mercoledì 8 gennaio 2014
Quando sarò Re.
A
rivoluzione ultimata, quando sarò Re, dovrò pur promulgare degli
editti. Uno dei primi riguarderà la proibizione assoluta, sotto pene
studiatamente atroci (come l'ascolto obbligato e prolungato di album
neomelodici, con buona pace di Daniele Sepe -che avrò del resto
provveduto a nominare barone di Sant'Eufemia), della costituzione di
Associazioni dei Parenti delle Vittime.
Il Regno dovrà cessare di essere in balìa di vittime, vittimi,
vittimesse, vittimini eccetera, e sopratutto dei loro familiari.
L'editto comporterà il totale divieto di reclamare giustizie,
giustizie giuste, galere, certezze delle pene, inasprimenti, giri di
vite e quant'altro; la semplice pronuncia dell'espressione tolleranza
zero prevederà, oltre l'ascolto
forzato dei neomelodici, anche un'esposizione supplementare agli
ultimi successi di Povia. Ancor peggiore sarà la sorte riservata a
quella madre, a quel padre, a quella sorella o a quel cugino di
secondo grado che dichiarerà immediatamente: Credo nella
giustizia! In tale malaugurato
caso, il dichiarante dovrà passare anche un'intero mese in compagnia
di Emanuele Filiberto di Savoja, ivi comprese eventuali performances
canore di detto ultimo.
Il
Regno è attualmente popolato in massima parte da Parenti di vittime
giuste. La
suddivisione delle vittime è stata operata escludendo naturalmente
tutte quelle sbagliate. Le vittime sbagliate sono quelle che non
hanno nessuna utilità pratica per il potere: questo assioma potrà
essere meglio enunciato con alcuni esempi, ora tratti dalla realtà
storica, ora dalla cronaca. Il tabaccaio è una vittima giusta, il
rapinatore inseguito e ammazzato dal tabaccaio è una vittima
sbagliata. L'eroico magistrato (che prima o poi finirà in una
fiction della Rai) è
una vittima giusta, Giorgiana Masi e Francesco Lorusso sono vittime
sbagliate. Il bambino investito dal rom è una vittima giusta, il rom
investito sul marciapiede è una vittima sbagliata (oltre a suscitare
grida di giùbilo). Le vittime della Costa Concordia sono giuste,
quelle del barcone in mezzo al mare sono sbagliate (e anche sporche,
tanto è vero che devono fare sempre la doccia). La signora stuprata
e ammazzata dal rumeno è una vittima giusta, il rumeno bruciato dal
datore di lavoro è una vittima sbagliata. Gli operai della Thyssen
Krupp sono vittime giuste, i lavoratori cinesi di Prato sono vittime
sbagliate (e ne bruciassero un po' di più, di quei cinciampài).
Le vittime di Cesare Battisti sono vittime giuste, quelle del
generale Dalla Chiesa sono sono vittime sbagliate. Il generale Dalla
Chiesa è una vittima giusta, Riccardo Dura è una vittima sbagliata.
E così via. Vi sembrano enunciati brutali? Lo sono. Non penserete
mica che un Monarca Assoluto abbia di questi scrupoli. Sennò
togliete pure il Re Sole dai libri di storia, e tanto che ci siete
evitate di parlare di un monarca assoluto qual è il Sommo Pontefice
della Santa Romana Apostolica eccetera, anche se attualmente è più
buono del 3% di tutti gli altri papi della stessa fascia.
Come
questo Regno dalla lunga storia abbia potuto trasformarsi in un
querulo e insistente fracasso di invocazioni a forche e gattabuie mi
sfugge; la mia ferrea e spietata autocrazia tenterà in qualche modo
di porvi rimedio. Pochi giorni fa, ad esempio, mi è capitato di
sentire alla radio una signora facente, appunto, parte di una qualche
associazione di vittime della strada.
Come tutti sanno, è in via di approvazione una Regia Legge che
introdurrà nel Paese il reato di omicidio stradale,
con pene severissime che vanno incontro alle richieste
che, negli ultimi anni, si sono fatte martellanti e ben foraggiate da
tutto il circuito mediatico; tutto questo a partire, naturalmente, da fatti di
cronaca cui è stato
dato un riscontro senza precedenti, sfruttando alla perfezione l'impatto
emozionale che hanno sulla ”pubblica opinione” (un'altra cosa che
mi premurerò di abolire con apposito editto; l'opinione, d'ora in
poi, avrà da essere strettamente privata. O non vi garbano tanto le
privatizzazioni?). La
signora in questione, probabilmente una madre
o comunque una parente di una qualche vittima del pirata
ubriaco di turno (meglio se
pirata, ubriaco e rumeno/zingaro/albanese eccetera, possibilmente
anche senza patente),
entusiasta ovviamente dell'introduzione dell'omicidio
stradale, pareva realmente
scatenata nel suo furore giustizialista; avesse potuto invocare la
pena di morte per qualsiasi reato concernente
gli incidenti stradali, lo avrebbe fatto senza pensarci due volte. Il
parente della vittima (giusta),
e non soltanto per quanto riguarda la strada, ha due caratteristiche
salienti: la logica di vendetta pura (graditissima in ogni sua
declinazione dato che alimenta la costante ed eterna emergenza
che genera bisogno di sicurezza
e, quindi, controllo capillare, repressione e altre forme di
eliminazione delle libertà personali e collettive), e la tendenza ad
essere un piccolo stato d'Israele. Mi spiego meglio. Così come lo
stato d'Israele, servendosi dell'Olocausto, zittisce chiunque lo
critichi in nome della tragedia
che hanno subito gli ebrei (e che io, peraltro, non nego affatto), il
parente della vittima zittisce
chiunque ardisca a dire ”bà” perché lui/lei ha
subito la tragedia. Frase tipica: ”Vorrei vedere che cosa
faresti tu se ti avessero ammazzato
figlio/figlia/moglie/marito/amante/cane Fido”
eccetera.
E
così, almeno per quel che riguarda gli incidenti stradali, le nostre
città si sono trasformate in testimonial perfetti di forcaiolismo,
anche a cura delle amministrazioni locali. Sono in primis diventate
ricettacoli di Altarini & Angeli. Il semplice mazzo di fiori dove
si è verificato un incidente in cui qualcuno ci ha rimesso la
buccia non basta più: sui luoghi dove qualcuno è rimasto vittima
sono stati eretti tabernacoli con foto, altari, striscioni di dieci
metri, rock gardens tipo quello del tempio giapponese di Ryoanji,
muraglie di messaggi, pupazzettifici interi, sciarpate colossali
della squadra del quore
che manco se ne vedono in Curvasùdde e, naturalmente, Angeli. Angeli
a sfare. Angeli a profusione. Per diventare un angelo basta farsi
beccare da un Tir. Iddìo non scacciò un semplice angelo dal
Paradiso: il futuro Lucifero era stato ammazzato in motorino, da una
Fiat Lux di ultimo modello, all'angolo tra via della Creazione
Intelligente e viale Bereshit Barà Elohim. Il mio editto,
chiaramente, prevederà sia la rimozione immediata degli altarini,
sia la crudele e spietata abolizione degli angeli spiaccicati.
Prevederà anche l'obbligatoria diffusione di tale elementare
principio:
”Fratelli
e sorelle carissime, il vero 'omicidio stradale', o come lo volete
chiamare, è la stessa motorizzazione di massa che è stata imposta
in nome delle logiche industriali e capitaliste. Siete stati
condannati/e ad un suicidio di massa, cosa che avete fatto con
entusiasmo e partecipazione. E lo sapete perché? Perché
l'automobile e gli altri veicoli sono proprio delle ganzate. Perché
da un lato il 'mito della velocità' è stato diffuso con ogni mezzo
possibile e immaginabile, e dall'altro lo si demonizza e lo si
reprime sempre di più. A qualcuno è mai saltato per la testa di
condannare gli Agnelli, che hanno senz'altro contribuito ad ammazzare
migliaia di persone in nome del loro profitto? Purtroppo ci sta di
rimetterci la pelle in macchina, sia su un circuito sia in via
dell'Argingrosso uscendo dall'Esselunga. Fatevene una ragione anche
se non ne avete nessuna colpa, anche se eravate a piedi, anche se
eravate nel fiore dell'età e all'improvviso vi toccano i fiori sulla
tomba. Altrimenti, prima o poi vi beccate un bell'editto che abolisce
le automobili (detto ”Editto Zerzan”, ndr) e si ricomincia tutti
a andare a piedi e a cavallo. Ma si muore anche a cavallo, e i
cavalli non li posso abolire. Buona vita, ivi compresa la morte che
ne è parte.”
Ricevuto?
Non so. Probabilmente siete entrati anche voi nella logica
etilometrica e pattugliatrice. Probabilmente anche voi siete convinti
di essere ubriachi dopo
aver bevuto una Fanta mezza sgasàta. Probabilmente partecipereste
volentieri al Pogrom dopo che il Nòmade è piombato sul nonno
ciclista o sull'adolescente a bordo di uno ”scooter” che solo
pochi anni fa sarebbe stato catalogato come una motocicletta da
competizione. Intanto, oltre agli Altarini Angiolati, certi comuni
affiggono manifesti terroristici per le strade, appongono targhe del
tipo ”Qui si è verificato un incidente mortale” (il colmo si
avrebbe se uno si stiantàsse mentre lo legge), e si muore ogni
giorno di più di repressione. Ogni giorno sempre un pezzetto di
galera in più. Dacci oggi la nostra cella quotidiana. Capirete che
un Re per volontà di Dio e della Nazione dovrà preoccuparsi di
invertire la rotta per il bene dei suoi amatissimi Sudditi. A tale
riguardo, particolare spietatezza sarà riservata nei confronti
delle fiaccolate, dei
portatori di fiaccole & affini, delle richieste di
giustizia eccetera. Tanto la
Giustizia la amministrerò io di persona e non ho bisogno che me lo
si chieda. L'état c'est moi e voi fatevi gli affari vostri, perché
io so' Re e voi nun siete un cazzo. Del resto, funziona esattamente
così anche nella cosiddetta democrazia, o
che non ve ne siete accorti?!?...
Tutta
una serie di editti è già in preparazione, in attesa che la
Rivoluzione si compia ed Io sia elevato al Trono. Un altro, opportuno
assai, vieterà qualsiasi tipo di fiction
sugli ”anni di piombo”. Beppe Fiorello, sotto minaccia di
fustigazione, sarà costretto a interpretare uno sceneggiato sulla
vita e sulla morte di Adelchi Argada. Ennio Fantastichini sarà messo
alla prova come Nicola Ciocia, alias Professor De
Tormentis. Terence Hill sarà
mondato del suo mortifero Don Matteo e messo nelle vesti di Don
Cantini, parroco fiorentino della Regina della Pace (dei sensi). Se
Neri Marcorè, artista peraltro molto apprezzabile, si riazzarderà a
fare papa Luciani o qualche eroico carabiniere, sarà definitivamente
tolto di mezzo l'Ascoli Calcio, sua squadra del guore.
A chi intendesse interpretare per l'ennesima volta il commissario
Calabresi saranno fatti assaggiare non anni di piombo, ma un paio di
giorni di cromo-vanadio sul capino. [...]
Siete
arrivati fino a questo punto? Se non ci siete arrivati, interrompendo
la lettura e augurandomi di finire al più presto sotto un autobus
(guidato, ovviamente, da un autista zingaro ubriaco), pazienza. Se
invece ci siete arrivati, fate un'ultimo sforzo e leggete anche
questa ultima cosa, ché tanto, se leggete questo blog, è perché
non avete niente di meglio da fare e potete perdere altri cinque
minuti.
Volevo
dirvi che il qui presente non è né un ”irrispettoso”, né un
provocatore da strapazzo. E', il qui presente, uno che per tutta la
vita è andato a raccattare per le strade persone rimaste coinvolte
in incidenti stradali anche gravissimi, assistendo a scene di fronte
alle quali la maggior parte di voi sareste svenuti all'istante. Ho
assistito a strazi di parenti, a disperazioni coniugate in ogni loro
possibilità, a ragazzini delle medie segati in due in un tunnel, a
carbonizzazioni sulla FI-PI-LI. Non azzardatevi quindi a pensare che
io non porti rispetto verso tutto questo. L'esatto contrario.
Solo che
ho un modo un po' originale di mostrare il mio rispetto. Ritengo
altamente e schifosamente irrispettoso sfruttare delle tragedie per
creare la galera globale in cui ci stanno rinchiudendo; o meglio, in
cui ci stiamo rinchiudendo come galline, noi stessi, con le nostre
mani. Questa è la più odiosa forma di irrispetto che si possa
immaginare; dovremmo evitare di esserne complici.
Allora
metto in atto, ovviamente per il poco che mi è possibile e con la
piena coscienza di essere soltanto il titolare di un blogghino del
cazzo, una forma tutta mia di brutalità; la quale non è
”scorretta”, ma semplicemente disassata rispetto al cosiddetto e
famoso ”senso comune”. Il quale, peraltro, non è da me sempre
ritenuto sbagliato a priori; molto spesso, anzi, lo preferisco alle
elucubrazioni intellettualistiche di parecchi coglioni pixellati e
non. In certi altri casi, però, al ”senso comune” deve essere
riservata una sana distruzione; cosa davanti alla quale non ho mai
indietreggiato, anche a costo di ricevere indignazioni varie,
minacce, sarcasmi, promesse di denunce e altre cose del genere.
In fondo,
il mio sarebbe un costante appello all'equilibrio; il quale è, e
dovrebbe essere, una delle prerogative più importanti dell'essere
umano e del suo agire personale e collettivo; ma viviamo in tempi in
cui lo squilibrio è non solo generalizzato, ma promosso con ogni
mezzo, fomentato e beatificato in primis dalle cosiddette
”istituzioni” (senza contare, naturalmente, i ”media” e
quant'altro). E lo squilibrio non genera soltanto disuguaglianze
infinite: genera prigione. Genera morte. Genera disperazione. Genera
follia. Genera affari e economia, e sarebbe bene riflettere
particolarmente su questo punto.
Ora posso
anche, e tranquillamente, andare a farmi stiacciàre dall'autobus di
cui sopra. Per fortuna ho già dato istruzione a mio fratello, a suo
tempo, di non azzardarsi a ”chiedere giustizia”. Gli voglio
troppo bene per desiderare che diventi un boia in mio nome.
Pago un
debito: la battuta ”A rivoluzione ultimata, quando sarò Re” non
è mia. L'ho presa in prestito da Io Non sto Con Oriana. Ciò non
toglie, naturalmente, che quando sarò Re...