domenica 14 aprile 2013
Mille (e uno)
A dire il vero, non è questo. Sarebbe stato quello prima, quello dove davo a dei generici Valsusini di "fave lesse" perché mentre una discreta parte di loro si dà ànema e core al Movimento delle Du' Palle con tanto di comico e gurunascòsto, questi ultimi propongono tra i "presidenti della repubblica" uno che si è distinto per la generosa distribuzione di galere proprio tra il movimento No-TAV (sì, proprio lui, Casellon de' Caselloni). Che ganzi che sono! Ma, insomma, il caso ne ha combinata una delle sue proprio su quel post; ne ha fatto, si pensi un po', esattamente il millesimo post pubblicato su questo faro della bloggosfera. (*)
Da qui il titolo di questo post, che è infatti il numero 1001. Ho detto "pubblicato", perché in realtà ce ne sono stati non so quanti che sono stati cancellati; le "bozze" mai arrivate, per un motivo o per un altro, al fatidico clic su "pubblica". Però le statistiche non sbagliano mai, e hanno detto che alle fave lesse grillate (e non solo a quelle valsusine) è toccato questo "onore". Si sa bene che non sono per nulla propenso alle "commemorazioni", e massimamente per quel che riguarda la bloggheria tenuta dal sottoscritto; però, ogni tanto, ci sta pur bene un'eccezione. Tocca a tutti: per aver raggiunto, ad esempio, una data età (alla quale si conclude immancabilmente di non riuscire altro che ad essere se stesso; e poiché tra qualche mese dovrò suonare la campanella dei cinquant'anni, mi è venuta una discreta voglia di dichiarare che 'sto "essere sempre se stesso" è parecchio, ma parecchio palloso -oltreché squisitamente falso- e che in una vita, in realtà, si è non so quante persone differenti). Così, in fondo, ha funzionato per questo blog: è stato, e continua ad essere imperterrito, molte cose. Spero che sia uno dei motivi per i quali alcuni lo seguono; ma, lo devo dire, sarebbe così anche se non lo seguisse assolutamente nessuno.
Sembra che, per raggiungere 'sti mille post, mi ci siano voluti quasi sei anni. Sei anni fa non ero quello che sono ora. Il primo post di questo blog è stato pubblicato da un luogo dove sono ripassato, casualmente, pochi giorni fa; non c'è più niente. Un bandone tirato giù, da anni, e un fondo vuoto. Così, e spesso da un giorno all'altro, cambiano le cose; e di mutamenti repentini ne ha visti nemmeno un solo, questo blog. Assolvendo alla sua funzione primaria, che non cessa: quella di diario. E' la versione moderna di una cosa antichissima, ed è anche per questo che non ho mai rinunciato a raccontare me stesso, ed i modi in cui mi sono rapportato ai fatti e alle persone giorno dopo giorno; non riconosco altra funzione ad un diario. Ma stoppo immediatamente questo abbozzo di "filosofia blogghesca"; nel bel mezzo del suo cammino, un paio d'anni fa circa, c'è stato anche un episodio che avrebbe potuto rappresentare il termine di ogni cosa, l'interruzione definitiva. Anche e soprattutto stante questa cosa, mi sono fatto persuaso che si racconta soltanto un percorso, e non dei princìpi immutabili. Un percorso non è fatto di "coerenze", ma di distacchi, ritorni, deviazioni, imprevisti, salti, fughe all'indietro e fughe in avanti.
Credo che sarà così per mille e mille altri "post", perché in quel che si scrive esponendolo poi deliberatamente alla percezione altrui c'è e ci deve essere soltanto tutto questo. Arriverà ovviamente un dato giorno, ineluttabilmente, in cui la parola "fine" sarà scritta; nel frattempo si continua a raccontare.
(*) Uso non di rado questa definizione "sarcastica", che non è mia. E' stata creata, qualche tempo fa, da un tizio che se ne è servito in termini, ovviamente, dispregiativi. Per una specie di contrappasso, mi è piaciuta e me ne sono, per così dire, "appropriato" senza però dimenticare le circostanze in cui si è materializzata; in pratica, la uso sia in modo del tutto autoironico, sia perché ho, da sempre, un debole per i fari. Tant'è vero che un faro compare subito nel blog.