenze

da Gavinana all'Isolotto

si gonfiava in un coro:
“Questi qui ci hanno rotto!”