mercoledì 29 ottobre 2014

Battan l'otto



Una pura casualità. Appena rientrato a casa, stamani, ho acceso immediatamente la televisione senza nessun motivo specifico, così per sentire qualcosa mentre mi preparavo qualcosa da mangiare. Così mi sono visto tutto in diretta, su Rai News 24. Accesa la tv proprio nel momento in cui il canale oramai totalmente embedded si ritrova, suo malgrado, a tornare per un quarto d'ora servizio pubblico. Niente papa, niente pallosissime conferenze stampa del pezzo di merda italiano o europeo di turno, niente economisti (nella vana attesa che ne appendano finalmente un paio a un lampione, cosa invero assai economica e dotata di straordinaria efficacia), no. Quindici minuti di autentica repressione poliziesca in diretta, invece, con l'inviato che non sapeva che dire mentre si era appena svolta una carica. Così le polpette rifatte in salsa di pomodoro hanno aspettato.

La scena: Roma, piazza Indipendenza, vicino all'ambasciata del Quarto Reich della Repubblica Federale di Germania. Protagonisti: un corteo di operai delle Acciaierie di Terni, di proprietà Thyssen-Krupp (toh!) da una parte, dall'altra ingenti forze di polizia che bloccano totalmente la piazza e pure il corteo, impedendogli di raggiungere detta ambasciata e altri centri di potere nelle vicinanze (ministero dello Sviluppo Economico, oramai i nomi dei ministeri hanno superato quelli di 1984 di Orwell). I fatti: pestaggi polizieschi. Guest star: il segretario della FIOM, Landini.


Seduto al tavolo di cucina, non posso fare a meno di pensare che la televisione di regime, stavolta, è stata colta del tutto alla sprovvista. C'è un operaio a terra (se ne dice persino il nome: curiosamente sembra che si chiami Venturi, come me), cui si sta prestando soccorso; un altro lavoratore si aggira sanguinando dalla testa. L'inviato, a un certo punto, veramente non sa più che accidenti dire; e la tv recupera momentaneamente quello che dovrebbe essere il suo ruolo. Stare zitta e fare sentire le voci vere.


"Vere" non significa "non surreali". La surrealtà, anzi, domina sovrana. Gli operai ternani, in diretta televisiva, ne dicono di tutte ai poliziotti, e fin qui ci siamo: e pregherei i miei assidui lettori della Questura di non convocarmi in una stanzetta, stavolta, perché riferisco soltanto quanto sentito da una rete televisiva pubblica da casa mia. Servi di merda! Schiavi schifosi! Fascisti luridi, siete solo degli schiavi senza palle! Pestate dei lavoratori! Questo è solo un piccolo campionario delle espressioni meno violente, ma comunque sufficientemente chiaro. Dicevo della surrealtà, però. Se ne ha un esempio quando si sente, a un certo punto, un operaio urlare cose come: Ma non avete anche voi dei figli? Non avete una famiglia? Che cosa gli direte stasera?

Il classico dei classici. Anche in mezzo alla repressione governativa e poliziesca, ci sono operai che non possono esimersi dall'italico appello ai figli e alla famiglia dei poliziotti. Ehi, certo che hanno pure loro figli e famiglie, che domande. Essere degli schiavi senza palle e dei servi di merda (parole loro!) non diminuisce o inficia la capacità di figliare. Non si può fare a meno di fare appello al buon cuore o ai sentimenti, in questo mortifero paese dell'amore; non si riesce a accettare che, a un poliziotto in tenuta antisommossa, non importi una beata sega se di fronte ha degli studenti, dei precari, dei senzacasa o degli operai cui la proprietà tedesca sta chiudendo ogni cosa pronta a mandarli in mezzo a una strada, loro e le loro famiglie.


Ma il clou del surrealismo deve ancora arrivare, e se ne occupa proprio il segretario della FIOM, Landini. Da un lato urla e sbraita, inseguito dai cronisti; ce l'ha con Renzi, col governo, con la Leopolda (fossi il povero granduca di Toscana, mi rigirerei nella tomba...), ogni tre parole una è cazzo; si viene a sapere che, forse, un paio di manganellate le ha prese pure lui (e sarebbe ora: che le devon prendere sempre e solo gli operai?), eppure sentite cosa fa, en resumidas cuentas, il Landini. Si adopera per fermarli, gli operai che stavano cominciando a cercare di rispondere in qualche modo alle cariche dei padri di famiglia che avevano di fronte. Prosegue la diretta tv e Landini prende il megafono rivolgendosi non solo agli operai: anche ai poliziotti.

E cosa dice, sempre in diretta? Che è inconcepibile che altri lavoratori che si guadagnano il pane per le loro famiglie (i poliziotti, ndr) agiscano in questo modo. E allora vien fatto di dire che te le cerchi, demente. Ma piglia quel megafono di merda e, almeno, di' come stanno le cose, una buona volta. Sei in mezzo a degli operai moltissimi dei quali fanno parte dell'organizzazione che presiedi e che vengono pestati senza pietà, e tu che fai? Ritiri fuori la stronzata dei lavoratori della polizia? Monsignor Pier Paolo Pasolini, chissà, applaudiva dall'Empireo. Insomma, Landini, fra un cazzo e un altro, si occupava di fare il pompiere; come dubitarne. Compito precipuo: quello di far ripartire il corteo alla svelta, ovviamente nella direzione voluta dalla Polizia. Niente ambasciata tedesca, niente Ministero; essendomi trovato in situazioni del genere, pur non essendo un metalmeccanico, sono ben lungi dallo stupirmene. Cariche, manganelli, strade bloccate; e zitti. Soprattutto zitti.

Fin qui la diretta. A dire il vero, poi, non lo so se è proseguita; ho semplicemente spento la televisione e mi sono finalmente scaldato le famose polpette in salsa di pomodoro. Pare che il tutto sia proseguito con quell'altra, sì, la Susanna tutta panna, quella che porta il milione in piazza, in un bel sabato di fine ottobre, ad ascoltare romanze operistiche assieme a Civati e a applaudire sul palco gli stessi che avevano dato il loro pieno assenso alla formazione dei reparti-confino a Pomigliano (anche qui rubo le parole alla stessa persona del link, che saluto).

"Ci sono persone che rischiano il posto di lavoro - ha detto il leader della Cgil Susanna Camusso - che oggi sono state picchiate dalla polizia. Si parli di questo e non delle sciocchezze". Ah, bene; se ne accorge ora, la Camusso, che la polizia picchia persone che rischiano il posto di lavoro; ci sarebbe da chiedersi di che cosa sia stata a parlare lei, visto che di persone "che rischiano il posto di lavoro" oppure, più semplicemente, che il lavoro lo hanno già perso o che non lo hanno mai avuto, ne sono state pestate e mandate all'ospedale a decine, e da parecchio tempo. E così la Susanna, mentre Landini (senza megafono) era al telefono con Delrio che lo rassicurava, se ne è andata in ospedale a visitare i lavoratori rimasti feriti, condannando le cariche con forza e sdegno e chiedendo a Angelino Alfano di fare chiarezza. Impareggiabile. Mi stupisco solo che Angelino Alfano non abbia ancora espresso vicinanza e solidarietà alle forze dell'ordine, come fa sempre in questi casi. Mi ricordo a aprile, sempre a Roma, quando non tardò neanche un secondo a farlo dopo che gli agenti avevano caricato, bastonato e pesticciato senzacasa, studenti e quant'altro in piazza Barberini e in via Veneto. Bisognerà che qualcuno, prima o poi, si occupi di farlo presente alla Camusso; Angelino Alfano esiste solo in quanto ministro dell'interno del governo leopoldiano. E' un nonsisaccosa alla guida di un nonsisacché che verrà spazzato via alla prima "elezione" buona, e che si affretterà o a tornare da un ottantenne  che a sua volta si sta accingendo a essere spazzato via, o a entrare pure lui armi e bagagli nel "Partito Democratico". Una totale nullità che ha, nel suo bagaglio, poche frasi elementari e sempre quelle: solidarietà alle fozzedellòddine, ddiritto demmanifestàre ma colla leggalità, faremo chiarezza seccisonostatabbùsi. Cosa chiedono? Che Alfano si dimetta? Vogliamo babbiare? Uno che, dimettendosi, avrebbe la concreta possibilità di andare a fare il vuotacessi a Girgenti?


Per concludere, forse, ci vorrebbe una di quelle famose prese di coscienza che sembrano tanto ovvie e banali, ma che oramai sono pura fantascienza. Di cariche e manganellate, per non dire di peggio, gli operai di Terni e di altre città (assieme a tutte le altre persone e categorie da eliminare totalmente in questo paese) ne prenderanno ancora, e chissà quante. Continuando magari a fare scampagnate oceaniche a Roma, a ascoltare i trombettisti che la prossima volta, al posto di Vincerò, soneranno L'ora è fuggita e muoio disperata, a veder sfilare Superpippo Civati e a farsi spedire all'ospedale accompagnati da Landini e dalla Camusso (che gioia). In che cosa dovrebbe consistere la presa di coscienza di cui parlavo prima, non sto oramai nemmeno a dirlo; in questo paese dove tutti, operai e poliziotti, tengono famìgghia, bisognerà forse aspettare finalmente il fausto giorno in cui le famigliuole saranno davvero con le pezze al culo, ridotte alla fame vera e a non a quella finta di cui si continua a cianciare. E forse non basterà neppure quello. 

Nel frattempo, ahi ahi ahi. Si ripestan gli operai. Anche se Landini e la Camusso se ne accorgono solo ora, è storia secolare. Tanto più per gli stabilimenti di Terni. Nel 1907, proprio dalle acciaierie di Terni, partì uno sciopero selvaggio, altro che corteo davanti al ministero. Fabbrica occupata e serrata sine die; la repressione fu selvaggia da parte del governo Giolitti. Lo sciopero degli operai ternani durò, prima di essere stroncato nel sangue, novantatré giorni; fu accompagnato da un'ondata di scioperi senza precedenti in tutta Italia (se ne contarono 2258). A Firenze, dove la Leopolda fungeva ancora da stazione ferroviaria e era scesa in sciopero generale con tutti i suoi lavoratori, si ebbero i moti per il pane; per il pane. Nacque proprio in quell'occasione una cazone che Caterina Bueno recuperò nel 1964 a San Giovanni Valdarno, da tale Renato Porri che ancora se la ricordava.