mercoledì 28 maggio 2008

Quousque tandem?



Se intitolo questo post Quousque tandem?, è probabile che un milanese del cazzo, un pratese cenciopolitano col SUV o più semplicemente un italiano del dumilaotto –ché in questo modo dovrei aver già detto tutto- intendano che stia per parlare di biciclette. So' belli, alla domenica, tutti questi connazionali bardati come se fossero al tour de France, con attrezzature pagate migliaia di euri, tutti pronti a tenersi in forma, perché in questo paese la forma fisica ha oramai definitivamente sostituito la forma mentis.

E allora dico: fino a quando (quosque tandem) il milanese del cazzo, il pratese col SUV, coi loro necessari corollari di marcegaglie, di montezemoli, di sacconi, di cristiani allam e d'altre consimilari emorroidi sotto abusiva forma d'essere umano continueranno a pretendere, pretendere, pretendere? Ne scrivo ricordandomi, in questa serata come al solito qualsiasi, di una persona che ho conosciuto non molto tempo fa.

L'ho conosciuto al 118, dove presto servizio. E' un ragazzo albanese, di cui non farò ovviamente il nome perché –purtroppo e contro la mia volontà- ho dovuto imparare ad essere più prudente visto che l'italica imbecillità è sempre in agguato. Comincerò col dire che, oltre ad essere di una simpatia unica, questo ragazzo è pure di una bellezza straordinaria. Anche fisica.

Sento già le voci: poiché sono già comunista, negro, ebreo, zingaro, islamico e noggròbbal, mettiamoci pure che sono anche finocchio e non se ne parli più. Inoltre sono un mortale nemico dell'istituzione della famiglia (ricordo che in ungherese il termine per "famiglia", csalad, significava originariamente "orda") e con le reliquie di padrepìe ci farei lo spezzatino. Ma quel ragazzo è veramente bello; mi ci è capitato di fare qualche servizio e un turno notturno intero terminato alle sei di mattina, in una città ancora semideserta, a ragionare più o meno di nubi.

Parla correntemente: l'albanese (sua lingua materna), il fiorentino, il serbo, il rumeno ("lì il rumeno lo sappiamo tutti") e se la cava più che discretamente con l'inglese. Su questo potete farmi fiducia, perché –albanese a parte, ma la questione in questo caso non si pone- su tutte le altre lingue sono in grado di controllare e di esprimere un giudizio. Fa l'operaio edile. Vale a dire: sale sulle impalcature, e magari rischia di volare di sotto e di finire sul solito trafiletto e nelle indignazioni di dodici secondi del popolo che poi ricomincia immediatamente a pensare alle cose che contano veramente: gli europei di pallone, il grande fratello, riccardo scamarcio (detto "scarotten" in inglese).

Mi farebbe incazzare sul serio, se succedesse. Perché mi ha detto anche quanto cazzo gli danno al mese. A uno che, alle sei di mattina, mentre si sente in animo di fare pure un servizio volontario per della gente che, poi, magari gli dà di extracomunitario che ruba il lavoro agli italiani, si mette a ragionare di Filippo Brunelleschi quando dal ponte alla Vittoria si scorge la cupola del duomo all'alba. Faccio presente che sono arcisicuro che, allo stato attuale delle cose, il 96% dei fiorentini non sa neppure che la cupola sia stata costruita da Filippo Brunelleschi.

E allora, fino a quando dovranno prevalere l'ignoranza, l'imbecillità e la protervia di un "popolo" che all'improvviso si è scoperto padrone, ma in realtà padrone del nulla, soltanto perché dei delinquenti hanno giocato a farglielo credere per i loro sporchi interessi?

Fino a quando dovremo sopportare di avere perso quel po' di anima che avevamo, e guardate bene che non sono uno che indulge spesso all'uso della parola "anima"?

Fino a quando chi un po' d'anima, in mezzo alle intemperie, la ha conservata, dovrà sentirsi un paria?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimo articolo. Mi sono trovato a spiegare le tristezze italiche ad una straniera.
A parte il fatto che a scriverle tutte e poi rileggere verrebbe da ridere perchè sembra si stia parlando ad uno di Topolinia invece che di una nazione terrestre, raccontando mi è preso anche un gran senso di amarezza che si può tradurre così: facciano il nucleare, facciano il ponte sullo stretto, facciano un po' quel cazzo gli pare, ma basta con l'autoisolamento di chi selvaggio vede altro che selvaggi, basta con l'asocialità spocchiosa di questa nazione che si crede il centro del mondo, quando il mondo, se non si gratta il capo, se ne strafrega di noi, guai a restar soli con gli italiani!