giovedì 11 dicembre 2014
Tor Mafienza
Alt.
Fermi. Facciamo un passo indietro. Ripigliamoci.
In
tutti questi ultimi tempi siamo stati ad agire e a disquisire sul
disagio delle
periferie,
sulla guerra fra
poveri,
sui quartieri
degradati,
sulle istanze
reali,
sulla presenza
nelle situazioni, sul
razzismo
e quant'altro. Su questo ci siamo organizzati, abbiamo fatto presidi
e manifestazioni antifasciste, ci siamo scontrati con la polizia,
abbiamo manifestato entusiasmi e fatto autocritiche, ci siamo
scazzati (e continuiamo a scazzarci) fra di noi, abbiamo scritto
cose più o meno comprensibili
e quant'altro. Okkei.
Oggi,
all'improvviso, si viene a sapere come sta invece la natura delle cose; e, magari, si casca pure dal pero. Mafia, solo mafia,
perfettissima mafia. Soldi e potere, potere e soldi. Tor
Mafienza.
I “fascisti”? Bassa manovalanza di sobillatori e agitatori, che
operano nei quartieri già ampiamente “lavorati” e,
all'occorrenza, intervengono a comando coi “duce, duce”, i
“saluti romani” e quant'altro. Saluti romani? Questi qui, a
rigore, dovrebbero fare l'unico segno di riconoscimento veramente
appropriato: il segno del dollaro. Nazisti? Qui non ci sono le SS, ma
le $$.
C'è da chiudere il centro di accoglienza minori immigrati che rompe
le uova nel paniere nel mandamento (sarà bene chiamare così i
“quartieri”, d'ora in poi: mandamenti)? Detto fatto: si organizza
la rivolta
sociale
tutta bella mediatica, si assedia il centro in salsa fascista,
arrivano Salvini e Borghezio, si fanno scorrere fiumi di inchiostro,
le Forze Nuove
vengono
attivate anche in altre città (con precisi riferimenti a “Tor
Sapienza”, of course), il centro immigrati da eliminare viene
chiuso, il Buzzi fa un paio di telefonate e la grande rivolta
sociale si
placa immediatamente e tutti sono felici e contenti. C'è persino la
classica mitologia tolkieniana del cazzo, la “Terra
di mezzo”;
ci vengono inflitte le analisi sociologiche, le interviste a Luca
Telese e via discorrendo.
Il
bello è che, appunto, siamo cascati dal pero (uso questo plurale
tutt'altro che majestatis,
ma perché sono certo di non essere l'unico, oggi, ad avere questo
tipo di reazione). Come se non si sapesse a che cosa servono e a che
cosa sono sempre serviti i fascisti. Urliamo e roboiamo da trecento
anni che il fascismo è al servizio del Capitale e delle mafie, e poi
quando la cosa ci viene messa davanti agli occhi nella sua più
semplice crudezza affaristica da basso impero, sgraniamo pure gli
occhi. Con tutta probabilità, non riusciamo a liberarci da
un'immagine tardoromantica del fascismo, neppure noi. Vogliamo
credere, insomma, che ci credano. Che siano per davvero, ad esempio,
contro
l'immigrazione,
che siano identitari,
che
vogliano l'Italia
agli italiani, e
tutta questa gran serie di balle nelle quali, peraltro, siamo i primi
a cascare assieme a una consistente fetta di popolo.
Così, ora, sarà bene non sconvolgerci più di tanto. I cosiddetti
“fascisti”, in qualsivoglia maniera declinati (leghe, forze
nuove, tricolori, fratelliditàglia, casepound eccetera), sono dei
picciotti.
Al
servizio di consorterie trasversali e “terre di mezzo”, di ex
sparatori neri, di “angeli del bene”, di partiti democratici, di
bande magliane, di “amministratori”, di amichetti e amiconi.
Altro che fascisti, questi qui sono solo dei papponi con l'hobbit,
pardon, con l'hobby, der “còre nero”. Fine. E sarà bene, d'ora
in poi, rapportarci a questa realtà. Come dicono? “Riprendiamoci i
quartieri”?... E ci credo, sennò poi come fanno a gestire business
sugli immigrati, sugli zingari, sullo spaccio eccetera? I poveracci
rendono soldoni a palate, ed è una merce inesauribile.
E
nei famosi quartieri,
ora...? Tranquilli, non cambia niente. Ci saranno sempre quelli che
non sono razzisti però,
quelli che nun
so' fascista però sti negri (rumeni ecc.),
sempre quelli della casaglitaliàni,
quelli che ce l'hanno con gli extracomunitari
senza nemmeno rendersi conto a quale meravigliosa “comunità” si
fa riferimento, e così via. Così come ci saranno sempre i
coraggiosi,
le cooperative sociali, i preti
di frontiera,
gli spacciatori senza etnia, le tensioni,
le polveriere
e quant'altro. Come diceva giustamente qualcuno, il problema non è
in fondo questa o quella mafia, questa o quella banda, questa o
quella consorteria affaristico-politica, questo o quel gruppuscolo di
malavitosi all'occorrenza travestiti e organizzati da “fascisti”.
Il problema è il vero
fascismo, quello della gestione
legale
della cosa pubblica, che non è per nulla una “terra di mezzo”.
In questo è autenticamente un “fascismo del XXI secolo”, anche
se ha radici antiche; altro che “Casapound”. La sua novità è
che è un fascio per davvero, e nel senso letterale del termine.
Proteiforme. Si può chiamare “partito democratico”, “cooperativa
29 giugno”, “lega”, “grillo”, “tèra de mezzo” e come
si vuole. Persino “Stato”, tout court. Sarà a questo
fascismo che occorrerà opporsi, sperando che finalmente sia stato
individuato. Se si vuole impedire che sia costruita una casa, bisogna
mirare ai costruttori e ai finanziatori, non ai manovali. Così Tor
Mafienza scomparirà nel nulla assieme alle sue finte “rivolte” a
base di money. Altrimenti, invece di anticapitalismo, si fa
antimanovalismo. E' questo che bisogna andare a dire nei quartieri. A
dire, e a fare.