(Angelino P. Alphano)
Dovevamo vederci di nascosto, senza
dare mai nell'occhio. Quanti rapiti
caffè alla buvette, quante stanzette
segrete a Palazzo Chigi! Eppure, mai,
mai per un momento venimmo meno.
Un amore puro come un cielo
di novembre all'ILVA di Taranto,
un sentimento nobile, armonioso,
disynteressato, ergonomico,
conforme ai parametri di Maastricht,
per il quale nel mio cuore sempre
ringraziai le forze dell'ordine.
Conducemmo le nostre carriere,
tu, Matteo, fino alle più elevate
cariche dello Stato, io costantemente
tuo fedele servitore nonostante
quel piccolo inciampo nel 2031,
quando mi toccò fare due anni di galera
per associazione di stampo petaloso;
e tu ti dichiarasti, per senso dello Stato,
a favore del luogo a procedere!
Ma non te ne volli; dopo quattro anni
mi rifacesti ministro di non so cosa,
a me bastava poter continuare a ringra-
ziare le forze dell'ordine.
In punto di morte, Matteo, sublimasti
il nostro amore che ci univa da decenni,
e nonostante l'articolo stralciato nel lontano
duemilasedici, mi facesti portare
in Nuova Zelanda e mi adottasti!
Dormo adesso sulla collina,
tuo amante, tuo figlio, tuo fedele
servitore al quattro per cento;
ne valse la pena.