Liverpool, 28 settembre 2014. Ressa fin dalla notte davanti a un negozio per accaparrarsi l'iPhone 5. |
Non e’ mai troppo tardi…
Cosi’ funziona nei regimi democratici: si parla tantissimo di un argomento, apparentemente da ogni punto di vista, talmente tanto che ogni opinione finisce per valere poco o niente e quanto si afferma e’ il dato di fatto. Quello che si ha la forza di fare nonostante il chiacchericcio, cio’ che rimane. Nel bene e nel male: dove i due concetti sono chiaramente divergenti a seconda di chi li esprime, un po’ persi nel relativismo postmoderno.
Transcendence e’ una pellicola veramente brutta, da tanti punti di vista, ma a me risulta particolarmente insopportabile per la morale di fondo. C’e’ questo genio dell’intelligenza artificiale un po’ stralunato, secondo lo stereotipo dello scienziato strampalato, sposato con questa donna, piu’ passionaria, sentimentale e al contempo realista di lui, un po’ a confermare che dietro ogni grande uomo c’e’ una grande donna, a fare economia domestica.
Costui si reca ad una conferenza per raccattare fondi dove si improvvisa lo Steve Jobs della situazione. La location, le luci, i colori ricordano proprio i discorsi del raccogli mele di cui sopra. Al termine della conferenza gli sparano, ma purtroppo non muore subito, il che consente al film di andare avanti ancora per un po’.
L’autore dell’attentato fa parte di un gruppo clandestino di scienziati pentiti, che colpisce le avanguardie tecnologiche per salvare l’umanita’ dall’infausto destino che la scienza gli prepara. Sotto accusa sono in particolare intelligenza artificiale e nanotecnologie. Sebbene lo sparatore non abbia fatto centro preciso, comunque il proiettile era arricchito al plutonio e quindi Johnny Depp si avvia ad un’agonia di un paio di mesi. Nei quali pero’ la moglie trasferisce la coscienza del moribondo in un computer quantistico, aiutata da un amico e collega, innamoratissimo di lei (e secondo me anche un po’ di lui), che sostanzialmente si infila una scopa in culo, le ramazza la stanza e aiuta il marito a tornare da lei sotto forma di intelligenza artificiale. Ma nel frattempo i terroristi assaltano il laboratorio, cosi’ per salvare la creatura la mettono on line. Quindi essa si propaga e impregna Internet. Anzi si fa pure un sacco di soldi sui mercati finanziari, perche’ comunque, come diceva Steve, “non lo facciamo per i soldi”, pero’ senza qualche milionata di dollari, la vita non e’ la stessa cosa.
Riavuto il compagno, la protagonista femminile caccia l’amico, che si unira’ ai ribelli, e si ritira in un paesello in mezzo al deserto a costruire un laboratorio sotterraneo, dal design molto Apple, alimentato a pannelli solari. In esso l’intelligenza cresce e grazie alle gnomotecnologie diventa in grado di creare e manipolare la materia, raddrizzare gli storpi, donare la vista ai ciechi e fare miracoli.
Accorre cosi’ al paesello tanta povera gente per essere guarita e salvata. Esso li prende, li potenzia e li mette in rete con se’ stesso e tra di loro, creando una sorte di comunione universale, gestita dall’intelligenza artificiale, che comunque e’ un monarca buono e generoso.
A questo punto il governo si preoccupa e si allea al gruppo di guerriglieri clandestini per stroncare la fottuta macchina, che sta un po’ pisciando fuori dal vaso. Anzi, hanno un’idea geniale: introdurre un virus, che spenga Internet e ogni struttura di comunicazione, per fiaccarlo. E il veicolo del contagio sara’ proprio la moglie, passata dall’altra parte della barricata, un po’ perplessa dagli sviluppi inquietanti dell’intelligenza artificiale.
L’assalto dura una ventina di minuti e la macchina ormai in una fase illuminata decide di non combattere, ma di “trascendere gli assalitori” e finisce per spengersi. Non prima di aver creato una copia in carne e ossa di Johnny che mostra alla compagna ferita a morte come abbia fatto tutto per lei, per il suo sogno di disinquinare le acque, ripopolare i boschi, far cantare gli uccellini, cambiare il mondo e farne un paradiso. Ma per colpa del governo realista e dei terroristi luddisti amici suoi, paurosi di cio’ che non capiscono, tutto e’ finito.
Dunque salvarla collegandola a se’, quindi uploadare il virus e spengere tutto oppure lasciarla morire e vivere solo ? Sceglie la versione Romeo e Giulietta quantistici, ma con lieto fine: la loro coscienza sopravvivra’ non ho capito bene come nei fiori del giardino di casa loro, dove vivranno assieme per sempre in armonia col creato. Mentre tutto il resto del mondo e’ rimasto senza elettricita’ e vive abbarbonato e depresso. Ben gli sta.
The wolfie of wall street, e’ un film didascalico in parte, pieno di citazioni cinematografiche, ma capace di ricreare quell’atmosfera orgiastica che caratterizza i mercati finanziari. Il personaggio meno credibile di tutti e’ l’agente dell’FBI, ma d’altra parte non si puo’ mettere il pubblico americano di fronte al fatto che il loro sistema fa tutto schifo e non si salva niente, serve credere che ci siano degli eroi piccoli piccoli: persone che nonostante tutto non si fanno corrompere, e lavorano per tenere in piedi la baracca.
Comunque il ruolo della giustizia non e’ particolarmente esaltato, rimane sullo sfondo la posizione alla fine realistica che chi ha i soldi se la cava sempre, sacrificando magari affetti, amici, e costruendo una bella vita di merda, ma in ogni caso sopravvivendo a se’ stesso.
Scorsese e Di Caprio alla fine sono due ricconi americani intelligenti, se volessimo chiudere il cerchio dovremmo mettere sul piatto anche l’ultimo film di Cronenberg sulle miserie di Hollywood, e avremmo il quadro completo di un sogno americano da buttare finalmente nel cesso.
Sembra di leggere il libercolo “L’abolizione del lavoro“, ma declinato nel senso del capitale. E’ vero che lavorare fa schifo, e la routine soffoca la tua immaginazione, ma non deve essere per forza cosi': c’e’ la Silicon Valley, c’e’ Wall Street, luna park dove potrai essere adolescente tutta la vita, e inseguire i tuoi sogni, nessuno ti strappera’ la tua creativita’, anzi potrai metterla a frutto. Fanculo a quei perdenti senza qualita’ che finiscono a lavorare nei fast food, tu vali molto di piu’, basta crederci.
Fare qualcosa che e’ la semplice realizzazione del sistema capitalista, ma farlo come se fosse qualcosa di pazzerello, di anticonformista, di rivoluzionario, in cui il soggetto e l’oggetto sei sempre e soltanto tu.
Cio’ che conta e’ la tua realizzazione personale, il tuo percorso di vita che deve renderti felice, sei tu che cambi il mondo, sei tu che credi in qualcosa, non importa poi neppure cosa, la dimensione etica/morale e’ completamente estranea a questo tipo di ragionamento. Non c’e’ dimensione collettiva, se non per misurare il tuo successo: la tua visione si realizza, se hai la capacita’ di convincere anche gli altri a credervi e siamo tutti assieme in questa euforica bolla di sapone fin tanto che non saremo costretti a competere per realizzare le nostre aspirazioni, a scegliere tra la nostra sopravvivenza e quella dei compagni di bolla. E sceglieremo la nostra.
Perche’ cosi’ gira un mondo basato sulla competizione di donne e uomini affamati: e non c’e’ niente di bello in questo.
Quando Hobbes parlava di paura e di homo homini lupus, non descriveva lo stato di natura dell’umanita’, ma declinava la condizione della societa’ intorno a lui, e per giustificarla si e’ inventato questa scappatoia dello stato di natura, e bla bla bla. Maledetto Hobbes, devo segnarmi di andare a urinare anche sulla sua di lapide, nella parocchia di Ault Hucknall.
La purga dopo gli eccessi insomma, la terapia. L’austerity come stile di vita al tempo di Papa/a’ Francesco, nel protrarsi della crisi. Un ritorno alle origini, ora et labora.
Anche all’estero hanno scoperto i meeting di comunione e liberazione insomma. Il padre richiama all’ordine il figliolo scapestrato, e lo invita a responsabilizzarsi: diamoci un contegno, basta orge per un po’.