lunedì 4 febbraio 2013

Resurrezione (13-14)


Le ultime due parti precedenti (11 e 12) erano state pubblicate il 30 ottobre 2012. Le altre parti, prima del 30 ottobre 2012. Cercatevele se vi interessano.

13.

Successe che, sempre senza dir parola, il Milanese s'alzò, prese la chitarra e la porse delicatamente a Piero Ciampi. " Per favore, se la tenga. Non ne voglio sapere nulla. Mi perdoni, non ho nulla contro di lei e mi sembra un brav'uomo, ma ci son delle cose che non afferro più e ho sempre tenuto alla mia perfetta razionalità. " 
" Come vòle lei, signor Maimone ", fece Piero con aria comprensiva e parlando con quel suo fare dolce. " Le do i soldi. Quant'è ? " 
" Non voglio niente, signor Litaliano. Se la prenda e basta. Torni pure a trovarmi quando le pare, ma senza quella chitarra. Quella non la voglio più vedere. " 
" La capisco. Una volta o l'altra torno a trovarla. Ma è sicuro di non volere niente ?… " 
" Davvero. Avrei paura che i soldi si mettessero a contarsi da soli. " E, nel dir questo, riuscì a fare un sorriso sotto i baffi, che stemperò un po' l'aria che s'era fatta da tagliare col coltello, e non soltanto per il fumo delle sigarette che Piero Ciampi fumava una dietro all'altra. Sorrise anche lui. 


" Senta, le chiedo soltanto un favore. " 
" Mi dica. " 
" Posso finirmela qui l'insalata di riso ? Ci metto due minuti." 
" S'accomodi, prego. Se la finisca pure con calma. Io devo tornare in bagno, tanto. Quando ha finito, se non sono ancora tornato esca pure tranquillamente e chiuda solo la porta. " Il Milanese riprese la Settimana Enigmistica e la matita, e se ne tornò nello sgabuzzino ; Piero Ciampi si finì la sua insalata, si versò un'altro bicchiere di vino e poi prese la bottiglia vuota, le diede una risciacquata sommaria, e la riempì al rubinetto del cartone da cinque litri. Il Milanese non era tornato ; Piero Ciampi mormorò un " arrivederci " che sicuramente non sarebbe stato udito, prese la chitarra e la bottiglia, e uscì chiudendo la porta. 

Proprio in quel momento un orologio da qualche parte batteva le dieci ; la chitarra e Piero Ciampi si ritrovarono sul marciapiede, su un marciapiede, e il freddo s'era fatto ancora più intenso. Si sentì addosso una stanchezza e un sonno tremendo, proprio quello che non ci voleva avere. Perché avere sonno, dopo che s'è dormito per venticinqu'anni, non lo si può desiderare, non ci si può abbandonare a camminare verso un letto pregustandoselo ad ogni passo. Ma non aveva addosso che una giacchetta; forse, coi trenta euro risparmiati, domani avrebbe potuto comprarsi qualcosa di pesante da mettersi addosso, magari al mercatino. Un maglione di lana, o una giacca a vento a poco prezzo. Chissà, forse la signora Emiliani ci aveva ancora qualcosa del suo famoso marito che non avrebbe mai combinato nulla di buono e che passava il suo tempo a scrivere su quella cosa…come cazzo si chiamava, l'intermìlan, l'internazionale… Arrivato di nuovo in piazza Cavour, fu preso d'infilata da una raffica di vento umido e gelido ; e siccome gli era rimasta congelata nella mente l'ultima parola che aveva pensato, " internazionale ", pensò di riscaldarsi intonandola. La sapeva anche in francese, con il testo di Eugène Pottier, scritto sotto i massacri d'un maggio lontano, nel quale la Comune di Parigi veniva annientata ; e si mise a berciarlo, nel mezzo della piazza, cercando di accelerare il passo quanto poteva, ma stavolta senza correre…



Debout, les damnés de la terre 
Debout, les forçats de la faim! 
La raison tonne en son cratère 
C'est l'éruption de la fin. 
Du passé faisons table rase 
Foules, esclaves, debout, debout 
Le monde va changer de base 
Nous ne sommes rien, soyons tout! 
C'est la lutte finale Groupons-nous, et demain 
L'Internationale Sera le genre humain ! 

Mentre attraversava così cantando la piazza, non s'era accorto d'un gruppo di persone che, appoggiate a un muretto che dava sul fosso Reale, stava pure cantando, in coro. Lo videro passare. Lì per lì, Piero Ciampi nemmeno si voltò ; una voce dal gruppo, quasi tenorile, però gli fece eco :

Il n'est pas de sauveurs suprêmes 
Ni Dieu, ni César, ni tribun, 
Producteurs, sauvons-nous nous-mêmes 
Décrétons le salut commun 
Pour que le voleur rende gorge 
Pour tirer l'esprit du cachot 
Soufflons nous-mêmes notre forge 
Battons le fer quand il est chaud. 
C'est la lutte finale... 

Stavolta si voltò, sorpreso. Dé, a quell'ora, e con quer freddo budello, c'era ancora 'varcuno a giro 'e 'ni rispondeva all'Internazzionale in francese…lui cantava la prima strofa, e loro gli rispondevano con la seconda.

" Ciao ! ", fece un tizio magro, con un flauto in mano.
" Ciao a te ", rispose Piero Ciampi. " La sapete pure voi."
" E' quel che siamo venuti a fare ", gli rispose il tipo magro ; " Però ", disse rivolgendosi ai suoi compagni e alle sue compagne, perché c'erano anche diverse donne, " avete visto che città. Ve lo avevo detto. Qui ci si mette appoggiati a un muro, in una serata gelata, e dopo un po' passa uno che canta l'Internazionale. In francese. " ; ci fu una specie di risata. " Scusa se ti abbiamo fermato, amico…. "
" Tranquillo…ma da dove venite ? "
" Da Bergamo. Siamo qui a Livorno, ospiti del… "
" Premio Ciampi. "
" Ah, vedo che lo conosci. Mi fa piacere. "
" Sì, sì…domani sera cantano anche dei miei amici…anzi no, li ho conosciuti stasera, però domani sera m'hanno detto d'andare a sentirli cantare al premio Ciampi… "
" E, se posso…chi sono questi tuoi amici… ? "
" Senti…come si chiamano 'un lo so…un paio dèvano èsse' di Firenze, anzi tre…uno si 'iama…aspetta…Lùa, un altro Marco… "
" Ossantiddìo …i Delsangre… ", fece il tipo magro cambiando improvvisamente espressione.
" I Delcosa… ? "
" Lascia stare…non ti preoccupare, sono cose nostre…"
" Se 'un ti stanno simpatici, scusa te… "
" No…sai, sono cose…sono vecchie cose nate su una mailing list su Internet…nulla di che… "


Eccola là. Internet. Quella parola che non si ricordava, e per la quale s'era messo a cantare l'Internazionale. Se se la fosse ricordata, non si sarebbe messo a cantarla. E se non si fosse messo a cantarla, nessuno lo avrebbe fermato e a quest'ora sarebbe già stato minimo in via Grande.
" Ah…sì, Internèt…io invece fo ir tifo pe' ir Livorno… " Il tipo magro lo guardò con aria interrogativa, mantenendola per 2,48 secondi circa prima si presentarsi :
" Beh…senti, piacere. Io comunque sono Dario, e questi sono i miei amici del Gruppo Pane e Guerra. Si canta anche noi. "
" Io sono Piero, piacere mio. Dario…Dario di Livorno… "




" Veramente io sono di Bergamo… "
" No, no, scusa stavo pensando fra me e me…e che cantate nel Coro Pane e Guerra ? "
" Canzoni di lavoro, di emigrazione e di guerra. "
" Quelle di emigrazione e di guerra mi garbano. Quelle di lavoro no. Io di lavorà' 'un lo sopporto. "
" Ma com'è che conosci l'Internazionale in francese ? "
" L'ho imparata a Parigi tant'anni fa… "
" E hai una chitarra. "
" Sì, qualche volta mi garba pure di strimpellà. "
" La città di Piero Ciampi ! ", fece Dario di nuovo rivolto al suo gruppo mentre Piero Ciampi s'avviava a gran passi verso l'ipotermia.

" Sentite…mica ce l'avete un maglione ? "
" Un maglione ? "
" Sì. Un maglione. Una giacca pesante. Un mantello. Un checcazzotipare. Sto crepando di freddo. "
" Ah… " Dal gruppo si staccò una ragazza, dopo aver frugato in una borsa. Ne cavò fuori uno sciallone di lana, che porse a Piero :
" Scusa…senti, se ti va bene ho questo…"
" Mi va benissimo…senti, però non saprei come rendertelo… "
" Hai detto che domani sera sei al premio, no ? ", fece lei con un sorriso a trentadue occhi.
" Me lo riporti domani sera… "
" Non so come ringraziarti… "
" Si potrebbe cantare tutti insieme per dieci minuti… "

Piero Ciampi si sentì finalmente un po' riscaldato addosso ; dalla tasca esterna sinistra della giacca prese la bottiglia di vino, ne tirò giù una gozzata a garganella, e prese la chitarra. " Sentite, visto che vi garba l'Internazionale, ve ne fo sentì una che 'unn'avete mai sentito. "
" E che è ? "
" E' l'Internazionale dei portuali livornesi. Una 'osa 'e si 'antava 'vì subito dopo la guerra…ir coro Pane e Guerra siete, no ? "
" Dai, faccela sentire ! "
Piero Ciampi si mise anche lui appoggiato al muretto, e imbracciò la chitarra mettendosi a cantare :

Compagni! Avanti, al porto, al mare 
si va da tutta la città! 
Il popol vuole lavorare, 
e non esser mai più sfruttà. 
Noi marciamo qui sulle rovine 
d'una guerra che ci schiantò, 
ma ora sorgon le mattine 
di nuova forza che ci animò! 
E' la lotta finale, 
dei compagni sul mar! 
L'Internazionale 
andiamo a realizzar. 
Lottiam per l'ideale 
che vogliamo istigar, 
L'Internazionale 
il mondo cambierà! 

Dal mare s'alzan grida forti, 
di marinar, di pescator; 
sono i compagni che son morti 
per combattere l'oppressor. 
Non c'è posto qui, vile fascista 
che dal mondo si scaccerà, 
perché Livorno comunista 
dalla miseria risorgerà! 
E' la lotta finale, 
dei compagni sul mar! 
L'Internazionale 
andiamo a realizzar. 
Lottiam per l'ideale 
che vogliamo istigar, 
L'Internazionale 
il mondo cambierà! 

Sarà la lotta d'ogni giorno, 
sarà la lotta del portual; 
noi volgerem lo sguardo attorno 
riprendendoci l'ideal! 
Nasce già da rovine e macerie 
l'alba nuova dell'avvenir; 
rinasce ognor dall'intemperie 
una speranza e non vuol morir. 
E' la lotta finale, 
dei compagni sul mar! 
L'Internazionale 
andiamo a realizzar. 
Lottiam per l'ideale 
che vogliamo istigar, 
L'Internazionale 
il mondo cambierà! 

E il popolo di tutto il mondo 
s'unisce a noi per terra e mar; 
non più schiacciato e moribondo 
presto si andrà a ribellar! 
Forza, unione e organizzazione 
e lo sciopero general; 
avanti alla Rivoluzione, 
lottiamo pel nostro Germinal! 
E' la lotta finale, 
dei compagni sul mar! 
L'Internazionale 
andiamo a realizzar. 
Lottiam per l'ideale 
che vogliamo istigar, 
L'Internazionale 
il mondo cambierà! 

" Cangelli… ! " La voce, mentre Piero Ciampi stava ancora cantando a squarciagola, veniva bisbigliando da un altro del gruppo, un armadio di sei metri per tre con addosso un pastrano da prima guerra mondiale che avrebbe avvolto un Lancia Rho intero.
" Cangelliiii…. ! "
" Sì… "
" Questa si deve mettere nel repertorio… "
" E sì che si deve…non l'avevo mai… " Proprio in quel momento, Piero Ciampi aveva finito di cantare, e prima di rialzarsi aveva deciso d'avere ancora sete.
" E' bellissima. "
" Ti garba ? "
" Ci garberebbe…di metterla nel nostro repertorio. "
" Dé, fate 'osa vi aggrada. E' di pùbbrio dominio, tarmente pùbbrio 'e ormai la'onosco io e ir' mi gatto. Gliela 'antavo sempre anche ar merlo di Moravia, prima che quer pezzo di mota l'ammazzasse… "
" Il merlo di Moravia… ? "
" Lascia stà, và…. "




" Ce la insegni ? "
" Se volete. Ma ora bisogna che torni a casa. Magari ci s'arvede domani… "
" Domani mattina noi siamo…dove siamo ? ", fece Dario di Bergamo rivolgendosi ancora all'armadio.
" Si va a mangiare alla trattoria senza nome, quella che t'ha indicato quel tuo amico. "
" Ecco, la trattoria senza nome…in via…in via… "
" Delle Cateratte ", rispose ancora l'armadio.
" La 'onosco ", fece Piero Ciampi. " Ciandàvo sempre a scroccà. "
" Ecco…senti, se ti fa piacere, vieni a scroccare anche domani…ci sono anche altri nostri amici… "
" Ma guarda che io scrocco sur serio… "
" E tu scrocca quanto ti pare. Ma ne conosci altre ? "
" Di trattorie ? "
" No…di canzoni. "
" Tutte quelle che volete. Anche quelle di Piero Ciampi. "
" Perfetto ! Allora a domani all'una ! "
" A domani…bene, così riporto anche lo scialle alla ragazza… bonanotte, coro Panegguerra. "
" Panguerra ! ", fece Dario con una specie di urlo, che gli altri ripresero come fosse la haka degli All Blacks ; e Piero Ciampi si riprese la chitarra, e s'incamminò per via Cairoli. Fece ancora in tempo a sentirli intonare un canto che doveva essere della prima guerra mondiale, come il pastrano di quello lì; Il diciotto di novembre, una giornata scura… ; in fondo a via Cairoli li si sentiva ancora cantare : Passando per Malamocco ghe x'era de le donète, e tutte ci dimandavano: Ma da che parte siete? Siamo dal Cannarègio, San Giacomo e Castèlo, siamo fuggiti via col nostro fagotèlo...

Fatti duecento metri, la chitarra si mise a suonare da sola l'Internazionale. Arrivò in via Garibaldi in pochi minuti. Sì, bisognava andare a dormire. Il diciotto di novembre, una giornata scura. Altro che scura. E anche se il mattino dopo non si fosse risvegliato, se fosse stata tutta un'invenzione del grande Manitù, chissenefrega. Mise la chiave nella toppa, e il portone s'aprì con un rumor di ferraglia.
 
14. 


Anche dopo aver acceso la luce, che illuminava soltanto l'ingresso subito adiacente al portone, la rampa di scale era rimasta semibuia. La lampadina sul pianerottolo doveva essere fulminata, e nessuno doveva averla cambiata ; si sentivano degli strani lamenti, una specie di litania in un dialetto incomprensibile, provenire dalla porta della vecchia vicina di casa della signora Emiliani ; a Piero Ciampi la rampa di scale apparve ancor più ripida di quanto gli era apparsa di giorno, poche ore prima. L'attaccò reggendosi a un corrimano bisunto con la mano sinistra, e tenendo la chitarra con la destra ; a metà salita aveva già il fiatone. Era stanco morto, ed era un bene ; la stanchezza l'avrebbe forse aiutato a addormentarsi senza dover pensare a quando sarebbe di nuovo caduto nell'incoscienza. E a metà di quella rampa di scale erta e scura, si ricordò all'improvviso di quand'era morto. Non se n'era andato nel sonno. Se n'era accorto. Si era sentito scivolar via, e poi più niente. Non c'era stato più niente. Più niente. E non avrebbe mai potuto raccontare il niente, a chi gliel'avesse chiesto. Nemmeno al Capitano suo amico, che pure aveva detto d'aspettarsi che un giorno sarebbe ritornato. Non avrebbe potuto mai parlare d'aver fatto uno sberleffo e una ghignata dopo aver constatato che da quell'altra parte non c'è nessun dio, nessun inferno, nessun paradiso. Non avrebbe mai potuto provare delusione perché non c'era nulla, solo un nero che non era neppur nero, perché nel niente i colori non esistono. A meno che non avesse davvero avuto ragione quel tedesco, quand'aveva scritto che Dio è un vastissimo nulla, e che non lo tocca né l'Adesso, né il Qui. Ma no, non c'era niente. C'era soltanto la Grande Pausa. Forse, in quel momento, era successa la medesima cosa a chissà quant'altre persone; o, forse, soltanto a lui. Si sorprese con un piede a mezz'aria, su un gradino ; la litania della vecchia sembrava essersi acquietata, la luce a tempo si era spenta e dovette fare le scale che gli restavano nell'oscurità più totale, a tentoni.

Si aprì la porta, all'improvviso, dell'appartamento della signora Emiliani.
" Signor Litaliano…è lei. Menomale che l'ho sentita salire le scale, la lampadina sul pianerottolo è fulminata… "
" Se domani me ne dà una, gliela cambio io. "
" Eh, magari…volentieri, mi farebbe un piacere davvero."
" Ma dé, le pare. "
" Lo vuole un caffè ? " Piero Ciampi ci pensò su due secondi.
" No, grazie, ho sonno e magari me lo leverebbe. So' stato a giro tutto il giorno. "
" Vedo…e vedo che ha preso la chitarra ! "
" Sì, sì, ho preso la chitarra. "
" Non mi dica… "
" Sì… ? "
" Niente…ma non sarà per caso anche lei uno di quelli del premio Ciampi ? "
 Ora, e non avrebbe neppure saputo spiegarne esattamente il perché, da tutti Piero Ciampi s'aspettava d'essere stato conosciuto, fuorché dalla signora Emiliani ; aveva quell'aria da ascoltatrice della Louiselle, di " Andiamo a mietere il grano " o della " Scogliera ", e chissà come mai gli era venuta a mente proprio quella, ché sicuramente la signora Emiliani non avrebbe potuto conoscere perché era troppo giovane.




" Ma lo conoscono tutti 'sto Piero Ciampi ?… ", disse Piero Ciampi con un sorriso che doveva essere a bocca chiusa anche se l'aveva leggermente aperta ; " Comunque no, non sono uno di quelli. "
" Ah, sa com'è, si vede in giro un sacco di gente con gli strumenti in questi giorni… "
" Già, l'ho vista anch'io. Ma com'è che conosce Piero Ciampi, lei ? Ai suoi tempi 'un lo 'onosceva nessuno. "
" Eh…è sempre quel sudi…insomma, il mio ex marito, a lui piaceva e ogni tanto me lo faceva ascoltare… "
" E le piaceva ? ", chiese Piero Ciampi oramai definitivamente incuriosito.
" Belle canzoni, sì…ma uno strazio…un po' lagnose… "
" Sa, magari erano uno strazio perché era straziato per davvero ", disse Piero Ciampi eliminando ogni forma di sorriso.
" Senz'altro…però, insomma, sa com'è, mi sembravano un po' tutte uguali…e poi in ogni caso a me piace altra roba…
" Piero Ciampi si sentì quasi sollevato. " Certo, signora, anch'io, sa, ascolto quasi sempre altra roba. " " Davvero ? E chi le piace ? Le piace Marco Masini ? E la Mia Martini ? "
" La Mia Martini è brava, quell'altro 'un lo 'onosco… "
" Come ? Non conosce Marco Masini ? Ma come mai dice 'è' brava di Mia Martini ? "
" Dico che è brava perché è brava. Canta bene. "
" Non è per quello…è perché ne parla al presente, capisce ? Mia Martini è morta da anni… che strano! "


Pure lei, pensò Piero Ciampi. " Io quello che preferisco in Italia è De André, però. Come lui 'un ce n'è nessuno. "
" Signor Litaliano ? "
" Sì ? "
" Certo che lei dev'essere davvero stato bello lontano. "
" In che senso ? "
" Nel senso che Fabrizio de André è morto pure lui. Più di sei anni fa, signor Litaliano. "
 
Piero Ciampi decise che era ora d'andare a letto.
" Signora, mi scusa se ir discorso lo ripigliamo domani ? Sa, so' davvero stanco morto… "
" Mi scusi lei, signor Litaliano. E' che sa, sono sola…e mi fa piacere un po' fare due chiacchiere… "
" La capisco, signora. Le garantisco che domani si fa una bella chiacchierata. Di musica, se le piace. Sennò, di 'vello 'e vòle. Davvero. "
" In bagno le ho lasciato un asciugamano e un telo grande se si vuol fare la doccia. Stia attento ai rubinetti, mi raccomando. Se quando si sveglia sono già andata via, le lasciò il caffè e la macchinetta sul tavolo. "
" Grazie, signora, è molto gentile. Buonanotte. "
" Buonanotte a lei. "
 Piero Ciampi s'alzò dalla sedia dove neanche s'era accorto di essersi messo a sedere, mentre la signora si chiuse in bagno. Che strana casa. Entrò nella stanza, dov'era stato sistemato uno dei lettini che prima stavano nella sala d'ingresso, con sopra dei lenzòli, le coperte e un cuscino senza federa. Dal soffitto pendeva una lampada col piatto di plastica ; Piero Ciampi non rifece neanche il letto, prese il lenzòlo, ci mise sopra una coperta leggera perché in casa faceva caldo, e si mise a fumare una sigaretta. La prima cosa che gli venne a mente, è che la signora Emiliani non gli aveva chiesto niente dello scialle. Lo aveva posato sul tavolo della stanza, era uno sciallone di lana pesante, da donna. Chissà, la signora forse era abituata alle cose strane.


In quella stanza qualcuno ci doveva aver fumato tanto. E tanto. E forse anche passate delle notti intere senza dormire. Si dovette alzare per spengere la luce, perché l'interruttore era lontano da dove la signora aveva sistemato il letto, e non c'era verso di arrivarci neanche allungando un piede ; dal bagno, proprio accanto, si sentivano sciacquìi di rubinetti. Spense la luce, tornò a letto e in due secondi si addormentò con un vaffanculo.


Sognò, chissà a quale punto di quella notte, di essere in automobile, a Roma, con due giovanotti spettinati, coi capelli lunghi e con la barba. Stavano imbottigliati su in vialone, che poteva essere la Cristoforo Colombo, su una Fiat 124 bianca. Faceva un caldo tremendo, erano sudati e lui stava con la testa fuori dal finestrino a berciare insulti sanguinosi agli altri automobilisti. Uno dei due giovanotti guidava la macchina, mentre l'altro sembrava preoccupatissimo :

" Piero, Piero, ahò, e càrmete…sennò quarcuno scenne da'a' màghina e ce spara… "
" Dé, ma lo vòi 'apì che s'è in ritardo, te ? Tanto mìa devi registrà te… "
" E lo so che devi registrà, ma che ce potemo fà se stamo 'mbottijati… ? "
" Si poteva fà di partì mezz'ora prima, gesummorto ! "
" E se se partiva mezz'ora prima se stava ar punto ndo' stamo ora, lo stesso… "
" Io vo a piedi. "
" A' Piè'…da qui so' dieci chilometri… "
" E io me li fo a piedi. Lo vòi vedé… ? "
" Ma fa' 'n po' che te pare… "

E Piero era sceso di macchina, in mezzo di strada. E s'era messo a correre, a correre, a correre. E era passato davanti a tutto quanto, a caso, come gli veniva. Dal Colosseo, dalla fontana di Trevi, da piazza Navona, dal Testaccio, da via del Governo Vecchio, da via Novara all'altezza del civico cinquantatré, dove un tizio su una macchina blé gridava a una finestra: 'Tu no ! Tu no ! Tu no !', da Villa Borghese, dall'Aracèli. E aveva corso fino a perdere il fiato, finché non s'era ritrovato davanti al Piper. Sulla porta, Franco Califano con una camicia hawaiiana completamente aperta sul petto villoso, gli occhiali scuri e l'aria da fascista di merda che aveva sempre avuto, stava a parlare con un tizio magro, che fumava nervosamente.


" Ah, eccolo. Te presento er grande cantante Ciampi. "
" Piglia pòo pe' ir culo, te, sennò te la ficco in culo, la 'amicina a fiori. "
" Ahò, bòno e sbrìghete. E' tutto pronto, di sotto. Mòvete en nun fiatà, sennò la prossima vorta vai a registrà dar papa in Vaticano. "
" Eh…magari ! " E s'era precipitato giù per delle scale con la moquette rosa sciòcchin, e in un sotterraneo lo aspettava un complesso che sembrava venuto direttamente da una terza media di periferia. Tre ragazzini di diciassett'anni al massimo, coi brufoli e vestiti di certo con la roba comprata dalla mamma, delle chitarre prestate dal locale, e una batteria con scritto I Sultani .

" Surtani ? "
" Sì… ", aveva risposto uno dei ragazzi con una vocina da catechista.
" Dé, manco beduini siete…Franco ! Francoooo ! Brutto pezzo….stronzo di merda, lezzume, razzumaglia, budellone, te e ir tegame di tu' mà…ora te lo fo vedé' io ir complesso famoso…sudiciumeeeeEEEEEEeeee….. " E aveva tirato un cazzotto al tavolo, facendo cascare due matite e un quaderno. Dagli scuri della finestra entrava la luce, la prima del giorno. Erano le sei, le sei e mezzo, un quarto alle sette del mattino del 19 novembre 2005, e s'era risvegliato vivo. Aveva una gran fame e,in sottordine, una gran sete.